I colori della passione |
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Un film di Lech Majewski.
Con Rutger Hauer, Michael York, Charlotte Rampling, Oskar Huliczka, Joanna Litwin
Titolo originale The Mill and the Cross.
Drammatico,
durata 97 min.
- Svezia, Polonia 2011.
- CG Entertainment
uscita venerdì 30 marzo 2012.
MYMONETRO
I colori della passione
valutazione media:
3,73
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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più che un film, un quadro in movimentodi blufontFeedback: 415 | altri commenti e recensioni di blufont |
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venerdì 13 aprile 2012 | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
decisamente bella la fotografia, le scenografie, la cura dei dettagli, i colori, la luce, le ricostruzioni. Bella l'idea di dar vita ad un quadro, di iscrivere un film nello spazio di una tela. Ma in generale non mi ha convinto. E non per l'assenza quasi assordante di dialoghi o musica (la colonna sonora è data piuttosto dai suoni della campagna, dal rumore degli zoccoli, delle asce dei boscaioli, degli animali, del vento, delle pale del mulino, con effetti anche molto suggestivi, ma alla lunga può risultare pesante). Ma piuttosto per l'assenza di vita. I quadri di Bruegel brulicano di personaggi, si vedono muovere, vivere, pulsare, lottare con la vita e con la morte. Il Calvario non è da meno. Nel film al contrario, anziché dare alle centinaia di figurine del quadro quel soffio vitale degno della settima arte, il regista sembra toglierlo ai personaggi reali, ai contadini, ai soldati, che restano ad occupare la scena quasi come fantocci privi di anima e volontà. Gli uomini, privati della parola, sembrano meno umani dei loro animali: i bambini che giocano o litigano non emettono che suoni e grugniti, i viandanti, i venditori, non si scambiano né una parola né un saluto, la donna accetta con sommesse lacrime la sorte del marito ucciso barbaramente per eresia. Il film non snocciola la storia, le emozioni, la vita dei personaggi del quadro, utilizzando tutte le meravigliose risorse che il cinema può dare, ma li rende invece totalmente succubi dei dominatori spagnoli così come del destino deciso per loro dal dio/mugnaio. Le storie raccontate (poche, visto la ricchezza del quadro) non coinvolgono, non commuovono. Mi chiedo cosa abbia voluto aggiungere al quadro il regista, volendo giocare solo sull'immagine visiva: la tela di Bruegel, pur nella sua staticità, resta molto più viva e coinvolgente.
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