paolo 67
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mercoledì 29 febbraio 2012
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bond nel 1967
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Nel film la particolare congenialità del lirismo giapponese con lo stile leggero del regista, la presenza di Connery e di alcuni artefici importanti dei primi 007 fanno di questo film, realizzato con gran professionalità, un successo imperituro, anche se leggermente inferiore ai precedenti. Gli elementi seri, presenti nel romanzo originale di Fleming si possono avvertire sotto la superficie scherzosa (tecnica in cui Gilbert era maestro) in modo forse ancora più raffinato dei precedenti, ma meno immediato. In armonia coll'epoca, che ormai si trastulla colla tecnologia, Gilbert intuisce la dimensione giusta del film, e anima una storia fantastica con gusto spettacolare, che si può considerare, in accordo coi tempi, anche uno sviluppo della vena psichedelica presente nel film precedente.
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Nel film la particolare congenialità del lirismo giapponese con lo stile leggero del regista, la presenza di Connery e di alcuni artefici importanti dei primi 007 fanno di questo film, realizzato con gran professionalità, un successo imperituro, anche se leggermente inferiore ai precedenti. Gli elementi seri, presenti nel romanzo originale di Fleming si possono avvertire sotto la superficie scherzosa (tecnica in cui Gilbert era maestro) in modo forse ancora più raffinato dei precedenti, ma meno immediato. In armonia coll'epoca, che ormai si trastulla colla tecnologia, Gilbert intuisce la dimensione giusta del film, e anima una storia fantastica con gusto spettacolare, che si può considerare, in accordo coi tempi, anche uno sviluppo della vena psichedelica presente nel film precedente.
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jackpug
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giovedì 13 agosto 2015
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buon film ma non eccellente come i precedenti
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"Si vive solo due volte" è assolutamente valido come film ma ... manca di qualcosa ... forse si tratta proprio della vera interpretazione di Bond di Sean Connery che qui, invece, risulta già stanco e annoiato a causa del ruolo dell'agente 007.
Buona trama che, purtroppo, non basta per risollevare il film che sembra già lento; ovviamente anche qui sono presenti buone scene d'azione e momenti memorabili oltre alla magnifica interpretazione di Donald Pleasence come l'antagonista e capo della SPECTRE Ernst Stavro Blofeld.
Bellissime le ambientazioni giapponesi e le costruzioni di Roal Dahl ( celebre scrittore del romanzo "La fabbrica di cioccolato" ) ma il film decolla non tantissimo al contrario degli ottimi o soddisfacenti risultati ottenuti con i precedenti "Thunderball", "Goldfinger", "Dalla Russia con amore" e "Licenza di uccidere".
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"Si vive solo due volte" è assolutamente valido come film ma ... manca di qualcosa ... forse si tratta proprio della vera interpretazione di Bond di Sean Connery che qui, invece, risulta già stanco e annoiato a causa del ruolo dell'agente 007.
Buona trama che, purtroppo, non basta per risollevare il film che sembra già lento; ovviamente anche qui sono presenti buone scene d'azione e momenti memorabili oltre alla magnifica interpretazione di Donald Pleasence come l'antagonista e capo della SPECTRE Ernst Stavro Blofeld.
Bellissime le ambientazioni giapponesi e le costruzioni di Roal Dahl ( celebre scrittore del romanzo "La fabbrica di cioccolato" ) ma il film decolla non tantissimo al contrario degli ottimi o soddisfacenti risultati ottenuti con i precedenti "Thunderball", "Goldfinger", "Dalla Russia con amore" e "Licenza di uccidere".
I gadgets sempre simpatici e affascinante la theme song "You Only Live Twice" di Nancy Sinatra ma, purtroppo, Sean non dona la stessa ottima interpretazione che aveva donato al personaggio precedentemente e questo determinerà la sua uscita ( non definitiva ) dal franchise e l'entrata del purtroppo sottovalutato George Lazenby.
