E' il ragazzo d'oro, il figlio ideale: è carino, brillante, viene da un'ottima famiglia e ha un prospero futuro dopo il college. Così raccontata la sua vita sembra perfetta, ma non lo è. Infatti soffre ancora per la perdita del padre e per l’atteggiamento della madre; impegnata nell'amministrare gli affari di famiglia, la signora Powell sembrerebbe una persona fredda. Non ci si stupisce poi che il figlio progetti di fuggire da quel brillante futuro a cui tutto lo credono destinato. Andrà a studiare a Londra per diventare uno scrittore e sua madre lo saprà quando se ne sarà andato.
Questo è Nickolas Powell, dalla vita apparentemente perfetta.
Annie Newton è la tipica adolescente incasinata senza futuro. La morte della madre le ha stravolto la vita: non riesce ad accettare la convivente del padre e frequenta cattive compagnie. Le importa solo proteggere il fratellino Victor. Forse un giorno riuscirà a fare la cosa giusta.
Due adolescenti così diversi. Le loro vite si intrecciano a scuola, quasi per sbaglio.
Eppure è a causa di un errore che si troveranno legati incondizionatamente. Perché la sera della partenza, Annie ha quasi ucciso Nick. Quasi: il suo cuore batte ancora, ma non resisterà a lungo. Credendolo morto, lo nascondono in una sorta di grotta. Il suo corpo è imprigionato, ma non il suo spirito: Nick è invisibile, uno spettro intrappolato tra la vita e la morte. Impotente, assiste alle vane indagini della polizia. Paradossalmente, solo Annie può aiutarlo: non lo vede, ma lo sente. Nick la segue, vuole convincerla a costituirsi, così troveranno il suo corpo e lo salveranno, ma tutto ciò sembra non importarle. Malgrado l’apparente menefreghismo, il ragazzo non si arrende e, standole accanto, comincia a conoscerla davvero, realizzando che dietro la facciata non sono poi così diversi. Hanno perso un genitore e soffrono per l'indifferenza dell'altro; il rapporto genitori-figli non è semplice e Nick se ne accorge solo assistendo allo sfogo della madre: dietro la compostezza si cela un dolore struggente che aveva nascosto cercando di essere forte. Anche la facciata della tipa tosta di Annie crolla e il loro legame si solidifica. Se solo si potesse cancellare tutto e ricominciare, ma a Nick resta poco tempo. Annie chiama la polizia, il corpo viene recuperato, ma lei viene colpita al fianco da un proiettile. Nick è in coma, la sua situazione è critica. Ferita, la ragazza si reca in ospedale: gli sta accanto e, finalmente, Nick si risveglia. E’ un momento atroce: la ragazza senza futuro ha salvato il ragazzo d’oro. Ha fatto la cosa giusta, ma al prezzo della propria vita. Un gesto di grande solidarietà e tenerezza.
Un giorno, Nick incontra il piccolo Victor, intento a giocare con un aeroplano e decidono di mandarle un messaggio. L’aeroplano si libra nel cielo: sulle ali bianche, la scritta “Hey, Annie”.
Raccontata la trama, appare quanto essa sia eccezionale: un thriller surreale e adolescenziale. Riflette perfettamente l’essenza di questa età critica: dubbi, incertezze, paure, perplessità, sconfitte, gioie, vittorie e la possibilità di scoprire il mondo, l’emozione di vivere l’attimo fuggente. Penetriamo nell’animo dei due protagonisti, ritrovando noi stessi. Un film eccezionale, tranne per la performance del protagonista maschile: J. Chatwin sembra poco espressivo, piuttosto apatico. Più che discreta, invece, la recitazione della Levieva nei panni di Annie.
Non è semplice accettare il finale: Annie non dovrebbe morire, dovrebbe restare con Nick. Eppure così amaro e poetico questo è il finale ideale per “The invisible”.
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