En toute liberté - Une radio pour la paix

Film 2023 | Documentario 90 min.

Anno2023
GenereDocumentario
ProduzioneFrancia
Durata90 minuti
Regia diXavier de Lauzanne
MYmonetro Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 1 recensione.

Regia di Xavier de Lauzanne. Un film Genere Documentario - Francia, 2023, durata 90 minuti. Valutazione: 3 Stelle, sulla base di 1 recensione.

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Ultimo aggiornamento domenica 15 ottobre 2023

Una panoramica sul lavoro di Radio Al-Salam, un'antenna libera a nord dell'Iraq.

Consigliato assolutamente no!
n.d.
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO
CONSIGLIATO SÌ
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Il quadro drammatico dell'Iraq raccontato da una radio per la pace.
Recensione di Simone Granata
domenica 15 ottobre 2023
Recensione di Simone Granata
domenica 15 ottobre 2023

Dal 2015 a Erbil, città nel nord dell'Iraq, la radio indipendente Al-Salam è un faro di speranza nella nazione. Libera da ingerenze politiche e religiose, l'emittente restituisce una voce a chi non ce l'ha, raccoglie testimonianze, promuove i valori della pace grazie all'attività di sette giovani giornalisti, donne e uomini di religione diversa, musulmani, cristiani e yazidi. In un Paese lacerato dalla guerra, dalla violenza e dalle divisioni, Radio Al-Salam offre un esempio possibile di convivenza.

Attraverso un insieme di piccole storie, i giornalisti della radio ritraggono un Paese piegato dalla guerra, dal terrorismo e dall'odio, provando comunque a tenere accesa la speranza.

Nel suo precedente documentario, 9 Jours a Raqqa (2020), il regista francese Xavier de Lauzanne aveva raccontato l'incredibile storia di Leila Mustafa, donna curda siriana in lotta contro l'Isis, divenuta sindaca della città Raqqa (ex capitale dello Stato islamico) dopo la sua riconquista da parte delle forze democratiche.

In questo secondo capitolo di quella che dovrebbe diventare una trilogia, de Lauzanne fa un percorso inverso, tornando dalla Siria in Iraq e componendo un mosaico di piccole storie, ognuna narrata sul posto da ciascun membro della redazione radiofonica. Si delinea così il quadro drammatico di uno stato abbandonato a sé stesso, in attesa perenne di ricostruzione.

Tra le persone incontrate durante i reportage, c'è chi ricorda il passato sotto dittatura, prima di Al-Qaeda e dell'Isis. Dopo l'invasione degli Stati Uniti, l'Iraq è diventato un "gregge senza pastore" e da quel momento il terrore ha preso il sopravvento, fino alla nascita dello Stato islamico e al ritiro dell'esercito americano.

Ciò che tristemente rimane nei territori della Mesopotamia, lì dove sono nate le primissime civiltà della storia, è un Paese spaccato dalla propria varietà etnica, religiosa, culturale, tra arabi e curdi, sciiti e sunniti; un Paese dove anche le scuole, come i media, non educano alla tolleranza né spiegano le differenze, ma le usano per alimentare l'odio tra le comunità. L'Iraq porta i segni della guerra e della disperazione nelle città bombardate e rase al suolo, nelle case distrutte e nei tappeti di macerie, nelle vite spezzate di chi conserva il dolore tra gli incubi e le lacrime.

Il progetto della radio, nato non a caso l'anno successivo alla proclamazione della nascita dello Stato islamico nel 2014, tenta coraggiosamente di tenere viva, nonostante tutto, la fiducia in un futuro migliore. In quel crogiuolo di lingue e dialetti, la musica resta il modo più diretto e universale per comunicare. E la toccante versione di Stand By Me suonata nel finale da uno dei giornalisti della radio non necessita di ulteriori parole.

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domenica 15 ottobre 2023
Simone Granata

Dal 2015 a Erbil, città nel nord dell’Iraq, la radio indipendente Al-Salam è un faro di speranza nella nazione. Libera da ingerenze politiche e religiose, l’emittente restituisce una voce a chi non ce l’ha, raccoglie testimonianze, promuove i valori della pace grazie all’attività di sette giovani giornalisti, donne e uomini di religione diversa, musulmani, cristiani e yazidi. In un Paese lacerato dalla guerra, dalla violenza e dalle divisioni, Radio Al-Salam offre un esempio possibile di convivenza.

Nel suo precedente documentario, 9 Jours a Raqqa (2020), il regista francese Xavier de Lauzanne aveva raccontato l’incredibile storia di Leila Mustafa, donna curda siriana in lotta contro l’Isis, divenuta sindaca della città Raqqa (ex capitale dello Stato islamico) dopo la sua riconquista da parte delle forze democratiche.

In questo secondo capitolo di quella che dovrebbe diventare una trilogia, de Lauzanne fa un percorso inverso, tornando dalla Siria in Iraq e componendo un mosaico di piccole storie, ognuna narrata sul posto da ciascun membro della redazione radiofonica.

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