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fedeleto
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domenica 11 giugno 2017
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bond vive
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Dopo che due navicelle (una russa e una americana) vengono "rubate" inspiegabilmente nello spazio, si preannuncia una possibile terza guerra mondiale poiché la Russia accusa l'America e viceversa. In realtà dentro tutto questo c'è la Spectre con il compito di far scoppiare una nuova guerra, e Bond deve impedirlo.Il quinto capitolo di Bond non è male, la regia di Lewis Gilbert (Alfie) è nettamente diversa da quella di Hamilton e Young, ma non tralascia le scene d'azione (la battaglia con il piccolo elicottero Neillie) le scenografie non mancano grazie ad un Giappone più che fotogenico.La sceneggiatura stavolta viene affidata a Roald Dahl, e nonostante la storia funzioni è comunque inferiore ai precedenti capitoli di Bond.
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Dopo che due navicelle (una russa e una americana) vengono "rubate" inspiegabilmente nello spazio, si preannuncia una possibile terza guerra mondiale poiché la Russia accusa l'America e viceversa. In realtà dentro tutto questo c'è la Spectre con il compito di far scoppiare una nuova guerra, e Bond deve impedirlo.Il quinto capitolo di Bond non è male, la regia di Lewis Gilbert (Alfie) è nettamente diversa da quella di Hamilton e Young, ma non tralascia le scene d'azione (la battaglia con il piccolo elicottero Neillie) le scenografie non mancano grazie ad un Giappone più che fotogenico.La sceneggiatura stavolta viene affidata a Roald Dahl, e nonostante la storia funzioni è comunque inferiore ai precedenti capitoli di Bond.Sean Connery in ottima forma abbandona e lascia il ruolo perché stanco della serie, forse non il miglior Bond, ma senza dubbio avventuroso quanto basta.
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f.vassia 81
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giovedì 5 agosto 2010
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non male ma non tra i migliori
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Episodio ben ritmato, con suggestivi scenari orientali e un gran finale, ambientato in una futuristica base sotterranea.Non c'è però quella tensione da Guerra Fredda a cui forse il regista e gli sceneggiatori miravano.Molto belli i titoli di testa, col tema "Love is a stranger" cantato da Nancy Sinatra.
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pisciulino
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sabato 22 ottobre 2011
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il bond fumetto di lewis gilbert
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All'apice del successo il quinto episodio della serie del Bond prende una strada che marca una chiara differenza rispetto ai quattro precedenti: non prendersi sul serio. Qua siamo infatti nel fumetto, con il regista Lewis Gilbert che anima piacevoli vignette dando un colpo di spugna ai rovelli psicologici (così come farà 10 anni più tardi con "La spia che mi amava") e facendo trapelare piuttosto una intelligente osservazione dei comportamenti umani sotto la facciata (auto)parodica e caricaturale. Ma se il tono scelto è quello per ragazzi (soprattutto a causa dello sceneggiatore Roald Dahl, scrittore di racconti per bambini), altri elementi lo rendono un film ricco e fertile piuttosto a parte tra i classici bondiani: l'ambientazione orientale e la mano del regista ne accentuano elementi lirici inusuali fino ad allora per Bond, costituendo un film ricco di atmosfera anche se in modo diverso rispetto ai quattro precedenti, dei quali mantiene una fotografia chiara e densa anche se meno brillante ma molto realistica.
