Pensaci, Giacomino! |
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Un film di Gennaro Righelli.
Con Angelo Musco, Dria Paola, Elio Steiner, Dina Perbellini, Vandina Guglielmi.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
b/n
durata 76 min.
- Italia 1936.
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Un Pirandello edulcorato e neutralizzatodi carloalbertoFeedback: 51360 | altri commenti e recensioni di carloalberto |
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sabato 18 settembre 2021 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Trasposizione cinematografica di Righelli del 1936 dell’omonima commedia di Pirandello, con protagonista un Angelo Musco, ormai anziano, che bene interpreta, per coincidenza anagrafica, la parte del vecchio professore di storia naturale, colorendo il suo personaggio con la forza di una comicità fisica che si manifesta mediante una esasperata gestualità e in una espressività del volto cui la parola ha poco da aggiungere. La parola in Pirandello, tuttavia, è tutto ed è essenziale per comprendere lo spirito dell’opera e gli intenti dell’autore, soprattutto nella funzione che la parola assume nell’argomentare logico e talvolta paradossale dei suoi personaggi. Musco rende soltanto esteriormente l’anticonformismo del protagonista della commedia, a differenza di un altro grande interprete del teatro pirandelliano, Salvo Randone, che, nell’edizione televisiva del 1986, ne renderà la drammaticità, implicita nello scontro titanico dell'eroe con l'ambiente sociale dell'epoca ed i suoi pregiudizi, proprio attraverso l’aderenza al testo e alla valorizzazione della forza della parola, che Pirandello scaglia come pietre acuminate a scardinare il muro di bigottismo e di perbenismo che soffocava la società italiana e siciliana in particolare agli inizi del novecento. Righelli, nel 1936, forse per un meccanismo inconsapevole di auto censura, per non dispiacere al mondo cattolico influente sotto il regime, mutila il finale, eliminando dalla sceneggiatura proprio le parole con cui il vecchio professore inveisce contro l’emblematico rappresentante di quella mentalità piccolo borghese ed ipocritamente religiosa, il monsignore Landolina, “Che crede? Lei neanche a Cristo crede!”, sostituendolo con un lieto fine dal sapore dolciastro, all’insegna dell’amore che trionfa su tutto, trasformando così il dramma antiborghese di Pirandello in una innocua favoletta per famigliole.
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