gianni lucini
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lunedì 3 ottobre 2011
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un ritmo sostenuto da legal thriller
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Non sempre il rispetto della storia, quella vera, con la S maiuscola, è funzionale alla narrazione filmica. A volte un tradimento parziale, il sacrificio di qualche particolare, un adattamento dei fatti, rende più scorrevole ed efficace la sceneggiatura. Non è questa, però, la strada scelta da Florestano Vancini per Il delitto Matteotti. Fin dai titoli di apertura, che scorrono su una serie di fotografie d'epoca destinate a raccontare gli antefatti alla vicenda raccontata, il film si muove con il rigore di un manuale di storia. Si apre e si chiude con due discorsi. Quello iniziale costa la vita a Giacomo Matteotti mentre quello finale segna la fine della democrazia in Italia.
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Non sempre il rispetto della storia, quella vera, con la S maiuscola, è funzionale alla narrazione filmica. A volte un tradimento parziale, il sacrificio di qualche particolare, un adattamento dei fatti, rende più scorrevole ed efficace la sceneggiatura. Non è questa, però, la strada scelta da Florestano Vancini per Il delitto Matteotti. Fin dai titoli di apertura, che scorrono su una serie di fotografie d'epoca destinate a raccontare gli antefatti alla vicenda raccontata, il film si muove con il rigore di un manuale di storia. Si apre e si chiude con due discorsi. Quello iniziale costa la vita a Giacomo Matteotti mentre quello finale segna la fine della democrazia in Italia. Tra i due eventi il compito di catturare e mantenere l’attenzione dello spettatore è affidato all’incalzante evolversi dei fatti. Sono gli eventi storici e la loro dinamica a reggere il peso della narrazione, non le persone. La scelta di Vancini di non tradire la veridicità storica del suo film lo porta a disegnare in modo rigido i singoli personaggi al punto da curarne i più minuti dettagli della fisionomia fisica per farli assomigliare al modello originario. Nelle fasi più importanti della vicenda poi anche le parole pronunciate dai protagonisti sono vere, autentiche, e se in qualche dialogo di contorno la sceneggiatura è costretta ad attingere ad alcune modestissime forzature narrative lo fa senza mai alterare la sostanza della realtà storica. Le parole che, per esempio, si scambiano Turati e De Gasperi o Gramsci e i compagni della cellula comunista romana, pur essendo frutto di una ricostruzione fantasiosa non tradiscono la sostanza delle questioni oggetto degli incontri.
Nonostante il suo rigore storico Il delitto Matteotti ha un ritmo sostenuto che in alcuni momenti sembra anticipare l’incedere per successioni logiche che oggi caratterizza quel genere denominato “legal thriller”. La narrazione si muove su due piani. Uno è quello delle indagini, della difficile ricerca dei colpevoli da parte di un giudice onesto che deve fare i conti con intimidazioni e depistaggi. L’altro piano, quello che alla fine diventerà predominante, è la progressiva capacità del fascismo di annichilire anche dal punto di vista politico i suoi avversari, chiusi in un dibattito ideologico sterile e prigionieri di contraddizioni destinati a renderli sempre più deboli. Sullo schermo si agita un’Italia del potere piccina e gretta dove tutti, compresa la Chiesa, sono rinchiusi nel bozzolo dei propri egoismi. Uno scenario simile esalta e sottolinea il coraggio di Matteotti ma spiega anche le ragioni dell’affermarsi del dispotismo fascista. Dal punto di vista strettamente registico non mancano soluzioni geniali come l’utilizzo di ripetuti fermi-immagine nelle sequenze più drammatiche e violente, dal rapimento di Matteotti al pestaggio di Gobetti. Efficace appare anche la scelta di riprendere con il teleobiettivo il volto di Giacomo Matteotti mentre pronuncia il suo atto d’accusa alla camera tra i continui tentativi d’interruzione dei deputati fascisti.
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mtom83
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mercoledì 4 maggio 2016
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il delitto matteotti
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A mio giudizio "Il delitto Matteotti" di Florestano Vancini è un grandissimo esempio,se non l'esempio con la "L" maiuscola, di film storico. Nonostante abbia 40 anni, continua a essere un film granitico grazie ad una ricostruzione storica da manuale, che segue con il massimo rigore gli snodi fondamentali dell'affaire Matteotti, ad un ritmo incalzante che quasi mai annoia e che lo mette al pari di un thriller politico, ad un grandissimo cast di attori che riesce a offrire una prova davvero convincente (tra i tanti: Franco Nero, Vittorio de Sica e soprattutto uno strabordante Mario Adorf che ha probabilmente il primato nella storia del cinema della miglior interpretazione di Mussolini), senza mancare della necessaria tensione morale necessaria a trattare un argomento così importante nella storia Italia pur non cadendo quasi mai in retorica politica spicciola fatta col senno di poi, cosa abbastanza soprendente se si pensa che è datato 1973.