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All'apice del successo il quinto episodio della serie del Bond prende una strada che marca una chiara differenza rispetto ai quattro precedenti: non prendersi sul serio. Qua siamo infatti nel fumetto, con il regista Lewis Gilbert che anima piacevoli vignette dando un colpo di spugna ai rovelli psicologici (così come farà 10 anni più tardi con "La spia che mi amava") e facendo trapelare piuttosto una intelligente osservazione dei comportamenti umani sotto la facciata (auto)parodica e caricaturale. Ma se il tono scelto è quello per ragazzi (soprattutto a causa dello sceneggiatore Roald Dahl, scrittore di racconti per bambini), altri elementi lo rendono un film ricco e fertile piuttosto a parte tra i classici bondiani: l'ambientazione orientale e la mano del regista ne accentuano elementi lirici inusuali fino ad allora per Bond, costituendo un film ricco di atmosfera anche se in modo diverso rispetto ai quattro precedenti, dei quali mantiene una fotografia chiara e densa anche se meno brillante ma molto realistica. Il romanzo è uno degli ultimi e dei migliori di Fleming, in cui egli esprime la sua ammirazione e il fascino per la cultura giapponese, anche se nel film assume piuttosto rilievo la sempre maggiore importanza dell'industria e dell'economia del Giappone nel mondo. E' un film intelligente e godibile, in modo diverso dal coinvolgimento elettrizzante dei primi, a suo modo di una raffinatezza forse ancora più sottile ma più difficile da cogliere, che governa anche le scene più spettacolari (come quella, che costituisce la vera trovata del film, dell'interno del vulcano). Ma la sua dichiarata inverosimiglianza, il fatto di non credere a quello che si vede ne costituisce il limite. Luminoso ma non smaltato come altri, e soprattuto molto meno violento e erotico nonostante le bellezze giapponesi. E' vero che il fumetto faceva capolino anche in "Goldfinger", ma lì era posto a controbilanciamento di un cinismo portato a un grado incandescente (e qui assente). Per cui, pur considerandolo buono, non annovererei questo Bond in assoluto tra i migliori (che è un giudizio relativo, averne) della serie. Comunque, un Bond con Connery (che resta insuperabile) e con una genuina aria anni sessanta, che i film successivi cercheranno, con esito più o meno felice, di rievocare.
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gipinna
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martedì 27 novembre 2012
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bond futuribile
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Sceneggiato da Roald Dahl, "Si vive solo..." è esattament equivalente alle intenzioni del suo sceneggiatore, coerente alla tradizione che lo ha marcato come autore per teenager, ovvero un fumetto, divertente e abbastanza adrenalinico, per ragazzi. E' infatti il primo 007 a scostarsi molto dal romanzo d'origine, che fu scritto dopo 'Al servizio di sua maestà': i produttori preferirono lasciare a George Lazenby la splendida storia di Fleming per seguire le regole del mercato che voleva un Bond sempre più tecnologizzato e parodistico, quindi il Giappone era la meta ideale per il progetto. La regia di Gilbert spinge ancora più dei predecessori sul ritmo tralasciando psicologie o finezze romanzesche, fatto sta che i suoi 3 007, specialmente 'Moonraker' non hanno nulla del fascino surrealistico dei primi Bond-film, neppure il cinismo o la durezza del discusso 'Thunderball'.
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Sceneggiato da Roald Dahl, "Si vive solo..." è esattament equivalente alle intenzioni del suo sceneggiatore, coerente alla tradizione che lo ha marcato come autore per teenager, ovvero un fumetto, divertente e abbastanza adrenalinico, per ragazzi. E' infatti il primo 007 a scostarsi molto dal romanzo d'origine, che fu scritto dopo 'Al servizio di sua maestà': i produttori preferirono lasciare a George Lazenby la splendida storia di Fleming per seguire le regole del mercato che voleva un Bond sempre più tecnologizzato e parodistico, quindi il Giappone era la meta ideale per il progetto. La regia di Gilbert spinge ancora più dei predecessori sul ritmo tralasciando psicologie o finezze romanzesche, fatto sta che i suoi 3 007, specialmente 'Moonraker' non hanno nulla del fascino surrealistico dei primi Bond-film, neppure il cinismo o la durezza del discusso 'Thunderball'. Ottima la prima parte, con la finta morte di 007, la sua ricerca di Blofeld, la lotta col wrestler Peter Maivia Fanene a colpi di divano, l'inseguimento col mini-elicottero che fa sembrare il film quasi un episodio dei 'Thunderbird'. Meno riuscita l'ultima parte, con un Connery mai così svogliato ed imbruttito da un tremendo trucco giapponese. A Donald Pleasance bastano poche battute per farsi ricordare, mentre le Bond girls sono inesistenti eccezione per Karen Dior nel ruolo di Helga Brandt. Fumetto veloce e autoparodistico, storia, personaggi e situazioni (il gigante Hans, i piranha, la base nascosta) saranno rifatti con più accortezza in 'La spia che mi amava'. Il meglio del film, come accade negli 007, sta nel fantascientifico inizio e nel finale con gli stuntmna ninja capitanati da Bob Simmons, che si gettano dal vulcano appesi a fili invisibili.
