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Il presidente di giuria della 66esima edizione del festival di Cannes, un regista non molto famoso di cui non ricordo il nome, ha commentato la premiazione di questo film dicendo: "Abbiamo premiato una storia universale con gran naturalezza". Mai parole furono più vere. Kechiche racconta in 3 lunghe ore, senza mai annoiare, il passaggio dall'adolescenza all'età adulta di una giovane francese. In questo delicato periodo della vita, Adele trova per la prima volta l'amore e lo trova in un'altra donna. "La vita di Adele" guarda alla vita attraverso i primi piani di due attrici stupende, muovendosi attraverso tempi morti lunghissimi e sfruttando la carnalità senza pudore. Piccolo appunto personalissimo: cari 60enni che eravate in sala con me e che borbottavate ad ogni scena di nudo, se nel 2013 una scena di sesso tra due donne vi scandalizza tanto, tornatevene a guardare Affari tuoi con il simpaticissimo Flavio Insinna. Detto questo, probabilmente la pellicola premiata con la Palma d'Oro quest'anno non è un capolavoro e, per come la vedo io, non ha mai avuto intenzione di esserlo, ma esplora, come poche altre, quei piccoli grandi tasselli nel mosaico della vita che il cinema abitualmente esclude. Discutibili alcune scelte nel secondo tempo. Ripeto: due attrici (in particolar modo Adèle Exarchopoulos) di indimenticabile bravura. Carnale e spirituale, semplice e complicato, meraviglioso e vuoto. Come la vita. Da vedere.
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