matteobettini15gennaio
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domenica 21 maggio 2017
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la 'prima' del 25enne spielberg tutta da godere
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Riguardo a 'Duel', film d'esordio del 25enne Steven Spielberg, c'è da sostenere subito un'osservazione. La scelta dell'attore protagonista, Dennis Weaver si è rivelata ai limiti della perfezione. Anche se, in seguito, Weaver non farà mai una gran carriera cinemtografica, preferendo quella televisiva (su tutti, da essre ricordato merita uno dei ruoli da protagonista della serie "Uno sceriffo a New York", dove Weaver interpreta lo sceriffo Sam McCloud). Anche se otterrà, comunque, altri risultati davvero prestigiosi (su tutti, la stella sulla Hollywood Walk of Fame e l'essere stato presidente dello Screen Actors Guild).
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Riguardo a 'Duel', film d'esordio del 25enne Steven Spielberg, c'è da sostenere subito un'osservazione. La scelta dell'attore protagonista, Dennis Weaver si è rivelata ai limiti della perfezione. Anche se, in seguito, Weaver non farà mai una gran carriera cinemtografica, preferendo quella televisiva (su tutti, da essre ricordato merita uno dei ruoli da protagonista della serie "Uno sceriffo a New York", dove Weaver interpreta lo sceriffo Sam McCloud). Anche se otterrà, comunque, altri risultati davvero prestigiosi (su tutti, la stella sulla Hollywood Walk of Fame e l'essere stato presidente dello Screen Actors Guild). La sua interpretazione in "Duel" è veramente convincente. Non sbaglia una direttiva o uno stato d'animo che dovette rappresentare: sorpreso, a inizio film, quando ingaggia per la primissima volta un duello (appunto!) con un guidatore di un'autocisterna 'Peterbilt 281' dal motore sicuramente truccato e con il camionista al volante mai inquadrato al volto (si tratta di Carey Loftin, probabilmentem il più abile stunt-man, a livello di guida, di Hollywood. Quando chiese a Spielberg che parte volesse che recitasse, il giovanissimo regista esordiente gli rispose: "Devi solo essere un gran figlio di buona donna!", e Loftin: "Ok, man. You found the right guy! (Ok, mr. Spielberg, ha trovato l'uomo afdatto!"). Passivo, quasi asoggetato quando telefona alla mogie (Jacqueline Scott) per chiederle scusa riguardo a un episodio avvenuto la sera precedente; irritato, quando entra nel Chuck Café dopo essere stato più volte spintonato dal guidatore della cisterna e dopo essere stato vittima di un "piccolo incidente", spiega David Mann (Weaver) al titolare del Café: di qui, l'ilarità dei clienti presenti e la sua conseguente irritazione, in quanto l'incindete era tutto tranne che piccolo!. E, infine, semrpe più di terrore quando si rende conto che l'autista dell'autocisterna lo ha preso davvero di mira e lo vuole uccidere a tutti i costi. Secondo la mia opinione, è proprio questa (oltre all'abilità di Loftin e all'aspetto davero terrificante della cisterna in voga nei '70 negli USA) la carta vincente di 'Duel'. Oltre, naturalmente, alle inquadrature di Spielberg che già sprizzava talento da ogni poro. Il finale è noto a tutti, credo, quindi non lo riporto. Ma se si ha voglia di suspense, angoscia, terrore, bè, 'Duel' è la scelta azzeccata!. Lo sto guardando in dvd da due-tre giorni di seguito! Buona domenica a tutti ;-)
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kronos
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domenica 20 febbraio 2011
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esordio folgorante
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E' davvero singolare che un ragazzotto ventiquattrenne esordisca al cinema con un'opera così matura, che nel tessuto d'un classico road-movie USA riesce ad innervare una sottotrama palesemente e potentemente metafisica.
Certo i meriti vanno divisi col leggendario Richard Matheson, qui autore della sceneggiatura, tuttavia Spielberg è riuscito nell'impresa di assemblare un elettrizzante lungometraggio da una materia narrativa che tra le mani d'un onesto mestierante avrebbe retto forse mezz'ora.
A distanza di decenni continua a stupire la capacità di generare tensione e rilanciare continuamente il racconto fino all'indimenticabile, ambiguo finale.
