Il mio posto è qui |
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Un film di Cristiano Bortone, Daniela Porto.
Con Marco Leonardi, Ludovica Martino, Saverio Melara
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 110 min.
- Italia, Germania 2024.
- Adler Entertainment
uscita giovedì 9 maggio 2024.
MYMONETRO
Il mio posto è qui
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una storia tutta italiana...
di rosalinda Laurelli GaudianoFeedback: 103 | altri commenti e recensioni di rosalinda Laurelli Gaudiano |
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mercoledì 28 maggio 2025 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
IL CINEMA DEL RISCATTO…
…il racconto di una storia che tocca corde mortificanti, una situazione sociale costretta in modelli culturali rancidi e forse ancor persistenti…
IL MIO POSTO E’ QUI
1940, promontorio della Sila, Calabria. Michele sta partendo per il fronte. La sera prima della partenza, in un prato, sotto un cielo stellato fa l’amore con la sua Marta e le promette che per Natale sarà di ritorno. Ma Michele non tornerà più e Marta accudirà da sola Michelangelo, il bambino frutto di quella notte d’amore. E’ nella famiglia paterna che Marta trova accoglienza con il suo Michelangelo. Un padre padrone, una madre gretta e bigotta, la sorella in cerca di marito. Una condizione culturale atavica dove non si considera la donna come persona, ma come oggetto. Ed è così che un giorno il signor Gino, contadino e vedovo con due figlie, chiede al padre di Marta di sposarla. Giovane madre con un figlio, Marta rappresenta la vergogna, e accetta la proposta del contadino. Il matrimonio deve essere organizzato e questa sarà la fortuna di Marta perché affronterà i preparativi con Lorenzo, il chierico del parroco, omosessuale, uomo dei matrimoni, persona colta e sensibile. Siamo nell’Italia del dopoguerra, momento di cambiamenti repentini, sociali culturali e politici. Marta, giovane e curiosa della vita, approfitta dell’amicizia di Lorenzo, per crescere come persona. Lorenzo, con garbo e discrezione, aiuta la giovane donna verso un futuro innovativo. Tratto dal romanzo omonimo di Daniela Porto, che dirige e scrive il film con Cristiano Bortone, “Il mio posto è qui” deve il suo potere mediatico ad una scrittura filmica eloquente, una scenografia realistica, cruda, dove la povertà è di casa e con la povertà le costrizioni più aberranti. La regia usa la mdp a spalla per avvicinarsi ai personaggi, ai luoghi, cogliendo soprattutto silenzi che sono verbo. E’ il racconto di una storia che tocca corde mortificanti, una situazione sociale di un paese sul promontorio della Sila costretto in modelli culturali rancidi e forse ancor persistenti, dove è legge il patriarcato, il pregiudizio trasversale radicato, e soprattutto l’apparire più che essere. Marta, con l’aiuto di Lorenzo e la madre del suo amato Michele, rompe un modello culturale che la vuole sottomessa. Lavora duramente per acquisire competenze come dattilografa. Non si abbattono i pregiudizi, le considerazioni miserabili verso ogni identità che vive nella sua indiscussa diversità, non si modifica il patriarcato, l’uomo padrone, giudice indiscusso della vita di una donna. Non si cambia un modello culturale radicato e ossessivo che ghettizza e condanna le pulsioni sessuali di chi è “diverso”! L’unica salvezza è andar via, anche se con dolore, lasciare i propri affetti, la propria terra…per un riscatto rispettoso di se stessi… tenendo stretta una borsa che racchiude l’oggetto di un’emancipazione possibile… una macchina da scrivere.
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