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pacittipaolo
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lunedì 9 dicembre 2019
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un esempio di buon intrattenimento per tutti
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Il quinto film di James Bond si distingue subito per una mano più leggera ed è meno maschilista dei precedenti (nonostante la battuta “In Giappone gli uomini vengono primi e le donne seconde”). Ciò è dovuto soprattutto al nuovo regista Lewis Gilbert ed allo sceneggiatore Roald Dahl. Gli ingredienti per il grande spettacolo ci sono tutti (come il grande direttore della fotografia Freddie Young che si unisce agli altri collaboratori dei film precedenti), ma è evidente una transizione a una dimensione da fumetto per ragazzi, con meno sesso e violenza dei precedenti, e meno pretenzioso, per chi considerava gli altri tali (e infatti loda film come questo della serie).
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Il quinto film di James Bond si distingue subito per una mano più leggera ed è meno maschilista dei precedenti (nonostante la battuta “In Giappone gli uomini vengono primi e le donne seconde”). Ciò è dovuto soprattutto al nuovo regista Lewis Gilbert ed allo sceneggiatore Roald Dahl. Gli ingredienti per il grande spettacolo ci sono tutti (come il grande direttore della fotografia Freddie Young che si unisce agli altri collaboratori dei film precedenti), ma è evidente una transizione a una dimensione da fumetto per ragazzi, con meno sesso e violenza dei precedenti, e meno pretenzioso, per chi considerava gli altri tali (e infatti loda film come questo della serie). Il problema di 007 era quello, mantenendosi fedele allo stile della serie, di inventare sempre cose nuove per superare gli imitatori che seguivano ogni film. C'è una bella atmosfera (si respira ancora bene l'aria anni '60) e si sente una influenza (già presente in Thunderball) psichedelica nello spettacolo (siamo nel 1967), ma, nonostante molti bei e suggestivi momenti, il difetto del film è che non si crede alla trama quando lo si guarda (che per una storia di 007, caratterizzata da ogni aspetto del bon vivant, può anche essere un difetto relativo). Mie Hama, specie di Brigitte Bardot giapponese, si scambiò la parte principale con Akiko Wakabayashi, data la sua scarsa conoscenza della lingua inglese (dopo aver manifestato l'intenzione di suicidarsi se non avesse partecipato al film). A differenza di Thunderball, film che si prendeva (o sembrava prendersi) sul serio ma con una lavorazione rilassata, questo fu un film che non si prese troppo sul serio ma che ebbe una lavorazione travagliata, pericolosa e con momenti drammatici (come la morte del cast evitata all'ultimo momento per un annullamento di un volo aereo schiantatosi o un grave incidente a un operatore che perse un piede); lo stesso Connery non era di ottimo umore, sottoposto all'invadenza della stampa (e ormai deciso a non proseguire più nel personaggio). Ormai lo scenografo Ken Adam (che doveva risparmiare per i set dei primi film) poteva permettersi richieste come quella del set del vulcano nascondiglio di Blofeld, - l'idea originaria (di Broccoli) del film - che da solo è costato quanto l'intero Licenza di uccidere, una “pazzia” (definita tale a distanza di anni dallo stesso Adam) in cui il geniale futuro premio Oscar (che forse avrebbe meritato anche per il suo lavoro per i film di James Bond) ha fatto una bella scommessa (“Non avrei lavorato più al cinema come scenografo se le cose fossero andate male”) ma il suo talento appare più che mai esaltato dalle scene nel vulcano (set sbalorditivo anche se orrendo visto dall'esterno, la cui conclusione fu bagnata da un brindisi con tutti quelli - sempre più entusiasti - che vi avevano lavorato). Se l'impostazione generale della serie - semplice