Tra le nuvole |
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Un film di Jason Reitman.
Con George Clooney, Vera Farmiga, Anna Kendrick, Jason Bateman, Danny McBride.
continua»
Titolo originale Up in The Air.
Commedia,
durata 109 min.
- USA 2009.
- Universal Pictures
uscita venerdì 22 gennaio 2010.
MYMONETRO
Tra le nuvole
valutazione media:
3,31
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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il silenzio pneumatico delle altezze sideralidi Luca AlvinoFeedback: 700 | altri commenti e recensioni di Luca Alvino |
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lunedì 8 febbraio 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Immaginate di essere una creatura alata, un uccello, un nobile rapace solitario, e di sorvolare le città degli uomini osservandole dall'alto. Non vedrete case, famiglie, persone; ma linee geometriche, forme spersonalizzate, pure astrazioni. Immaginate poi di calare dall'alto precipitandovi - appunto, come un falco - su un essere umano, sulla sua esistenza concreta, per sconvolgerlo, per privarlo delle sue certezze, scombussolare le sue abitudini, scardinare le sue sicurezze. Costui vi osserverà con gli occhi sgranati, cercando di affibbiarvi una connotazione, di comprendere chi siate per fargli questo, e con quale diritto lo facciate; e - non riuscendovi - vi chiederà rabbiosamente, guardandovi dritto negli occhi: «ma tu, chi cazzo sei?» È proprio questa, a ben vedere, la domanda centrale intorno a cui si impernia questa commedia intelligente, divertente e in grado di farci riflettere. L'inquietante interrogativo rivolto a Ryan Bingham - il tagliatore di teste interpretato da un George Clooney in forma strepitosa - non riguarda semplicemente la definizione di un'identità specifica. Egli si chiede, più radicalmente, se sia conveniente accollarsi il peso di un'identità tout court. A Ryan è connaturato il decollo, e vive l'atterraggio come una sconfitta. I disagi del viaggio che normalmente spaventano la gente comune (l'aria riciclata, l'illuminazione artificiale, i distributori automatici di succhi di frutta, il sushi scadente) costituiscono per lui l'ambientazione ideale in cui trascorrere il proprio tempo. Ama il silenzio pneumatico delle altezze siderali, gli spazi pressurizzati dai quali sembra essere stato aspirato tutto ciò che crea turbamento. È un paradiso fragile, inconsistente, ma che basta a Ryan per affrontare l'esistenza con contagiosa sprezzatura. Tutte le sue necessità sono rinchiuse nello spazio esiguo di un trolley, che manipola con circense dimestichezza. I rumori sono attutiti dalla moquette degli hotel, dai dispositivi meccanici che scattano con silenziosa precisione. Non è obbligato a rispettare le code, esonerato dal privilegio concesso dalle fidelity card. Non usa volgari chiavi di metallo, ma leggeri passepartout plastificati. Non si serve di banconote stropicciate, ma di carte di credito universalmente accettate. Se possedere un'identità significa occupare uno spazio definito, avere un indirizzo individuato da una via e da un numero civico, in una città e in un quartiere specifico, possiamo dire che Ryan Bingham, in sostanza, non esista. Egli ha rinunciato a occupare uno spazio limitato, e desidera invece occuparlo nella sua massima estensione. Ha un'ambizione suprema: raggiungere i dieci milioni di miglia percorse in aereo. Una distanza pazzesca: un limite a cui tendere, più che un obiettivo umanamente raggiungibile. Un traguardo in grado di ottenergli uno speciale paradiso riservato a pochissimi eletti, simboleggiato da una speciale carta fedeltà delle linee aeree consegnata da un capitano sorridente, con dei baffi bianchi davvero incredibili, allucinata rappresentazione di un surreale dio aviatorio. La rinuncia a un'identità è dunque il prezzo da pagare per svolgere la sua funzione di tagliatore di teste, per calare a sorpresa nella vita delle persone a ingarbugliare le direzioni. Come un'antica, oscura divinità infernale, con apparizioni rapide e terrifiche, con il suo formulario paradossalmente convincente, la sua lucida, demonica misericordia.
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