Tra agenti della CIA, killer a pagamento, doppiogiochisti, vendette e regolamenti di conti, questo film di spionaggio propone tutti gli elementi classici del genere, ma ciò nonostante non coglie nel segno.
La sceneggiatura appare inizialmente intricata e piena di misteri, come si conviene, ma in realtà dietro ad essa non si nasconde un’autentica storia ben costruita ed articolata, bensì una trama semplice costituita da elementi scontati e mal spiegati, sicché quando la nebbia si dipana e si riesce a veder chiaro, si resta alquanto delusi.
Alla regia c’è il poco sofisticato Michael Winner, esperto di polizieschi e film d’azione, che stavolta non convince neppure nelle scene che dovrebbero essergli maggiormente congeniali: le sparatorie non sono affatto convincenti, come anche alcuni inseguimenti, che anziché appassionanti ed adrenalinici, appaiono goffi e poco verosimili. Si salvano solo le scene finali, queste si ben riuscite, soprattutto quella dell’omicidio preceduto dal finto investimento.
La pecca principale della regia è non aver saputo far respirare allo spettatore quelle atmosfere torbide ed affascinanti che caratterizzano i grandi spy-movie.
A disposizione di Winner c’è sicuramente un grande cast: nelle due parti principali ci sono Alain Delon e Bart Lancaster, che avevano recitato insieme dieci anni prima in “Il gattopardo” di Visconti, e che riescono a risultare entrambi sufficientemente credibili, pure Lancaster nonostante l’età avanzata; ma non finisce qui, infatti a dividere la scena coi due protagonisti c’è il grande Paul Scofield, il cui look particolarmente suggestivo ha un ottimo effetto cinematografico, benché a ben riflettere sarebbe stato più adatto per un intellettuale russo dell’ottocento, piuttosto che per un funzionario del KGB.
Yta gli altri attori si devono ricordare John Colicos, Gayle Hunnicutt e Joanne Linville.
Alcuni sviluppi della storia sarebbe potuti essere molto meglio gestiti, per conferire maggiore attrattiva all’opera.
Una parte della pellicola è girata a Vienna: chissà se si tratta solo di una coincidenza o se invece è un omaggio voluto ad un capolavoro assoluto del genere, “Il terzo uomo” di Carol Reed.
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