Il soggetto di Cesare Zavattini dà l'impronta al film che si avvale di un regista tra i migliori di quegli anni, autore di un altro film indimenticabile (Gli uomini che mascalzoni...). Ma l'ingresso nel mondo cinematigrafico di Zavattini non può che essere sbalorditivo. Ci senti il piglio francese di René Clair, ma anche la spumeggiate fantasticheria del nuovo soggettista che si muove in un clima ben lontano dalla realtà di quegli anni.:Mentre si girava Darò un milione si preparava l'avventura africana della conquista dell'Abissinia che legò l'Italia alla fatale alleanza con la Germania nazista. L'evasione in un mondo di sogno, dove il bene e l'amore trionfano, è la risposta d'una cinematografia di margine ai trionfalismi di Scipione l'africano o di Luciano Serra pilota.
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Il soggetto di Cesare Zavattini dà l'impronta al film che si avvale di un regista tra i migliori di quegli anni, autore di un altro film indimenticabile (Gli uomini che mascalzoni...). Ma l'ingresso nel mondo cinematigrafico di Zavattini non può che essere sbalorditivo. Ci senti il piglio francese di René Clair, ma anche la spumeggiate fantasticheria del nuovo soggettista che si muove in un clima ben lontano dalla realtà di quegli anni.:Mentre si girava Darò un milione si preparava l'avventura africana della conquista dell'Abissinia che legò l'Italia alla fatale alleanza con la Germania nazista. L'evasione in un mondo di sogno, dove il bene e l'amore trionfano, è la risposta d'una cinematografia di margine ai trionfalismi di Scipione l'africano o di Luciano Serra pilota. Il film allora passò senza grande risonanza, come altri che oggi invece ammiriamo perché rispondenti a un fantastico filmico che è l'essenza dell'arte cinematigrafica. In tal senso andrebbe riscritta la storia del cinema italiano tra le due guerre.
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