Giuseppe Marotta
Benché sia tardi (l'avrete già visto da parecchi giorni, Fermata d'autobus) lasciatemi dire "bentornata", con un filo di voce, a Marilyn Monroe. La voce ridotta a una specie di lanugine sonora è l'inevitabile conseguenza delle emozioni che la efferata bellezza di Marilyn suscita in ogni presumibile uomo; altro che "Rock and roll", signori miei, in Fermata d'autobus la belva dei canapé (tengo un poco a questa mia definizione, la ripeto volentieri, mi auguro che l'adottiate) cambia d'abito sotto i nostri occhi due o tre volte, pur non avendo quasi mai un effettivo cencio addosso; e il momento in cui, nella taverna, il facinoroso cowboy le svelle, per trattenerla, il grosso nodo posteriore dell'abito di gala, rimane come un tatuaggio nel cereo subcosciente nostro, dove lo ritroveremo. [...]
di Giuseppe Marotta, articolo completo (4272 caratteri spazi inclusi) su 1956