nei temi e chiara nell'immagine senza effettismi è dovuta ai produttori Saltzman e Broccoli e la costruzione del film ai preziosi collaboraori (tra cui non si può non citare ancora una volta il montatore Peter Hunt - che aspettava i ruolo di regista - e il compostore Jonh Barry) questo film, come tutti, ha infusa la personalità del regista, un uomo molto intelligente, capace di spingere in superficie il lato buffo, umoristico delle situazioni serie e di animare piacevolmnte scene con molti personaggi. Alla domanda se considerava questo film una cosa seria, rispose: Con quello che costa, è una cosa seria. E rimase soddisfatto del film, anche se gli incassi, pur buoni, furono inferiori alle attese e in proporzione ai costi rispetto ai precedenti (segno probabilmente del difetto di cui sopra, che comunque non compromette all'opera di restare un buon intrattenimento).
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elgatoloco
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lunedì 25 ottobre 2021
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un bond "particolare"
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"Ypu ONly Live Twice"(Lewis Gilbert, sceneggaitura id Roald Dahl, dal romanzo di Ian FLeming, 1967). James Bond, caché in quanto finto morto, "riemerge" indagando sulla misteriosa sparizione di una navicella spaziale USA e di una dell'URSS, per cui le supepotenze dell'epoca si accusavano a vicenda, quasi arrivando sull'orlo di una guerra atomica, il fatnasma che percorreva gli incubi di molte persone in queglli anni; ma nei cieli del Giappone emerge anche un "UFO"; che invece è più che connotabile come oggetto estreneo ma non proveniente da altri mondi. In realtà, come sempre nei romanzi di Fleming e nei film liberamente tratti dai suoi romanzi, , resopisanbile del doppio misfatto è un"corpo estraneo", la Spectre, impersonificata da Blofeld, il"vilain"di turno.
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"Ypu ONly Live Twice"(Lewis Gilbert, sceneggaitura id Roald Dahl, dal romanzo di Ian FLeming, 1967). James Bond, caché in quanto finto morto, "riemerge" indagando sulla misteriosa sparizione di una navicella spaziale USA e di una dell'URSS, per cui le supepotenze dell'epoca si accusavano a vicenda, quasi arrivando sull'orlo di una guerra atomica, il fatnasma che percorreva gli incubi di molte persone in queglli anni; ma nei cieli del Giappone emerge anche un "UFO"; che invece è più che connotabile come oggetto estreneo ma non proveniente da altri mondi. In realtà, come sempre nei romanzi di Fleming e nei film liberamente tratti dai suoi romanzi, , resopisanbile del doppio misfatto è un"corpo estraneo", la Spectre, impersonificata da Blofeld, il"vilain"di turno. Travestitosi da cosmonauta, il solito"salvatore del mondo"James Bond, risucirà a infiltrarsi nel rifjugio del"cattivone", riuscendo a sventare il disastro pianficato.... Con una sceneggiatura di un autore "fantastico", con la necessità di agire sinergicamente con la cutlura giapponese, lontana da quella europea.USA, anche se certo i film bondiani, molto "poplari"non attingono per nulla la profondità dei romanzi di Tanizaki o di Mishima, per fare solo due nomi della letteratura"yap"recente.quasi contemporanea, ,ma certamente qualcosa dello sitle e del gusto yap c'è, anche per coinvolgere quel pubblico. Le megaproduzioni, nella logica capitalistica, hanno certo bisogno di vendere all'estero i propri prodotti e questo avviene anche per i film, dove questo quinto Bond della serie resa dal grande Sean Connery, uncio vero grande interprete del personaggio insieme con Roger Moore,con il fascino del vulcano, quello spaziale(la tecnica di oggi è ben altra rispetto a quella di quasi cinquantacinque anni fa), con l'atmsfera un po'dark.fantastica di Dahl, con la bellezza"esotica"(ma un giorno dovremo interrogarci su che cosa sia esotico e perché lo consideriamo tale) della bond girl "principlae"Akiko Wakabayashi e il fascino"perverso"-diabolico del personaggio di Blofeld, dove finalmente emerge l'attore Donald Pleasence, che in seguito sarà interprete di tanti horror, di tanti film fantastici che lavorano sulle paure e sui fantasmi che tutti noi abbiamo-.coltiviamo in un modo o nell'altro, Non eccelsa la canzone.traino, cantata da Nancy SInatra, che cercava di evocare il fascino della voce del padre Frank, non riuscendovi. El Gato
