elgatoloco
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martedì 24 febbraio 2015
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da super-rivalutare
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Fernando di Leo è da rivalutare tout court, non fosse che(invero anche per altri, ma mi limito a questo film, parlandone ora; di questo autore italiano mi sono occupato poco, cosa che invece ho fatto per Fulci e Freda, soprattutto)per questo film. Ritmo implacabile, montaggio"nevrotico", degno della migliore cinematografia. Da vedere e consigliare, anche perché, con "nonchalance"inconsueta, anche nel finale(sorprendente, forse, per molti, se non hanno seguito tutto con grande attenzione), si mostra, già all'epoca, quanto poi avrebbero mostrato i film"politici"e"di grande impegno". E in"Il poliziotto è marcio"l'operazione, per molti versi, riesce meglio.
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Fernando di Leo è da rivalutare tout court, non fosse che(invero anche per altri, ma mi limito a questo film, parlandone ora; di questo autore italiano mi sono occupato poco, cosa che invece ho fatto per Fulci e Freda, soprattutto)per questo film. Ritmo implacabile, montaggio"nevrotico", degno della migliore cinematografia. Da vedere e consigliare, anche perché, con "nonchalance"inconsueta, anche nel finale(sorprendente, forse, per molti, se non hanno seguito tutto con grande attenzione), si mostra, già all'epoca, quanto poi avrebbero mostrato i film"politici"e"di grande impegno". E in"Il poliziotto è marcio"l'operazione, per molti versi, riesce meglio. El Gato
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dandy
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giovedì 3 gennaio 2013
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milano odia:la polizia non può strafare!
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Si narra che DiLeo avesse in mente ben altra cosa.Una co-regia nientemeno che con....Melville,con attori del calibro di Anthony Quinn e Lino Ventura.E Melville parve accettare la proposta......ma purtroppo morì prima che si potesse iniziare.E si ripiegò su questo.L'idea di sganciarsi dai clichè ormai rodati dei poliziotteschi con Maurizio Merli creando un protagonista non più integerrimo e neanche meno odioso dei criminali che lo circondano è probabilmente la ragione prima dell'immediata sparizione di questa pellicola(e si che ne"Il Boss" un magistrato aveva querelato la produzione perchè un personaggio aveva il suo nome ma poi non era successo nulla!).
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Si narra che DiLeo avesse in mente ben altra cosa.Una co-regia nientemeno che con....Melville,con attori del calibro di Anthony Quinn e Lino Ventura.E Melville parve accettare la proposta......ma purtroppo morì prima che si potesse iniziare.E si ripiegò su questo.L'idea di sganciarsi dai clichè ormai rodati dei poliziotteschi con Maurizio Merli creando un protagonista non più integerrimo e neanche meno odioso dei criminali che lo circondano è probabilmente la ragione prima dell'immediata sparizione di questa pellicola(e si che ne"Il Boss" un magistrato aveva querelato la produzione perchè un personaggio aveva il suo nome ma poi non era successo nulla!).Oggi è finalmente tornata in circolazione,piuttosto ben restaurata,anche se una scena pare che manchi(Malacarne che ficca la testa di Mazzanti in un lavandino).Aldilà dell'idea innovativa il resto,pur non discostandosi dagli altri esempi coevi,compresi gli stessi precedenti film del regista,resta un lavoro discreto e grintoso.Ci sono un paio di inseguimenti come sempre spettacolari,e la violenza è un pò più cruda del solito(con autocitazioni da "Milano Calibro 9" e "La Mala ordina").L'azione brutale non può non convivere con l'umorismo,affidato all'incontenibile Vittorio Caprioli,che però in questo caso paga caro il suo malcontento(e sadicamente,anche il gatto che è con lui!).Merenda purtroppo,è tragicamente legnoso.Ma sono interessanti alcuni personaggi di contorno(anche se non sfruttati appieno):il killer transessuale e la giornalista che tenta invano di ottenere l'esclusiva da Malacarne(il fotografo è l'aiuto regista Franco LoCascio).Al solito finale prevedibile giustizialista segue un altro inaspettato,più pessimista.Un'altra carta in suo favore.I fan che ancora non l'hanno visto gioiranno di sicuro.
