readcarpet
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martedì 26 agosto 2008
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interview
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Oh, che chiacchierata piacevole! Di quelle che ti mettono il buonumore, veramente! Buscemi non va spesso alla regia, ma quando ci va è parecchio originale, bisogna ammetterlo.
La storia si svolge nell’arco di una sera: un giornalista di politica in declino è stato mandato ad intervistare un’attricetta da b movie, mentre a Washington il “suo” mondo è in subbuglio. E’ l’occasione per una lunga chiacchierata.
Buscemi prende se stesso, un’attrice (Sienna Miller) il più possibile simile a un'icona pop, tante telecamere digitali, e filma due persone che cercano di prevalere una sull’altra grazie alle proprie doti (l’una recitando, l’altro cercando informazioni con domande e altro). E’ come una scena da ring, solo che qui tutto è permesso, anche colpi bassi.
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Oh, che chiacchierata piacevole! Di quelle che ti mettono il buonumore, veramente! Buscemi non va spesso alla regia, ma quando ci va è parecchio originale, bisogna ammetterlo.
La storia si svolge nell’arco di una sera: un giornalista di politica in declino è stato mandato ad intervistare un’attricetta da b movie, mentre a Washington il “suo” mondo è in subbuglio. E’ l’occasione per una lunga chiacchierata.
Buscemi prende se stesso, un’attrice (Sienna Miller) il più possibile simile a un'icona pop, tante telecamere digitali, e filma due persone che cercano di prevalere una sull’altra grazie alle proprie doti (l’una recitando, l’altro cercando informazioni con domande e altro). E’ come una scena da ring, solo che qui tutto è permesso, anche colpi bassi.
Il tutto per nascondersi, per difendersi (molto evidente nel finale, questa cosa), per non mostrarsi deboli.
Non spaventi il fatto che tutto il film è un dialogo tra i due, perché il dialogo, se seguito, è come l’azione: colpi di scena, ribaltamenti di punti di vista, scontri tra i protagonisti ecc.
Il risultato è un combattimento, come ben spiega una frase chiave: “Entrambi non crediamo nelle relazioni sentimentali: c’è sempre uno che vince e uno che perde”. Un combattimento che tiene lì per settantacinque minuti, ci coinvolge, ma non ci fa tifare per nessuno dei due, perché nessuno dei due lottatori è leale, nessuno dei due ha dignità. Li spinge a combattere solo il desiderio di prevalere sull’altro, con qualsiasi mezzo.
E se si è abituati a seguire dialoghi molto lunghi, possono risultare settantacinque minuti molto, molto interessanti.
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[+] ma dci sul serio?
(di francesco2)
[ - ] ma dci sul serio?
[+] sì, ma ammetto che non è un gran inizio...
(di readcarpet)
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maurizio
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sabato 17 maggio 2008
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tra segreti e rivelazioni vince la monotonia
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Il giornalista Pierre è disposto a qualunque cosa pur di carpire qualche segreto alla “diva” Katia, ma fa di tutto per non darlo a vedere, fingendo anzi di non essere per nulla interessato ad intervistarla, lui che è abituato ad intervistare persone di ben altro spessore. Per conquistare la fiducia di lei è disposto anche a rivelare particolari della sua vita privata, alcuni dei quali inventati. D'altra parte Katia finge tanto quanto lui risultando alla fine la “vincitrice” di questa specie di duello giocato a suon di rivelazioni.
Ma la buona prova di Sienna Miller e Steve Buscemi non basta ad arginare la monotonia di un film interamente centrato sulla vuota quanto improbabile conversazione tra i due (cosa dovrebbe portare una diva del cinema a perdere un intera notte con un giornalista sconosciuto?) in cui le sole facce che si vedono sono quelle dei protagonisti (fatta eccezione per qualche comparsa), e che si svolge quasi interamente all’interno di una stanza, nell’appartamento di lei.
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Il giornalista Pierre è disposto a qualunque cosa pur di carpire qualche segreto alla “diva” Katia, ma fa di tutto per non darlo a vedere, fingendo anzi di non essere per nulla interessato ad intervistarla, lui che è abituato ad intervistare persone di ben altro spessore. Per conquistare la fiducia di lei è disposto anche a rivelare particolari della sua vita privata, alcuni dei quali inventati. D'altra parte Katia finge tanto quanto lui risultando alla fine la “vincitrice” di questa specie di duello giocato a suon di rivelazioni.