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spalla
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venerdì 9 ottobre 2009
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avvincente e adrenalinico
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Il quinto episodio della serie di Bond riesce ancora a reggere un confronto coi primi. Davvero notevole. Per quanto un po' ripetitivo, questo film non manca assolutamente di idee e si dimostra subito migliore dell'episodio precedente, che aveva dato qualche piccolo segno di stanchezza. C'è infatti sicuramente molta più azione, con sparatorie e inseguimenti che piaceranno sicuramente ai fan del genere. Che comunque, non rischiano certo di soffocare la trama, sempre solida e con molti colpi di scena. Molto buoni gli effetti speciali, soprattutto per le scene girate nello spazio. Come i precedenti episodi, non si direbbe nemmeno un film di quarant'anni fa. Bravi e convincenti tutti gli interpreti, a cominciare dal sempre ottimo Sean Connery, stavolta affiancato da donne giapponesi ma di certo non meno affascinanti.
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Il quinto episodio della serie di Bond riesce ancora a reggere un confronto coi primi. Davvero notevole. Per quanto un po' ripetitivo, questo film non manca assolutamente di idee e si dimostra subito migliore dell'episodio precedente, che aveva dato qualche piccolo segno di stanchezza. C'è infatti sicuramente molta più azione, con sparatorie e inseguimenti che piaceranno sicuramente ai fan del genere. Che comunque, non rischiano certo di soffocare la trama, sempre solida e con molti colpi di scena. Molto buoni gli effetti speciali, soprattutto per le scene girate nello spazio. Come i precedenti episodi, non si direbbe nemmeno un film di quarant'anni fa. Bravi e convincenti tutti gli interpreti, a cominciare dal sempre ottimo Sean Connery, stavolta affiancato da donne giapponesi ma di certo non meno affascinanti. E, incredibile a dirsi, riusciamo finalmente a vedere in viso il capo della Spectre! Non mancano naturalmente i soliti simpatici gadget progettati dall'onnipresente Q e le ambientazioni sono anche stavolta spettacolari ed esotiche. Cosa volete di più!? Un film assolutamente da vedere, soprattutto per i fan dell'agente segreto più celebre della storia del cinema.
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attiliocoppa
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domenica 24 gennaio 2016
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coraggioso tentativo di un bond diverso
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Con questo film inizia una nuova fase del Bond cinematografico, dovuta alla scrittura come regista di Lewis Gilbert e dello sceneggiatore Roald Dahl. Mentre "Thunderball" fu una storia seria girato in modo rilassato e divertito, "You only live twice" é stato una storia non seria che ebbe una lavorazione travagliata. La scrittura di Freddie Young, forse il miglior direttore della fotografia d'Inghilterra, dimostra come anche in questo caso a essere serie furono le intenzioni spettacolari. La dimensione é più lirica, più gentile rispetto ai precedenti, con minore violenza e erotismo e un'atmosfera di sogno. Si potrebbe definirlo un fumetto psichedelico (quest'ultimo carattere era già presente in alcune sequenze di "Thunderball").