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francesco
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sabato 28 febbraio 2009
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film di culto
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Film con un intreccio molto particolare e originale, fa immergere lo spettatore in una dimensione nichilista, violenta, cruda, anche se spezzata da episodi e personaggi comici-macchiettistici. Molto forte il confronto tra padre (Randone) maresciallo dei carabinieri integro e sottomesso ai superiori, e figlio (Merenda) commissario corrotto e insofferente all'autorità. Grandissimo Vittorio Caprioli nel ruolo di Esposito.
Le interpretazioni e la regia sono ad alti livelli, ne risulta un film originale, ben costruito e dalla notevole forza espressiva.
Purtroppo questo, come altri film noir e polizieschi (come poi western, ecc.) è stato ingiustamente sottovalutato dalla critica italiana, spesso e volentieri piena di pregiudizi e omologata, pronta a svalutare le opere italiane, salvo poi inne
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Film con un intreccio molto particolare e originale, fa immergere lo spettatore in una dimensione nichilista, violenta, cruda, anche se spezzata da episodi e personaggi comici-macchiettistici. Molto forte il confronto tra padre (Randone) maresciallo dei carabinieri integro e sottomesso ai superiori, e figlio (Merenda) commissario corrotto e insofferente all'autorità. Grandissimo Vittorio Caprioli nel ruolo di Esposito.
Le interpretazioni e la regia sono ad alti livelli, ne risulta un film originale, ben costruito e dalla notevole forza espressiva.
Purtroppo questo, come altri film noir e polizieschi (come poi western, ecc.) è stato ingiustamente sottovalutato dalla critica italiana, spesso e volentieri piena di pregiudizi e omologata, pronta a svalutare le opere italiane, salvo poi inneggiare a registi come Quentin Tarantino, che da tali opere italiane trae ispirazione e modelli
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alessandro chiappetta
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venerdì 22 febbraio 2008
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il miglior noir-poliziesco italiano di sempre
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Quando in Italia c'era il filone cosidetto "poliziottesco" che dava spazio alle avventure di commissari tutti d'un pezzo molto graditi presso un pubblico di tipo nazionalista e campanilista, nessuno si sarebbe aspettato un film come Il poliziotto è marcio. Sicuramente uno dei film più odiati dalle autorità (d'altronde se in Italia si criticano le forze dell'ordine si viene lapidati) visto che ancora non è uscito in Dvd, pur essendo uno dei film italiani più sottovalutati della storia, e a conti fatti il titolo che spazza via gli altri duecento polizieschi realizzati negli anni settanta. Molti pseudocritici hanno parlato di rovesciamento di quanto visto nei polizieschi convenzionali, ma si direbbe piuttosto di un'amara analisi delle forze di polizia in quel periodo storico, molto distante dal modello portato sul grande schermo dai cosidetti "imbrattapellicole" che guardavano all'america come un mito.
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Quando in Italia c'era il filone cosidetto "poliziottesco" che dava spazio alle avventure di commissari tutti d'un pezzo molto graditi presso un pubblico di tipo nazionalista e campanilista, nessuno si sarebbe aspettato un film come Il poliziotto è marcio. Sicuramente uno dei film più odiati dalle autorità (d'altronde se in Italia si criticano le forze dell'ordine si viene lapidati) visto che ancora non è uscito in Dvd, pur essendo uno dei film italiani più sottovalutati della storia, e a conti fatti il titolo che spazza via gli altri duecento polizieschi realizzati negli anni settanta. Molti pseudocritici hanno parlato di rovesciamento di quanto visto nei polizieschi convenzionali, ma si direbbe piuttosto di un'amara analisi delle forze di polizia in quel periodo storico, molto distante dal modello portato sul grande schermo dai cosidetti "imbrattapellicole" che guardavano all'america come un mito.
Si segnala la tecnica superlativa negli inseguimenti, e una sceneggiatura curata come poche ove si evince un protagonista per una volta consono al suo ruolo, nonchè un cast d'attori che esprime al meglio le proprie potenzialità: merito senz'altro di Fernando Di Leo che con la trilogia del milieu e questo film tocca lo zenith della sua estetica cinematografica. Da antologia del cinema il finale nel quale il commissario Malacarne si trova schiacciato ancora una volta da un destino amaro che da sempre contraddistingue la corruzione e l'ingiustizia del nostro paese.
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ronin
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giovedì 5 aprile 2007
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stupendo
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