Chi non salta bianco è

 “Chi non salta bianco è”, un film da vivere tutto d’un fiato, sempre che siate appassionati di basket. Questa pellicola non è da giudicare con la presunzione di dire ‘massì è un filmetto’. No. Analizzatela sapendo di assistere ad una partita in un campetto di Venice Beach, dove i riflettori sono sostituiti da vecchie luci, e quel parquet diventa il Madison Square Garden di New York, oppure lo Staples Center di Los Angeles. Il pubblico viene sostituito da giocatori che non sono all’altezza di quelli che sono in campo, che si gustano lo spettacolo aspettando la propria chance, come Bill. [+]

 “Chi non salta bianco è”, un film da vivere tutto d’un fiato, sempre che siate appassionati di basket. Questa pellicola non è da giudicare con la presunzione di dire ‘massì è un filmetto’. No. Analizzatela sapendo di assistere ad una partita in un campetto di Venice Beach, dove i riflettori sono sostituiti da vecchie luci, e quel parquet diventa il Madison Square Garden di New York, oppure lo Staples Center di Los Angeles. Il pubblico viene sostituito da giocatori che non sono all’altezza di quelli che sono in campo, che si gustano lo spettacolo aspettando la propria chance, come Bill. Io a Venice Beach ci sono stato per davvero, ed ho avuto la fortuna di assistere ad un match; vi posso assicurare che lo spettacolo offerto e lo show che i neri hanno nel sangue non va così lontano da quello che si vede in “White men can’t jump”.

Come già detto, più che concentrarsi sulla trama, che non è neanche così male, preferirei soffermarmi sulla location e sullo stile del film. “Chi non salta bianco è” incarna come meglio non si può lo spirito californiano di Venice Beach, un mondo a parte, a pochi km da Los Angeles, dove vivere alla giornata non è un delitto e il lavoro può aspettare. Giocare a pallacanestro sulla spiaggia può sembrare da infantili, ma se questo diventa ciò che ti riesce a dare da vivere, ecco che per un attimo si torna a quello Staples Center sognato sin da bambino, e si torna ad essere il migliore, come ai tempi del college. E come giocano Snipes e Harrelson…

Prolungato nel minutaggio sportivo, compiacente in modo maniacale verso il turpiloquio, Chi non salta bianco è recupera in verità nelle scene di vita da motel paraconiugale e nei dormitori dei sobborghi di Los Angeles. Esibiscono non soltanto muscoli ma anche simpatia le due star, ma la migliore è la portoricana Rosie Perez, che accende nel personaggio di Gloria qualche luce interiore che illumina un poco anche le penombre scontate del film.
Involuto e fiaccante, nevrastenico e narcotizzante, 'Chi non salta bianco è' aggiunge però, alle evoluzioni da emicrania e ai palleggi incontrollati di una trama impazzita come una maionese, la variante delle relazioni interrazziali. [+]

Prolungato nel minutaggio sportivo, compiacente in modo maniacale verso il turpiloquio, Chi non salta bianco è recupera in verità nelle scene di vita da motel paraconiugale e nei dormitori dei sobborghi di Los Angeles. Esibiscono non soltanto muscoli ma anche simpatia le due star, ma la migliore è la portoricana Rosie Perez, che accende nel personaggio di Gloria qualche luce interiore che illumina un poco anche le penombre scontate del film.
Involuto e fiaccante, nevrastenico e narcotizzante, 'Chi non salta bianco è' aggiunge però, alle evoluzioni da emicrania e ai palleggi incontrollati di una trama impazzita come una maionese, la variante delle relazioni interrazziali. Ed è subito apologo, saggezza infusa in una tisana di ovvietà.
Rimbalzando tra enfasi e fatuità, la contorta strategia narrativa di 'Chi non salta bianco' è poggiata quasi del tutto sulla sudata logorrea dei dialoghi.
In assenza del ritmo giusto, che sappia sincronizzare tra loro necessità metaforiche e spettacolari, il film si risolve alla fin fine in un lungo match tra noia e irritazione. [-]