"Please Dont Eat the Daisies"(Charles Walters, da un romanzo di Jean Kerr, sceneggiatura di Isobel Lennart, 1960)narra di un professore di drammaturgia presso l'Accademia di arte drammatica, che diventa uno dei più importanti recensionri teatrali negli States e inizia tale carriera, stroncando senza pietà(per convizione, non per gratuita polemica)una piece musiclae scritta da un suo amico, arrivando ad offendere, come inteprete, la bella protagonista. Ha a sua volta una bella moiglie, con aspirazioni canore e interpretative, quattro marmocchi e una casa"inadeguata", che poi cambia, trasferrendosi in campagna. Tutto bene, salvo che lo stress e gli impegni legati al lavoro lo rimettono, volens nolens, in contatto con la maliarda che aveva stroncato, che si rievla seduttiva, che l'ambiente familiare è per lui opprimente o comunque"pesante"e che rischia di cadere nelle tentazioni broadwyane, salvo riprenders anche per merito dlela stessa madre dei suoi figli e moglie....Ottima commedia d'inizio anni Sessanta, era kennedyana negli States(nonostante il cattolicesimo del presidente, di notorie origini irlandesi e il codice censorio Hays, decisamente"duro", i comportamenti sessuali dello steso John Fitzgerald era molto"disinvolti", a dir poco, dunque... grande libertà, pur se relativa, anche in questo campo, pur se de facto"non si vede nulla". Atavica contrapposzione tra campagna in pace con Dio e il creato e city tentacolare e corrottoa, su cui si scheza, certo, ma al tempo stesso la sia riafferma come tale prendendola sul serio, riaffermandola, appunto, a scanso di equivoci. Ottimo anche scenograficamente, pienamente rispettoso dell'origine e della tematica teatrale, sempre seguendo l'ontologia dle cinema di Bazin, ma non solo, i film è estremamente divertenete, anche nella rapprpesentazione dell'ambiente familiare in contrapposzione a quello"fuori", ossia teatrale, con notevole capacità di satireggiare anche autori e attori, ossia intere compagnie teatrali dilettanti, ma sa farlo con grabo, senza strafare e involgarire il tutto. Doris Day/che, da pienamente soubrette, ossia cantante-attrice e attrice-cantante, canta anche, tra l'altro, per l'ennesima volta "Que serà ...serà", è la protagonista assoluta femm9nile, dove David Niven è l'ottima controparte maschile, dove la maliarda della situazione è Janis Page, effettivamente"conturbane"quando ciò serva allo scopo, che è poi in particolare quello suo, del suo(diremmo guicciardiniano se non fosse troppo, esagerato,in effetti, "particulare"). Ma extra i due bigs e la citata"terza incomoda"soprattutto pe rla moglie, dove dunque il finale ripropone la"riterritotializzazione"per dirla con Deleuze e Guattari, il"tirono all'ovile", in temrini forse più semplici, la commedia filmata propone anche l'eterno dilemma di chi scrvie recensioni, siano esse teatrali, letterarie, musicali, filmiche, ma anche,per dire culinarie: scontentare gli amci, criticando ferocemente oppure"smorazre i toni"per quieto vivere. COme cerca di mostrare il film(e la logica epressa è ancora valida, più di sessant'anni dopo), a livellmdi successo immediato paga di più la prima opzione, a livello familiare e di amicicie"vecchie"la seconda. Ma il proolema(dillemma) rimane.. Altri/e intepreti di grande spessore come Jack Weston,Patsy Kellty e vari/e altri/e, con le msucie di David Rose, eccelse. El Gato
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