Ma la buona prova di Sienna Miller e Steve Buscemi non basta ad arginare la monotonia di un film interamente centrato sulla vuota quanto improbabile conversazione tra i due (cosa dovrebbe portare una diva del cinema a perdere un intera notte con un giornalista sconosciuto?) in cui le sole facce che si vedono sono quelle dei protagonisti (fatta eccezione per qualche comparsa), e che si svolge quasi interamente all’interno di una stanza, nell’appartamento di lei. E così lo spettatore attende pazientemente un sussulto che non arriva. E proprio quando il film sembra prendere una svolta, ecco che appaiono i titoli di coda…
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[+] mai visto un film cosi' dialetticamente frizzante.
(di gus da mosca)
[ - ] mai visto un film cosi' dialetticamente frizzante.
[+] gus bravo ma non cambia la ssanza
(di francesco2)
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gus da mosca
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domenica 1 giugno 2008
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real-fiction
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In un grande loft, sterminato come uno studio televisivo, Buscemi gira un film come se ripredesse una fiction-tv, usando tante camere che ruotano insieme sullo stesso soggetto. Ma non si tratta di tv, e' cinema che trasforma la scena in un continuo outtake televisivo, dove gli "errori", anche di ripresa, si sovrappongono, si ripetono, suggerendo a chi guarda la chiave interpretativa: la finzione diventa falsita', ognuno recita se stesso con una parte diversa da quella che ha nella vita, che nasconde. Commedia da camera sulla "real-fiction", dove il mezzo televisivo sta dalle due parti, dietro e dentro alla scena e dove gli attori stanno davanti e dietro alla camera. Dove l'attore e' regista non per fare un film, ma per sperimentare col linguaggio del cinema e dissacrare quello della televisione.
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In un grande loft, sterminato come uno studio televisivo, Buscemi gira un film come se ripredesse una fiction-tv, usando tante camere che ruotano insieme sullo stesso soggetto. Ma non si tratta di tv, e' cinema che trasforma la scena in un continuo outtake televisivo, dove gli "errori", anche di ripresa, si sovrappongono, si ripetono, suggerendo a chi guarda la chiave interpretativa: la finzione diventa falsita', ognuno recita se stesso con una parte diversa da quella che ha nella vita, che nasconde. Commedia da camera sulla "real-fiction", dove il mezzo televisivo sta dalle due parti, dietro e dentro alla scena e dove gli attori stanno davanti e dietro alla camera. Dove l'attore e' regista non per fare un film, ma per sperimentare col linguaggio del cinema e dissacrare quello della televisione. L'epilogo del film non e' quindi prevedibile, ma "obbligatorio", spiazzante e spietato con lo spettatore per obbedire alla legge della real-fiction, che usa la finzione per descrivere la realta', solo per come la si vuol far vedere. Opera interessantissima, vivace e veloce, che chiede allo spettatore voglia e capacita' di lasciarsi coinvolgere, di non essere passivo (tele-spettatore), ma di entrare nella scena del grande loft e girare tra i 2 disinvolti attori come un terzo incomodo, ignorato (ed in questo forniscono un positivo contributo gli ottimi movimenti di macchina e il montaggio). Questa, di Buscemi, e' sperimentazione, come invece molti pensano abbia fatto Hopkins in Slipstream (Ma per me quella e' stata invece semplice cosmesi dell'immagine). Sperimentazione studiata e riuscita, per questo apparentemente trasparente per lo spettatore.
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[+] parli troppo per il nulla totale..
(di elli)
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lucadrago
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domenica 27 luglio 2014
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un film che andrebbe proiettato nelle scuole
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Steve Buscemi non è un'attore poliedrico come può esserlo un Pacino o Hoffman. Le parti in cui compare nei suoi film sono sempre istrioniche, narcisistiche al limite della paranoia. Chi non ricorda il Mr. pink delle iene, in cui "bucava lo schermo" mettendo in ombra l'intero cast? Ma non è una star, nei suoi film non è quasi mai protagonista, e come regista e sceneggiatore non mi ha mai emozionato (si pensi ad animal factory, un filmetto), ma in questo interview, un remake tra l'altro, si merita appieno le 5 stelle sia come regista che come attore. Un reporter-giornalista politico con un passato in zona di guerra si trova a causa di "ordini superiori" non a washington a intervistare potenti generali o politici, ma in un ristorante lussuoso della grande mela per "intervistare" l'attrice di serie tv strappalacrime idolo del momento (una superba Sienna miller).