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E' davvero singolare che un ragazzotto ventiquattrenne esordisca al cinema con un'opera così matura, che nel tessuto d'un classico road-movie USA riesce ad innervare una sottotrama palesemente e potentemente metafisica.
Certo i meriti vanno divisi col leggendario Richard Matheson, qui autore della sceneggiatura, tuttavia Spielberg è riuscito nell'impresa di assemblare un elettrizzante lungometraggio da una materia narrativa che tra le mani d'un onesto mestierante avrebbe retto forse mezz'ora.
A distanza di decenni continua a stupire la capacità di generare tensione e rilanciare continuamente il racconto fino all'indimenticabile, ambiguo finale.
Nonostante la produzione televisiva (ma anni dopo il film uscì nelle sale) risultano rimarchevoli regia, sound design, fotografia e locations.
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eugenio
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lunedì 27 aprile 2009
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terrore sulla strada
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"Duel",film del regista Spielberg,dell'anno di grazia 1971,narra la vicenda esemplare di un commesso viaggiatore,che,per motivi di lavoro,si deve recare con la sua vettura verso una località non ben definita ma piuttosto distante dalla sua abitazione.
Su una macchina Stile Starsky e Hutch,il malcapitato durante il noiso viaggio scandito dalla musica dell'autoradio,avrà di ben poco annoiarsi:una minacciosa autocisterna infatti cercherà in tutti i modi di buttralo fuori strada e ucciderlo.
Da questa storia semplice e girata con pochi mezzi (una macchina,una autocisterna e alcune comparse come l'autista del pullman dei bambini,o gli avventori un una semideserta locanda),Spielberg confeziona un classico,divenuto il thriller on the road per eccellenza.
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"Duel",film del regista Spielberg,dell'anno di grazia 1971,narra la vicenda esemplare di un commesso viaggiatore,che,per motivi di lavoro,si deve recare con la sua vettura verso una località non ben definita ma piuttosto distante dalla sua abitazione.
Su una macchina Stile Starsky e Hutch,il malcapitato durante il noiso viaggio scandito dalla musica dell'autoradio,avrà di ben poco annoiarsi:una minacciosa autocisterna infatti cercherà in tutti i modi di buttralo fuori strada e ucciderlo.
Da questa storia semplice e girata con pochi mezzi (una macchina,una autocisterna e alcune comparse come l'autista del pullman dei bambini,o gli avventori un una semideserta locanda),Spielberg confeziona un classico,divenuto il thriller on the road per eccellenza.
Le inquadrature mostrano sin da pochi minuti dall'inizio del film,una strada deserta,tipica delle lunghissime statali americane che passano attraverso luoghi selvaggi e inospitali e ivi viene collocata la vicenda di una classica persona su un'allora piu' classica automobile in viaggio,estremamente attuale oltre che naturalmente immaginifica.La figura della autocisterna con la scritta enorme FLAMMABLE,sul retro ha una forte valenza simbolica,cosi'come ogni figura che compare nel film: la locanda con i suoi avventori manifestano l'indifferenza sottilineata dagli sguardi apparentementi allegri e faceti,ma in realtà estremamente subdoli,l'autista del pullman in panne l'innocenza,evidenziata dalla figura dei bambini che, coi loro giochi semplici e lineari,sembrano non accorgersi dell'immane tragedia e,infine,l'autocisterna,che,dalle prime battute sembra guidata da una persona in carne e ossa,di cui si vedono solo i piedi e le mani,ma mai il volto, incarna dunque la sfida,la repulsione omicida e l'istinto sadico di far del male. Apparentemente,l'immaginario collettivo,ha riconosciuto in tale gigante della strada una presenza dotata di vita propria,quasi un essere pensante,il cui unico scopo è la morte ma il finale evidentemente,molto piu' "terreno",conferma una realtà assai diversa...
La lotta tra i due titani che scorre lungo le via deserta sara' poi ripresa dal regista,prima di fissarsi col pallino degli extraterrestri,di cui dovremo aspettare gli anni 80,nello "Squalo" laddove la strada sara' sostituita con l'acqua e l'autocisterna evidentemente con il gigante degli abissi. La conclusione del film raggiunge un apex incontenibile laddove le brevi note sullo stile di pysco ne esacerbano e spingono fino all'estreme coseguenze il duello......
