Roberto Nepoti
La Repubblica
Vincitore della Settimana della Critica all'ultima Mostra di Venezia, un debutto tra i più interessanti degli ultimi tempi. Mereu suddivide il suo film in quattro episodi, corrispondenti alle stagioni e (classicamente) alle quattro età della vita. Nel primo, alcuni ragazzini compiono un viaggio in camion: fino alla scoperta del mare, che (come il protagonista dei Quattrocento colpi) non avevano mai visto. Il secondo mette in scena l'incontro tra il pastore Michele (Carboni, un attore dal viso che ricorda il giovane Nanni Moretti) e l'aviatrice francese Solveig, che lo inizia al sesso. Nel terzo, una graziosa suora di clausura torna nel paese d'origine, per il matrimonio di una cugina. Il quarto, crepuscolare e pieno di memorie felliniane, è dedicato alle ultime ore dell'anziano Giorgio, che traversa nottetempo la città alla ricerca di una prostituta. Ballo a tre passi è un film antinarrativo e un po' arcano, fatto di risonanze e di suggestioni più che di eventi veri e propri; dove i personaggi si sfiorano: nel senso che i protagonisti di un episodio s'intravedono, di scorcio, negli altri. Però l'idea più suggestiva è stata quella di ambientarlo in una Sardegna assolutamente inedita per lo schermo, al confine tra arcaismo (l'isola di Supramonte, con greggi e pastori) e globalizzazione (l'isola colonizzata dei villaggi-vacanze, con i divertimenti di plastica e le spiagge uguali a tutte le altre); facendo giustizia, in un colpo solo, delle banalità del folklore come di quelle del cinema turistico.
Da La Repubblica, 20 Settembre 2003
di Roberto Nepoti, 20 Settembre 2003