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Steve Buscemi non è un'attore poliedrico come può esserlo un Pacino o Hoffman. Le parti in cui compare nei suoi film sono sempre istrioniche, narcisistiche al limite della paranoia. Chi non ricorda il Mr. pink delle iene, in cui "bucava lo schermo" mettendo in ombra l'intero cast? Ma non è una star, nei suoi film non è quasi mai protagonista, e come regista e sceneggiatore non mi ha mai emozionato (si pensi ad animal factory, un filmetto), ma in questo interview, un remake tra l'altro, si merita appieno le 5 stelle sia come regista che come attore. Un reporter-giornalista politico con un passato in zona di guerra si trova a causa di "ordini superiori" non a washington a intervistare potenti generali o politici, ma in un ristorante lussuoso della grande mela per "intervistare" l'attrice di serie tv strappalacrime idolo del momento (una superba Sienna miller). La giovane attrice, inutile dirlo, non è come nei suoi filmetti per massaie e romantici, ma tutto ciò che l'american dream .plasma. Viziata e bellissima con un carattere borioso, ritardataria (voleva mangiare un gelato confesserà candidamente)al punto di far attendere 2 ore Pierre - buscemi). Il primo approccio non è positivo, entrambi considerano una perdita di tempo l'intervista e dopo un paio di drink, e una lite su chi deve pagare il conto, se ne vanno, Pierre in taxi, Katya a piedi; un tamponamento da un tassista fan dell'attrice che guarda lei invece che la strada, porterà Katya a occuparsi di Pierre nel suo attico-palcoscenico per prestargli i soccorsi dalla botta nel tamponamento. Qui i due tra alcool, droga e farmaci inizieranno a conoscersi, competersi, affrontarsi e fidarsi con trucchetti e ricatti, senza rinunciare alla loro natura distruttiva. Io onestamente non so cosa altro scrivere; è un film da guardare con attenzione, incentrato per più di un'ora su solo 2 attori che fanno emergere il cinismo e le debolezze del successo e dell'ego. E' un rimando di scuse e violenze continue, un rinfacciarsi fallimenti e i loro anestetici rimedi, e il dualismo sottile delle loro fantasie e segreti è magistralmente interpretato. Ma si va oltre, mentre questa "intervista" brechtiotiana volge al termine ecco il manierismo incombere, e cioè il vincitore e il perdente, in un finale che sbatte sullo spettatore, carico di un cinismo che depone le armi e i cuori e non tradisce il capitalismo mentale della progredita america. Raramente un film mi ha coinvolto tanto, le 5 stelle se le merita tutte.
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francesco2
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martedì 22 settembre 2009
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buscemi, bravi maestri ma un film così e così
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Ci si poteva aspettare che l'ex killer isterico di "Fargo", passando alla regia, si rendesse conto che, come mostrano i Coen, a volte mettere in scena la logica vuol dire metterne in scena l'insita illogicità.Ed invece questa regia(Le altre non le conosco) ha la pretesa di divertirci e lasciarci un messaggio mettendo in scena che il giornalista si rende conto che la ragazza,no, non è così superficiale ma solo una che-In fondo- ne sa anche più di lui, il tutto affidandosi a trovate come la ragazza squartata dai terroristi(Inventato per l'occasione,tra l'altro, o il finale in cui-Incredibile!_è lei ad aver intervistato lui, e i ruoli si sono invertiti.....
Ma non era proprio "Fargo" ad aver dimostrato che il documentare visto con intelligenza ed occhio c(l)inico può essere decisamente"Cinematografico"?Certo, qui ci si basa molto di più sulle parole, ma il punto è proprio questo.
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Ci si poteva aspettare che l'ex killer isterico di "Fargo", passando alla regia, si rendesse conto che, come mostrano i Coen, a volte mettere in scena la logica vuol dire metterne in scena l'insita illogicità.Ed invece questa regia(Le altre non le conosco) ha la pretesa di divertirci e lasciarci un messaggio mettendo in scena che il giornalista si rende conto che la ragazza,no, non è così superficiale ma solo una che-In fondo- ne sa anche più di lui, il tutto affidandosi a trovate come la ragazza squartata dai terroristi(Inventato per l'occasione,tra l'altro, o il finale in cui-Incredibile!_è lei ad aver intervistato lui, e i ruoli si sono invertiti.....
Ma non era proprio "Fargo" ad aver dimostrato che il documentare visto con intelligenza ed occhio c(l)inico può essere decisamente"Cinematografico"?Certo, qui ci si basa molto di più sulle parole, ma il punto è proprio questo.Meglio a questo punto "La stazione" di Rubini, che almeno in uno spazio claustrofobico lascia intuire il triangolo e le sue implicazioni.
E dire che l'inizio era promettente:il gustoso duetto tra Buscemi ed un altro personaggio,nela contraposizione tra il "Vivo" della parola ed un altra figura "Statica" che dà un idea della "Morte", ricorda i momenti più gustosi del (Bruttino) "Coffee and cigarettes".
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