Una battaglia dopo l'altra |
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Un film di Paul Thomas Anderson.
Con Leonardo DiCaprio, Sean Penn, Benicio Del Toro, Regina Hall.
continua»
Titolo originale One Battle After Another.
Drammatico,
durata 161 min.
- USA 2025.
- Warner Bros Italia
uscita giovedì 25 settembre 2025.
MYMONETRO
Una battaglia dopo l'altra ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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L''impoverimento di un clima autoritario
di cardclauFeedback: 16430 | altri commenti e recensioni di cardclau |
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venerdì 26 settembre 2025 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Paul Thomas Anderson firma un pessimo film in Una battaglia dopo l’altra, da vergognarsi. Cerchiamo di capire il perché, e perché stiamo assistendo ad un declino inesorabile dei film degli Stati Uniti. Se i film rappresentano la libertà di pensiero, è la libertà di pensiero che si sta drasticamente riducendo negli Stati Uniti. Penso perché il clima politico degli Stati Uniti è drasticamente mutato dalla presidenza Reagan del 1981. A testimoniare questo fatto è la statistica della concentrazione della ricchezza, passata da 10% nei primi anni 80 all’attuale 25%. Inoltre gli Stati Uniti hanno votato come presidente Trump (i votanti che volevano mantenere lo status quo, mentre quelli fortemente disillusi da un possibile cambiamento non sono neanche andati alle urne; i primi la classe benestante; i secondi, la miriade dei poveri). Un presidente gravemente implicato in un tentativo di colpo di stato per il quale non ha dovuto pagare nulla. In uno stato fortemente capitalista dove la Giustizia non esiste, sostituita dalla legge del più ricco. Un presidente che sta cercando di appropriarsi dell’Esercito come proprietà personale. Siamo in un contesto di grave impoverimento. La lingua inglese ricca di 750 mila vocaboli viene umiliata ad un massimo di 100 vocaboli, la maggior parte scurrili e volgari, da molti registi o sceneggiatori. Viene in mente la neolingua (newspeak) in 1984 di George Orwell, come la proliferazione della pornografia per tenere buoni i poveri. In questo contesto si può ben comprendere che bisogna ottemperare al volere dei finanziatori, che vogliono che sia mostrato quello che loro vogliono e che pensano voglia lo spettatore imbavagliato (!?). Il film ci presenta un gruppo di rivoluzionari non credibili, che vengono combattuti da uno stato poliziesco super efficente che definisce i dissidenti come psicopatici-paranoici, come se la dissidenza fosse una malattia mentale, classificata nel DSM-V. Quando a Paul Thomas Anderson mancano le idee (e questo numerose volte) il ritmo del film accelera vorticosamente, si riempie di effetti speciali e di sessualità senza senso. E non manca neanche di un finale talmente zuccheroso da essere dolciastro, per pacificare lo spettatore.
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