Dunque,in conclusione,consiglio di dare un'occhiata a questo film,non solo per la potenza visiva delle immagini (epocale quella finale),quanto anche per rispondere a una semplice domanda:se mi si fosse capitata la situazione,cosa avrei fatto? Sarei scappato? L'avrei affrontato testa a testa?. Il film mostra una possibile scelta,il libero arbitrio poi fara' il resto...
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registz
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giovedì 5 marzo 2009
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duel, la rivincita della celluloide sull'inchiosto
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Da un romanzo che solo un ergastolano in cella di isolamento potrebbe leggerlo sino alla fine, il giovane Spielberg riesce a renderlo avvincente a suon di belle inquadrature che riescono a tenerti inchiodato alla poltrona per tutta la durata del film. Ma il giovane Steven fa di più; da un soggetto banale con un solo personaggio (se si escludono gli stivali del camionista) e le noiose road americane, riesce dopo una prima stesura ad aggiungere altri 17 minuti di racconto in celluloide mantenendo e forse aumentandone tutta la carica di suspance.
Due poveri cristi, condannati dal lavoro a vivere la maggior parte del loro tempo rinchiusi in celle di lamiera e vetro e costretti a vagare in eterno su un puzzolente nastro di bitume, finiscono per scaricare l'overdose di schizofrenia accumulata in migliaia di Km anche al più tranquillo degli spettatori, che in diverse fasi oniriche della sua breve esistenza autostradale ha odiato dal profondo del cuore i brutti sporchi e cattivi Mostri-Autoarticolati che ha incontrato nei suoi ovattati sogni di libertà motorizzata.
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Da un romanzo che solo un ergastolano in cella di isolamento potrebbe leggerlo sino alla fine, il giovane Spielberg riesce a renderlo avvincente a suon di belle inquadrature che riescono a tenerti inchiodato alla poltrona per tutta la durata del film. Ma il giovane Steven fa di più; da un soggetto banale con un solo personaggio (se si escludono gli stivali del camionista) e le noiose road americane, riesce dopo una prima stesura ad aggiungere altri 17 minuti di racconto in celluloide mantenendo e forse aumentandone tutta la carica di suspance.
Due poveri cristi, condannati dal lavoro a vivere la maggior parte del loro tempo rinchiusi in celle di lamiera e vetro e costretti a vagare in eterno su un puzzolente nastro di bitume, finiscono per scaricare l'overdose di schizofrenia accumulata in migliaia di Km anche al più tranquillo degli spettatori, che in diverse fasi oniriche della sua breve esistenza autostradale ha odiato dal profondo del cuore i brutti sporchi e cattivi Mostri-Autoarticolati che ha incontrato nei suoi ovattati sogni di libertà motorizzata.
Di certo la miglior prestazione di Spielberg che gasato dall’inaspettato successo è sprofondato negli abissi profondi della ripetitività soporifere tanto care al suo ispiratore Richard Matheson vera “leggenda” della noia.
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taniamarina
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mercoledì 29 aprile 2009
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l'iniziazione di un grande regista
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Il suo primo film ufficiale, tensione assicurata. Svolto in pochissimi giorni, Spielberg è dovuto correre davvero veloce come quel camion che diventerà un'icona per parecchi film posteriori. Senza una vera e propria trama, questo film ha la sua forza nel dramma psicologico che vive un pacifico autista per le strade deserte di un'America polverosa. Il protagonista trasmette tutta l'ansia allo spettatore, e l'invenzione del guidatore che non si vedrà mai, farà davvero epoca. E' Soltanto il momento della telefonata alla moglie che smorza di un po' l'atmosfera prima sonnecchiosa poi spaventosa di un pendolare, errore ingenuo perdonabilissmo per colui che sarà uno dei registi più spettacolari del cinema.
