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Insieme a Il colosso di Rodi e Arrivano i Titani, questo film è considerato una sorta di annuncio del “western all’italiana” da parte del gruppo più giovane di registi, sceneggiatori, soggettisti e fotografi che si stavano cimentando con il genere storico/mitologico all’italiana, immortalato dai francesi con il nome di “peplum”. Basta scorrerne il cast per scoprire che oltre alla regia di Sergio Corbucci, questo film conta tra gli altri sulle firme di Sergio Leone e Luciano Martino (sceneggiatura), Franco Giraldi (aiuto regista), Duccio Tessari, Ennio De Concini e Franco Rossetti (sceneggiatura) nonché alla fotografia quell’Enzo Barboni che diventerà il “papà” di Trinità. Il gotha del futuro western all’italiana collabora alla realizzazione di questo film e si vede. Se gli ingredienti della storia, che si innesta sulla leggenda antica della nascita di Roma, sono quelli classici del mitologico all’italiana con muscoli, sfide con animali feroci, prove di forza e scene di battaglia il ritmo e la struttura narrativa sono già quelli del western, compreso un duello finale che salda i conti tra i due fratelloni fondatori di Roma. In questa dimensione Steve Reeves e Gordon Scott non sfigurano nella parte dei forzuti protagonisti anche se le vere star sono la biondissima e buona Giulia, interpretata da Virna Lisi e la cattiva e vendicativa Tarpeia, la cui interpretazione è affidata a una sorprendente e giovanissima Ornella Vanoni la quale riesce a rendere credibile anche il fatto che, nell’ottavo secolo avanti Cristo, indossi improbabili pantaloni lunghi.
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