alessandro
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sabato 2 giugno 2007
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il mito non muore mai
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È un film che nelle prime scene non sembra promettere niente, destinato ad essere sopportato con sufficienza dallo spettatore navigato, che probabilmente pensa di aver capito già tutto, classificando questa opera tra le classiche commedie ingenue. Ed in effetti la trama non è certo delle più originali, ma questo aspetto è solo di secondaria importanza nel contesto di una pellicola che, per dirla con il Pascoli, parla al “fanciullino” che è in noi. Subiamo in parte il processo di trasformazione vissuto da Antoinette: da un mondo esteriore oggettivo e freddo entriamo gradualmente in un mondo interiore personale, caldo e familiare, dove “ognuno è ciò che vuole essere”. Ed è proprio questa trasformazione che ci permette di percepire come non ingenuo il successivo sviluppo della vicenda, perché ormai la logica della razionalità ha lasciato il posto alla logica del cuore, in un’ atmosfera in cui riecheggiano nostalgie “ciminiane” per un mito ormai agonizzante sotto i colpi della disillusione e del progresso.
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È un film che nelle prime scene non sembra promettere niente, destinato ad essere sopportato con sufficienza dallo spettatore navigato, che probabilmente pensa di aver capito già tutto, classificando questa opera tra le classiche commedie ingenue. Ed in effetti la trama non è certo delle più originali, ma questo aspetto è solo di secondaria importanza nel contesto di una pellicola che, per dirla con il Pascoli, parla al “fanciullino” che è in noi. Subiamo in parte il processo di trasformazione vissuto da Antoinette: da un mondo esteriore oggettivo e freddo entriamo gradualmente in un mondo interiore personale, caldo e familiare, dove “ognuno è ciò che vuole essere”. Ed è proprio questa trasformazione che ci permette di percepire come non ingenuo il successivo sviluppo della vicenda, perché ormai la logica della razionalità ha lasciato il posto alla logica del cuore, in un’ atmosfera in cui riecheggiano nostalgie “ciminiane” per un mito ormai agonizzante sotto i colpi della disillusione e del progresso. Commovente a questo proposito la scena dell’assalto al treno, emblema della battaglia persa in partenza. Nostalgia per il mito che però non conduce, come in Leone o Cimino, al pessimismo, ma all’ottimismo e alla speranza. I ’70 sono ormai alle spalle, si inizia di nuovo a credere che il futuro possa essere positivo, per questo hanno senso le raccomandazioni fuori moda e le attenzioni che Bronco Billy rivolge ai suoi “piccoli amici”. In definitiva un film gradevole, con un buon cast, una piacevole atmosfera e un messaggio positivo. Film di nostalgia ma anche di speranza, perché il mito in fondo agonizza ma non muore, destinato a rinascere nel sorriso di un bambino che dice: “Mamma, indiani e cowboys”.
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luca scialò
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lunedì 24 gennaio 2011
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clint tra cowboy e clown
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Bronco Billy Mccoy è un ex venditore di scarpe di New York che un giorno decise di mollare tutto per fare il cowboy. Un sogno che aveva fin da bambino. Essendo ormai passato da un pezzo il tempo del Far west, deve accontentarsi di gestire un circo, messo in piedi insieme ad altri ex galeotti. Tutte persone sgangherate che hanno commesso reati irrisori. Un giorno, il suo Wild West Show incrocia una biondina con la puzza sotto al naso scaricata dal marito col quale si era sposata solo per interessi reciproci; la signorina Antoinette Lilly. Dopo un inizio difficile Lilly imparerà a convivere con quei bislacchi compagni di viaggio, finchè incrocerà con la stessa casualità il suo ex marito.
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Bronco Billy Mccoy è un ex venditore di scarpe di New York che un giorno decise di mollare tutto per fare il cowboy. Un sogno che aveva fin da bambino. Essendo ormai passato da un pezzo il tempo del Far west, deve accontentarsi di gestire un circo, messo in piedi insieme ad altri ex galeotti. Tutte persone sgangherate che hanno commesso reati irrisori. Un giorno, il suo Wild West Show incrocia una biondina con la puzza sotto al naso scaricata dal marito col quale si era sposata solo per interessi reciproci; la signorina Antoinette Lilly. Dopo un inizio difficile Lilly imparerà a convivere con quei bislacchi compagni di viaggio, finchè incrocerà con la stessa casualità il suo ex marito...
Clin Eastwood ci regala una commedia piacevole, ironica, ma anche dalla grande morale: i ricchi spesso sono senza scrupoli mentre le persone semplici sanno essere di cuore. Interpreta un personaggio a metà tra il cowboy e il pagliaccio, forse ironizzando anche sul suo passato da attore western diretto da Sergio Leone. Lui può permettersi anche questo. Esilarante la scena dell'agguato al treno, in cui l'auto-ironia raggiunge l'apice.
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greyhound
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martedì 4 dicembre 2012
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il conforto del passato
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Clint Eastwood dirige il suo Bronco Billy all'inizio degli anni '80, un momento storico in cui i film western o narranti le gesta di cowboys non andavano certamente di moda. Tuttavia, già dimostrando una certa capacità registica e scritturale, riesce a dare alla pellicola un taglio piuttosto accattivante, mixando il giusto humor con una buona dose di classici valori "eastwoodiani".
Perciò assisteremo alle imprese del "pistolero più veloce e duro di tutto il West" che, nonostante, tali qualità non si sottrarrà né al dovere di aiutare un amico e compagno di lavoro in difficoltà (il disertore del Vietnam) né alle sue responsabilità di "capobanda" nel momento di grave indigenza economica.
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Clint Eastwood dirige il suo Bronco Billy all'inizio degli anni '80, un momento storico in cui i film western o narranti le gesta di cowboys non andavano certamente di moda. Tuttavia, già dimostrando una certa capacità registica e scritturale, riesce a dare alla pellicola un taglio piuttosto accattivante, mixando il giusto humor con una buona dose di classici valori "eastwoodiani".
Perciò assisteremo alle imprese del "pistolero più veloce e duro di tutto il West" che, nonostante, tali qualità non si sottrarrà né al dovere di aiutare un amico e compagno di lavoro in difficoltà (il disertore del Vietnam) né alle sue responsabilità di "capobanda" nel momento di grave indigenza economica. Persino l'impensabile, ovvero l'amore per una donna estremamente diversa dalla sue persona (e riottosa nei confronti dei suoi metodi), lo vedrà inaspettato protagonista.
Da sottolineare come assolutamente non banale la scena della tentata rapina al treno, omaggio fulgido ai classici western anni '40 e '50 e, contemporaneamente, metafora di un mondo forse più semplice e più chiaro (nel quale si distinguevano immediatamente i buoni dai cattivi), ma oramai scomparso e irrimediabilmente irrecuperabile.
Indubbiamente un Clint Eastwood non ancora al top registicamente e attorialmente parlando per un film, tuttavia, in grado di incontrare più facilmente i gusti del pubblico americano rispetto a quello europeo.
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