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Il suo primo film ufficiale, tensione assicurata. Svolto in pochissimi giorni, Spielberg è dovuto correre davvero veloce come quel camion che diventerà un'icona per parecchi film posteriori. Senza una vera e propria trama, questo film ha la sua forza nel dramma psicologico che vive un pacifico autista per le strade deserte di un'America polverosa. Il protagonista trasmette tutta l'ansia allo spettatore, e l'invenzione del guidatore che non si vedrà mai, farà davvero epoca. E' Soltanto il momento della telefonata alla moglie che smorza di un po' l'atmosfera prima sonnecchiosa poi spaventosa di un pendolare, errore ingenuo perdonabilissmo per colui che sarà uno dei registi più spettacolari del cinema. Da non perdere assolutamente
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antonio the rock
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domenica 17 agosto 2008
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duel:attenzione a chi sorpassate
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Duel può sembrare dall'esilità di contenuto un film banale e come tanti altri:ma certamente non sarebbe stato in grado di lanciare l'appena 24enne Spielberg sulla scena hollywoodiana.Il film difatti si fa carico di ben altri attributi che la suspense e il fiato sospeso,poichè è simbolo di catarsi delle nostre peggiori paure.Chi infatti non avrebbe timore di uscire di casa e ritrovarsi ad essere sotto scacco e preda di un pazzo alla guida di un'auto o magari di un bestione come un tir?Ed è così che la paura per vincerla bisogna affrontarla in qualsiasi forma,anche attraverso un film.Spielberg dimostra già la sua natura di gran regista riuscendo nel giro di pochi giorni grazie alla possibilità di facili ambientazioni a realizzare una pellicola in cui sembra che l'irreparabile stia per accadere da un momento all'altro;lo spettatore si immedesima nel protagonista che da uomo comune riesce a farsi carico su di sè dei timori più reconditi di ognuno di noi.
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Duel può sembrare dall'esilità di contenuto un film banale e come tanti altri:ma certamente non sarebbe stato in grado di lanciare l'appena 24enne Spielberg sulla scena hollywoodiana.Il film difatti si fa carico di ben altri attributi che la suspense e il fiato sospeso,poichè è simbolo di catarsi delle nostre peggiori paure.Chi infatti non avrebbe timore di uscire di casa e ritrovarsi ad essere sotto scacco e preda di un pazzo alla guida di un'auto o magari di un bestione come un tir?Ed è così che la paura per vincerla bisogna affrontarla in qualsiasi forma,anche attraverso un film.Spielberg dimostra già la sua natura di gran regista riuscendo nel giro di pochi giorni grazie alla possibilità di facili ambientazioni a realizzare una pellicola in cui sembra che l'irreparabile stia per accadere da un momento all'altro;lo spettatore si immedesima nel protagonista che da uomo comune riesce a farsi carico su di sè dei timori più reconditi di ognuno di noi.
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lorenzomnt
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sabato 25 giugno 2011
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il pericolo corre sull'asfalto
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Un presunto commesso viaggiatoredeve recarsi per lavoro in un luogo lontano da dove abita e parte in automobile.Dopo parecchi chilometri attraverso le assolate e monotone highways americane,scanditi soltanto dall'autoradio,il nostro automobilista si trova davanti un vecchio e scassato Peterbilt 281 che va a bassa velocità.é quasi sempre la prassi che un guidatore trovandosi davanti a un veicolo lento lo superi,ed è questo che farà il protagonista.Appena superato l'autoarticolato che traina una grande cisterna piena di liquido infiammabile,il viaggiatore viene di nuovo superato da questo che quasi lo farà finire fuori strada.
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Un presunto commesso viaggiatoredeve recarsi per lavoro in un luogo lontano da dove abita e parte in automobile.Dopo parecchi chilometri attraverso le assolate e monotone highways americane,scanditi soltanto dall'autoradio,il nostro automobilista si trova davanti un vecchio e scassato Peterbilt 281 che va a bassa velocità.é quasi sempre la prassi che un guidatore trovandosi davanti a un veicolo lento lo superi,ed è questo che farà il protagonista.Appena superato l'autoarticolato che traina una grande cisterna piena di liquido infiammabile,il viaggiatore viene di nuovo superato da questo che quasi lo farà finire fuori strada.Da questo momento sarà un susseguirsi di attacchi da parte del misterioso guidatore del camion,di cui non si vedrà mai il volto,e il Peterbilt si rivelerà essere non un lento e pesante autoarticolato,ma una scheggia capace di più di novanta miglia orarie(circa 150 km/h),perciò la Plymouth Valiant del protagonista farà molta fatica a distanziarsi,e comunque solo per breve tempo.Il debuttante ventriquattrenne Steven Spielberg confeziona un geniale film creato per la TV e con un budget ridotto,da una trama inesistente.Attraverso la suspance ben piazzata e con inquadrature ardite,il regista offre 90 minuti di angoscia e terrore dove è impossibile staccare gli occhi dallo schermo.
