Ecco l'impero dei sensi

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Un film di Nagisa Ôshima. Con Tatsuya Fuji, Eiko Matsuda, Taiji Tonoyama, Aoi Nakajima, Meika Seri.
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Titolo originale Ai no Corrida - L'Empire des sens. Drammatico, durata 104 min. - Giappone, Francia 1976. - VM 18 - MYMONETRO Ecco l'impero dei sensi * * * - - valutazione media: 3,40 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

"pratica della gioia dinanzi alla morte”. Valutazione 4 stelle su cinque

di Paola Di Giuseppe


Feedback: 25409 | altri commenti e recensioni di Paola Di Giuseppe
sabato 21 agosto 2010

Oshima gira il film nel ’76 traendo da un fatto di cronaca del ’36 di una donna che tagliò il pene all’amante.Tanaka aveva girato due anni prima Abesada,l’abisso dei sensi,Bertolucci faceva uscire nel’72 Ultimo tango e il tema dell’amour fou investì l’occidente con conseguenze prevedibili sul piano censorio.La liberazione dai tabù sessuali era ancora lontana,anzi quelli furono anni più che mai inclini ad involuzioni moralizzatrici(ricordiamo il calvario di Pasolini). Bisogna tornare molto indietro per trovare nell’espressione artistica momenti di autentica libertà e riflessioni d’avanguardia sul tema della rappresentazione,pensiamo all’opera di George Bataille e alla teorizzazione dell’uomo come “separazione dalla totalità della natura”,e dunque la necessità del recupero di un’unità che passi attraverso la trasgressione.L’ordine stabilito dalla società è funzionale all’accumulo del capitale,trasgredirlo nell’eccesso di piacere e dolore assume le forme di un erotismo tragico che è “pratica della gioia dinanzi alla morte”.Una lettura del film di Oshima non può prescindere da queste considerazioni,pur tenendo conto del modo più libero rispetto agli schemi occidentali con cui l’oriente ha sempre trattato il tema erotico,non solo nel cinema.Si tratta dunque di reperire matrici unificanti all’interno di una problematica universale, che travalica il tempo e lo spazio.Oshima si pone su questo crinale con un film cruento e liberatorio, lento e ripetitivo nella ritualità del gesto amoroso.L’universo di Abe Sada e Kichi san si sviluppa in una camera chiusa e si restringe in una progressione erotica sempre più devastante,l’eros li domina in un’estasi ossessivo-compulsiva che non può che culminare nella morte,di lui,ma in fondo anche di lei,mantide che divora l’amante e si appropria del suo feticcio (il sesso di lui) con una cerimonia di evirazione celebrata con la necessaria compostezza di chi compie un rito,dopo il quale riposerà appagata al suo fianco,splendida nel lucido kimono grigio-argento,in un quadro di calda luminosità,equilibrio di linee, volumi e colori.I due amanti si isolano dal mondo in un’esperienza che non può coinvolgere altri se non inglobandoli (il rapporto sessuale con altre donne che attraversano quello spazio e che vengono come risucchiate dall’energia che da lì si sprigiona) “imperium” è parola che non lascia vie di fuga, è dominio totale e dunque l’esperienza dei sensi deve procedere fino in fondo.Cosa vuol comunicare Oshima?Ci sollecita ad una nuova morale presentandoci il sesso come esasperazione della solitudine dell’uomo?Denuncia l’illusoria convinzione di controllare la persona desiderata?Intende usarlo esclusivamente nella valenza simbolica di espressione dell’eterno scontro tra le pulsioni di vita e di morte?Forse tutto questo.Nel discorso di Oshima vanno anche reperite chiavi di lettura socio-politiche (forse non è un caso che il 1936,invasione della Manciuria da parte del Giappone,sia la data ricorrente anche in Furyo come momento significativo per la formazione del comandante Yonoi) ma qui la realtà storica sembra fagocitata dall’ individualismo,esasperato dalla ricerca di un piacere che supera di volta in volta i propri confini.Gli esterni,il mendicante,il vecchio preside con cui Abe si prostituisce,perfino la presenza dell’elemento infantile,ruotano intorno all’unico centro,la coppia e il loro congiungersi,che l’uso esasperato del primo e primissimo piano impongono continuamente.L’impero dei sensi,appunto.

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