Garage |
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Un film di Lenny Abrahamson.
Con Pat Shortt, Conor Ryan, Anne-Marie Duff, Don Wycherley, Denis Conway.
continua»
Commedia drammatica,
durata 85 min.
- Irlanda 2007.
- Mediaplex Italia
uscita venerdì 5 giugno 2009.
MYMONETRO
Garage
valutazione media:
3,10
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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la paura e l'ignoranza della povera gentedi il seccoFeedback: 0 | altri commenti e recensioni di il secco |
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venerdì 17 luglio 2009 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Da un punto di vista stilistico la regia segue cinicamente il senso del messaggio, riproducendo quella noia tipica di una cittadina di campagna in Irlanda in cui si svolge la storia. Cinicamente, abbiamo detto; perché non vi è la preoccupazione al livello registico di coinvolgere emotivamente lo spettatore. Se il senso del messaggio coincide con l’affrontare il problema della realtà monotona di una cittadina di campagna Irlandese; di una realtà che implica l’isolamento, la solitudine e poi la paura, fino all’ipocrisia e alle discriminazioni; non è detto che tutto ciò debba essere rielaborato al livello stilistico con eccessiva schiettezza e formalità; che rischieranno di produrre altrettanta monotonia. Il regista, Lenny Abrahamson proviene da lavori televisivi e cortometraggi; il suo unico lungometraggio precedente a Garage fu Adam & Paul, la storia di due amici tossicodipendenti sceneggiato sempre da Mark O’Halloran. Probabilmente la poca esperienza con il cinema non ha permesso al regista di approfondire con più Pathos e più autorialità la storia che, essendo comunque ragguardevole; avrebbe sicuramente coinvolto di più. Le sequenze principali del film non sono solo quelle in cui il protagonista Josie è solo e con cui si accentua il tema della solitudine; ma anche quelle in cui è in compagnia del suo collega di lavoro, un ragazzino con cui passa il tempo a bere e con cui cerca sicuramente un’amicizia. Il tema dell’amicizia è centrale in fondo nel racconto; ma nel film non viene approfondito. Ecco perché quelle che sono le sequenze, abbiamo detto più importanti del film; che racchiudono la ricerca di amicizia fra i due, sarebbero state da rendere più rilevanti, o attraverso i dialoghi o attraverso l’intreccio; o quanto meno attraverso quel “tocco” registico che viene a mancare. Invece di soffermarsi sul senso dell’amicizia fra i due, quando essi sono insieme, il regista sembra accentuare sempre di più l’idea della solitudine; cosa che è giustificata quando Josie è insieme a quelli che in fondo non sono veramente suoi amici; ma nel caso del ragazzino la scelta non è motivata dato quello che accadrà nel finale. Notevole ovviamente l’interpretazione di Pat Shortt che da un punto di vista diegetico però, avrebbe potuto godere di molto più spazio se il film glie lo avesse concesso.
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