Curiosità:mentre alla fine del film l'autocisterna precipita si sente il verso di un dinosauro che muore,preso da un film di serie b tipo Godzilla degli anni '40,come se Spielberg volesse dare all'autocisterna delle "sembianze"mostruose e animalesche;lo stesso verso si sente nel suo successivo film Lo Squalo,quando la carcassa dell'animale affonda nel mare.Insomma,Duel è un film che,nonostante siano passati 38 anni dalla sua uscita nei cinema,riesce a far spaventare chi lo guarda e ad immedersimarsi nel protagonista.
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mondolariano
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sabato 23 aprile 2011
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secco e tagliente
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Secco come un’autostrada nel deserto. L’essenziale non dà spazio a divagazioni o effetti speciali fuori luogo. “Duel” è tagliente come una lama, raro esempio di regia a basso costo che si avvale di un mosaico di scorci e piccole inquadrature (a rimpiazzare una trama inesistente) tenute insieme da un ritmo ossessivo quasi monotono. La scena dello scuolabus, dove il ritmo cala, è anche quella più notevole: il mostro non investe i bambini ma li aiuta a ripartire, geniale capovolgimento dei ruoli in una situazione di per sé assurda. Proprio questa scena fu aggiunta da Spielberg due anni dopo per portare la lunghezza del film a 90 minuti.
Il camion è un vecchio “Peterbilt 281” del 1955.
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ultimoboyscout
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venerdì 16 settembre 2011
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emozioni a 90 miglia l'ora.
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La paura del futuro, del progresso e della tecnologia sono il tema principale di questo film fortemente metaforico diretto da un giovanissimo Spielberg. Un automobilista percorre con la sua Plymouth una strada degli Stati Uniti del sud, deserta e con pochissimi bar o stazioni di servizio. Dal tentativo di sorpassare un'autocisterna che non gli da strada, ne nasce un duello in movimento, un vero e proprio incubo per il malcapitato automobilista, che si vedrà giocoforza costretto a raccogliere il guanto di sfida lanciatogli dal camionista. Tratto da un racconto di Richard Matheson (qui sceneggiatore) uno dei maestri dell'horror del tempo, nasce come film per la TV per poi diventare un successo clamoroso nei cinema grazie all'intervento di Spielberg che lo trasforma da simpatico road movie a thriller di altissimo livello ricco di significati, grazie a diversi cambi di ritmo, estremizzazioni di situazioni normali e ricorso a numerosi risvolti sociali e metaforici.
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La paura del futuro, del progresso e della tecnologia sono il tema principale di questo film fortemente metaforico diretto da un giovanissimo Spielberg. Un automobilista percorre con la sua Plymouth una strada degli Stati Uniti del sud, deserta e con pochissimi bar o stazioni di servizio. Dal tentativo di sorpassare un'autocisterna che non gli da strada, ne nasce un duello in movimento, un vero e proprio incubo per il malcapitato automobilista, che si vedrà giocoforza costretto a raccogliere il guanto di sfida lanciatogli dal camionista. Tratto da un racconto di Richard Matheson (qui sceneggiatore) uno dei maestri dell'horror del tempo, nasce come film per la TV per poi diventare un successo clamoroso nei cinema grazie all'intervento di Spielberg che lo trasforma da simpatico road movie a thriller di altissimo livello ricco di significati, grazie a diversi cambi di ritmo, estremizzazioni di situazioni normali e ricorso a numerosi risvolti sociali e metaforici. Il film sconfina più volte in atmosfere horror e western, fino all'epica dello scontro finale tra la piccola auto e il mostro con rimorchio. Incredibile la tensione e l'angoscia che genera, dovute ariprese traballanti e continui cambi di inquadratura, con la situazione sempre in bilico e un'idea assolutamente geniale: non rivelare mai il volto del camionista, quasi fosse un fantasma o un'entità astratta e soprannaturale. La figura dell'autocisterna che si staglia all'orizzonte o negli specchietti della Plymouth come oscuro presagio di un fosco domani.