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A mio giudizio "Il delitto Matteotti" di Florestano Vancini è un grandissimo esempio,se non l'esempio con la "L" maiuscola, di film storico. Nonostante abbia 40 anni, continua a essere un film granitico grazie ad una ricostruzione storica da manuale, che segue con il massimo rigore gli snodi fondamentali dell'affaire Matteotti, ad un ritmo incalzante che quasi mai annoia e che lo mette al pari di un thriller politico, ad un grandissimo cast di attori che riesce a offrire una prova davvero convincente (tra i tanti: Franco Nero, Vittorio de Sica e soprattutto uno strabordante Mario Adorf che ha probabilmente il primato nella storia del cinema della miglior interpretazione di Mussolini), senza mancare della necessaria tensione morale necessaria a trattare un argomento così importante nella storia Italia pur non cadendo quasi mai in retorica politica spicciola fatta col senno di poi, cosa abbastanza soprendente se si pensa che è datato 1973. Ogni aspetto del film, dalla cura dei personaggi, fedeli tanto nella fisionomia, nella psicologia e negli atteggiamenti a quelli storici, ai costumi e alla scenografia che rendono con grande verosimiglianza gli interni dei palazzi della politica e gli esterni anni '20, sono realizzati con grandissima attenzione e maestria. La regia di Vancini, tutt'altro che standard, trova soluzioni brillanti per tenere alto il ritmo e la tensione, sottolinendo con fermo immagine e con un brano musicale i momenti più cruenti e soffermandosi spesso in riusciti primi piani. Per tutto il film non ci sono momenti mortie non ci sono buchi nella narrazione: ogni scena sembra collocarsi naturalmente al suo posto tanto che sembra davvero di assistere a quanto avvenuto nel lontano 1924. A voler trovare qualche difetto a questa pellicola, si può dire che chi conosce almeno a grosse linee la vicenda trattata troverà nel film, oltre ad un valido intrattenimento, una ottima fonte di ulteriore apprendimento, viceversa - e questa critica al film è inevitabile - chi non ha almeno una base di storia farà fatica a riconoscere i tanti personaggi, a capire alcune scene e a seguire l'intero sviluppo della vicenda. Forse proprio per ovviare al suo carattere inevitabilmente "di nicchia", un'ulteriore critica è che il film pecca troppo spesso in eccessi di didascalismo, generando talvolta dialoghi che paiono forzati; ma nel complesso la qualità e la quantità della ricostruzione è tale che anche queste piccole sbavature non inficiano minimente il risultato complessivo, che rimane veramente eccellente.
Per concludere: un classico imperdibile per chi ama i film storici.
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elgatoloco
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venerdì 11 giugno 2021
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film-storia(resa molto efficace), impiano teatrale
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"IL delitto Matteotti"(Florestano Vancini, scritto con Luciano Battistrada, 1924), L'uccisione di Giacomo Matteotti, segretario nazionale dell'alllora Partisto Soicalistia Unitario, ad opera di Amerigo Dumini, sicario fascista(si presenta con il suo nome, aggiugendo, orgoglioso, ::"Otto Omicidi")nel giugno del 1924, dopo un suo appassionato intervento di denuncia della fascistizzazione dello stesso Parlamento, provoca la reazione dei partiti dell'opposizione, ma al tempo stesso la chiusura ulteriore da parte dei fascisti di ogni residua libertà democratica, con ulteriore limitazione degli spazi per la stessa Magistratura, teoricamente indipedente.
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"IL delitto Matteotti"(Florestano Vancini, scritto con Luciano Battistrada, 1924), L'uccisione di Giacomo Matteotti, segretario nazionale dell'alllora Partisto Soicalistia Unitario, ad opera di Amerigo Dumini, sicario fascista(si presenta con il suo nome, aggiugendo, orgoglioso, ::"Otto Omicidi")nel giugno del 1924, dopo un suo appassionato intervento di denuncia della fascistizzazione dello stesso Parlamento, provoca la reazione dei partiti dell'opposizione, ma al tempo stesso la chiusura ulteriore da parte dei fascisti di ogni residua libertà democratica, con ulteriore limitazione degli spazi per la stessa Magistratura, teoricamente indipedente.dal govenro, con l'atteggiamento sempre ambiguamente ma sostanzialmente a favore del regime da parte del re Vittorio Emanule II, sbocca nell'insabbiamento dell reato. Serio , drammatico, rispettando canoni che derivano seriamente dal teatro, film storico, questo"Il delitto Matteotti", estremamente documentato, che ricostruisce ogni fase di questa vicenda. Vancini era regista attentissimo all'"rochestrazione"sinfonica degli attori, dove spiccano Franco Nero(Matteotti), Mario Adorf(Mussolini), Vittorio de Sica(Mauro degl Giudice magistrato non fascista), Renzo Montagnani(Tancredi, magistrato fascista ma .non fanatico), Gastone Moschin(Filippo Turati), Riccardo Cucciolla(Antonio Gramsci), Manuela Kustermann(Ada Gobetti), ma soprattutto si ricostruisce una storia che il"rvesionismo"oggi imperante anche a livello storiografico vorrebbe , con chiare intenzioni politiche spesso neppure troppo ben celate, rimuovere. Un documento da "leggere"(strudiare) e apprezzare El Gato
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