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Con questo film inizia una nuova fase del Bond cinematografico, dovuta alla scrittura come regista di Lewis Gilbert e dello sceneggiatore Roald Dahl. Mentre "Thunderball" fu una storia seria girato in modo rilassato e divertito, "You only live twice" é stato una storia non seria che ebbe una lavorazione travagliata. La scrittura di Freddie Young, forse il miglior direttore della fotografia d'Inghilterra, dimostra come anche in questo caso a essere serie furono le intenzioni spettacolari. La dimensione é più lirica, più gentile rispetto ai precedenti, con minore violenza e erotismo e un'atmosfera di sogno. Si potrebbe definirlo un fumetto psichedelico (quest'ultimo carattere era già presente in alcune sequenze di "Thunderball"). Si sente che sentire siamo negli anni '60, una delle qualità irripetibili (al massimo imitabili) dei Bond di quell'epoca. Si respira, quella aria. I titoli di testa di Maurice Binder, come sempre, sono una delle cose migliori del film. Inteso il tipo di arte (perchè il fumetto é arte), la qualità é altissima. Gilbert é un regista particolarmente abile e intelligente che opera una riflessione sugli aspetti umoristici della realtà anche più seria. Perciò più che ironico il film é parodistico. La dimensione di fumetto, potenzialità se non fondamento del Bond, già si avvertiva in "Goldfinger". L'aspetto spettacolarmente esagerato, di "bigger than life" dello 007 cinematografico trova in questo episodio uno dei suoi esiti migliori con l'incredibile set dell'interno del vulcano spento creato da Ken Adam. Per la prima volta vediamo in faccia Blofeld, il capo della SPECTRE, che si rivela di una sgradevole mollezza e una gelida, innaturale calma (interpretato eccellentemente da Donald Pleasence). Una cosa che riunisce questo film al precedente della serie, molto diverso (relativamente al fatto di essere un film di Bond), é una sorta di delirio spettacolare in cui bearsi e perdersi. Leggero e luminoso, originale e seducente, é un film che si rivede sempre con piacere. Come con Terence Young, Connery si é inteso benissimo con Gilbert (erano tutti e due grandi appassionati di calcio, era l'anno dei mondiali con in finale Germania-Inghilterra), molto meno con l'invadenza dei giornalisti in Giappone, che arrivarono a fotografarlo mentre era seduto sulla tazza del gabinetto. Un errore nel film è il Martini definito "mescolato e non agitato" mentre in realtà é il contrario, nella scena in cui ha un bel cameo Charles Gray, futuro Blofeld. L'ambientazione giapponese é stupenda. Mie Hama é deliziosa (gli venne scambiata la parte con Akiko Wakabayashi; voleva assolutamente essere nel film se no si ammazzava). Dopo il film Connery lasciò la parte, dichiarandosi sottopagato rispetto al suo lavoro e alla pressione che doveva sopportare. L'episodio del gabinetto fu - é il caso di dire - la goccia che fece traboccare il vaso. Egli chiese un risarcimento aggiuntivo, e quando Broccoli e Saltzman rifiutarono, ci fu la rottura. Ma l'attore era soprattutto stufo di interpretare sempre la stessa parte; non voleva essere prigioniero di un personaggio stereotipato. Allora, molti pensarono che fosse la fine per Bond; considerando anche che "Si vive solo due volte" fu un successo, ma non così grande come si pensava. La serie era considerata in decadenza. Non fu la fine di Bond, ma la freschezza, l'elettricità dei primi titoli con Connery non sarà più raggiunta.
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