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antipatico
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sabato 27 aprile 2013
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alta tensione intramontabile
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Ecco un film che a livello di tensione non invecchia. Forse le nuove generazioni possono sorridere di fronte alle vetture spartane di quegli anni (e a tutte le rogne che avevano) ma sicuramente non possono rimanere immuni dalla tensione straordinaria che il giovanissimo Spielberg riuscì a suscitare nello spettatore con mezzi semplicissimi e con un film decisamente a basso costo; ma, sappiamo, che la qualità – in termini estetici ed emotivi – di un film non è assolutamente proporzionale alla quantità di tecnologia e di effetti speciali riversativi. Con ciò non vogliamo negare l’importanza dello spettacolo – o spettacolarità – che comunque è un elemento assolutamente connaturato con il cinema – come Méliès insegna – ma vogliamo sottolineare che situazioni di tensione emotiva o morale non sono assolutamente legati a grossi budget o – peggio – a situazioni crude o splatter sul piano visivo.
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Ecco un film che a livello di tensione non invecchia. Forse le nuove generazioni possono sorridere di fronte alle vetture spartane di quegli anni (e a tutte le rogne che avevano) ma sicuramente non possono rimanere immuni dalla tensione straordinaria che il giovanissimo Spielberg riuscì a suscitare nello spettatore con mezzi semplicissimi e con un film decisamente a basso costo; ma, sappiamo, che la qualità – in termini estetici ed emotivi – di un film non è assolutamente proporzionale alla quantità di tecnologia e di effetti speciali riversativi. Con ciò non vogliamo negare l’importanza dello spettacolo – o spettacolarità – che comunque è un elemento assolutamente connaturato con il cinema – come Méliès insegna – ma vogliamo sottolineare che situazioni di tensione emotiva o morale non sono assolutamente legati a grossi budget o – peggio – a situazioni crude o splatter sul piano visivo.
Qui di spettacolarità ce n’è, e da vendere anche se tutta legata alla nostra vita ed esperienza di automobilisti: chi non si è un po’ sentito in situazioni (lontanamente) simili a quelle (spinte al parossismo) di questo film? Quanti volte abbiamo incontrato automobilisti nervosi che tentano sorpassi azzardati che si comportano da criminali o semplicemente da cafoni o che puramente al volante danno libero sfogo alle proprie frustrazioni? La strada è’ la nuova giungla, il nuovo ring, il nuovo luogo delle sfide. Si è tentato di dare a questo film letture profonde e metaforiche: secondo noi – e anche secondo l’autore – non ce ne sono almeno di volontarie; tutto è molto limpido e se sono possibili seconde e terze letture queste devono tutte essere viste come non strettamente razionalizzate ma affioranti spontaneamente dal profondo della nostra esperienza.
Tanto è importante la situazione piuttosto che i personaggi che – di fatto – l’unico protagonista è l’automobilista interpretato da Dennis Weaver, attore che ebbe una piccola parte in Touch of evil di Orson Welles nel 1958 ma che lavorò soprattutto per la televisione – e ricordiamo, per inciso, che Duel nacque per la televisione. Tutti gli altri personaggi sono un corollario importante, forse difficilmente dimenticabile, ma assolutamente ‘anonimo’ e – cosa terrificante – assolutamente privo di spessore e di essere in qualche misura d’aiuto al protagonista.
E’ un film un po’ ruvido – come molti di quegli anni – ma forse bello proprio per quest’asciuttezza un po’ dura, priva di compiacenze estetizzanti; bella pure la colonna sonora (che in più punti però occhieggia al buon ‘vecchio’ Herrmann di Psyco), giustamente ‘sperimentale’ e in linea con le avanguardie di quegli anni. Qualche piccolo ‘errore’ si può notare qua e là nelle scene d’inseguimento dovuto alla necessità di ottenere un film di circa 70’ (portati poi a 80) con soli dieci giorni di riprese (che poi ‘lievitarono’ – si fa per dire – a dodici).
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