Pane e cioccolata |
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Un film di Franco Brusati.
Con Nino Manfredi, Paolo Turco, Gianfranco Barra, Tano Cimarosa, Ugo D'Alessio.
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Commedia,
Ratings: Kids+16,
durata 115 min.
- Italia 1973.
- Lucky Red
MYMONETRO
Pane e cioccolata
valutazione media:
3,74
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Appartenere ad un popolo=essere in gabbiadi Alessandro ChiappettaFeedback: 0 | altri commenti e recensioni di Alessandro Chiappetta |
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martedì 7 aprile 2009 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Franco Brusati con l'ausilio di Nino Manfredi, nel suo film più equilibrato, crea un affresco sull'emigrazione italiana. La scelta di raccontare una storia sull'emigrazione in svizzera non è casuale: un po per la grande differenza culturale e sociale che contraddistingue i due paesi e un po per la vicinanza di questi due paesi agli antipodi. Per la prima volta ci si rende conto di come gli Italiani siano un unicum che ormai stava sopraggiungendo andando a cancellare per sempre quella differenza Nord Sud che nel cinema trova ampia rappresentazione. Nino è un personaggio realistico calato in un contesto di fiaba, il quale però inevitabilmente subisce i retaggi di una cultura provincialista che influenza più di ogni altra cosa il comportamento umano. Emblematiche le scene sul treno, o quella della partita di calcio. A quel punto diventa difficile adattarsi a contesti diversi e ci vuole si una grande forza di volontà e una purezza sopra la norma. La scena del pollaio è quanto di meglio abbia partorito il nostro cinema: Non le semplici esibizioni drammatiche alla Visconti, o le eccessive idealizzazioni felliniane, ma una sintesi dove basta uno sguardo per rendersi conto di come la vita sia vissuta male solo in funzione di una lontananza dal binomio Uomo - Ambiente naturale che la nazione italiana ha voluto sempre di più innescare. Da qui capiamo che anche per i "buoni" essere nati in Italia significa essere nati in una gabbia dalla quale è difficile evadere, frutto di una educazione sbagliata molto spesso (basti pensare alla carta sul prato gettata) e anche dai piccoli gesti si capisce come per l'italiano medio la cura del territorio sia una cosa che non interessa. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: terremoti, degrado, frane, inquinamento. Alla faccia del patriottismo della partita di calcio! specchietti per le allodole come si suol dire. L'uomo vive bene non quando ha un'appartenenza razziale (i capelli biondi) ma quando riesce a mettersi nei panni dell'altro cercando di non invadere la libertà altrui. Jhonny Dorelli interpeta un personaggio che è metafora del vivi ricco, vivi male e che contraddistingue la maggior parte degli Italiani: ecco perchè le democrazie più avanzate pretendono la divisione sociale ed economica come base per l'esistenza stessa della nazione. Senza questi presupposti noi avremo sempre una marea di emigrati che dovranno sempre combattere contro i retaggi che questa cultura si porta dietro. O una schiera di adattati rassegnati che si accontentano del mare due mesi all'anno e vivere di precariato.
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