Lo sguardo pacato del giardiniere
di Roberto Nepoti La Repubblica
Chi, tra tanto cinema di clamore e di furia, avverta il bisogno di rifugiarsi in un piccolo film semplice e pudico lo può trovare in Il mio amico giardiniere. E' la storia della riscoperta di un'amicizia e odora di campagna, colori e buoni sentimenti un po' "all'antica".
Un pittore in crisi coniugale e con problemi d'ispirazione artistica (dispone di un talento limitato, e lo sa) torna nella casa paterna, in un villaggio al centro della Francia. Mette un annuncio per un giardiniere e, nel primo candidato, riconosce un amico d'infanzia. Mentre l'uno cura il prato e l'orto, l'altro li raffigura sulla tela. Nelle lunghe giornate passate a parlare di ricordi e di donne, l'amicizia rifiorisce. I due hanno vissuti opposti: se il primo conserva intatte le antiche insofferenze l'altro, pensionato delle ferrovie, è un marito di lungo corso, fedele al paese e alle abitudini, che osserva il mondo con sguardo pacato (un po' ricorda Peter Sellers in Oltre il giardino).
Anche la cinepresa di Becker guarda con calma i suoi piccoli eroi quotidiani, che si chiamano a vicenda Delprato e Delquadro, lasciandoci il tempo di diventarne amici. Signorilmente, Auteuil si mette al servizio della finissima performance del "giardiniere" Darroussin.
Da La Repubblica, 23 novembre 2007
di Roberto Nepoti, 23 novembre 2007