Ennio Flaiano
C’è qualcosa nel giudizio che muove la nostra curiosità di spettatori che non funziona come dovrebbe: chi ci spiega per quale ragione, sicuri di non restarne poi soddisfatti, ogni volta andiamo a vedere il nuovo film di Boris Karloff? è forse la speranza del “meraviglioso” che ci attira o soltanto il gusto dell’orrido di vittorughiana definizione? Oppure, semplicemente, il piacere di ripigliare, a molti lustri di distanza, le favole di un tempo?
Questo mese, comunque, ci ha portato in regalo un Karloff ancora più macabro e incongruente dei precedenti, ne L’uomo che non poteva essere impiccato. [...]
di Ennio Flaiano, articolo completo (5008 caratteri spazi inclusi) su agosto 1941