elia
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lunedì 19 dicembre 2005
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wow!
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Cupo, vivace, divertente. Quasi due ore di intrattenimento, nel senso migliore del termine, ci vengono regalate da questo remake. Ogni sequenza tiene alta l'attenzione dello spettatore, grazie alla sicura efficacia degli attori, tutti in parte.
Il gruppo-non gruppo, in balia di sospetti, tentate fughe e tradimenti riesce ad andare in fondo e sconfiggere i cattivi.
Sequenze di dialoghi azzeccate per ironia e ritmo ed immagini tanto claustrofobiche quanto coinvolgenti.
Un film dove muore la ragazza brava e seria, per mano di un Byrne bravo e spietato, e si salva quella bona ed intrigante e dove il cattivo Bishop riesce a fuggire, merita un'altra mezza stella in più.
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(di trofio)
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davide chiappetta
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mercoledì 25 gennaio 2012
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detroit come los angeles
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Il setting del film di Richet è Detroit, e non più Los Angeles come nel film di Carpenter, ovvero la metropoli americana più gravida di banlieues, che sono porzioni di tessuto urbano adeguatamente innestate nel nucleo della città, ben altra cosa rispetto alle cellule autonome losangeline, uno dei principali centri di smistamento della musica hip-hop maggiormente compromessa con l'ambiente gangsta, che quando viene ripresa in notturna fa veramente paura.
L'assedio su cui si costruisce il film, che come nell'originale carpenteriano sottopone la dicotomia buoni/cattivi a frequenti e imprevisti ribaltoni, è poi, sempre in un'analisi a posteriori, una vera e propria dichiarazione di poetica. Inutile spaccare il capello in quattro con la ricerca di improbabili sfumature di senso: per Jean-François Richet, il poliziotto è marcio fino al midollo, e l'intero corpo di polizia è un coacervo delle più triviali abiezioni umane, fra corrotti, assassini, traditori e vigliacchi; il "migliore" di tutti, per intenderci, è il Sergente Jake Roenick interpretato da Ethan Hawke (bella interpretazione la sua, così lontana dagli stereotipi dei suoi titoli abituali), comandante del Distretto 13 e piantone notturno dello stesso, assieme a un manipolo di altri disperati, durante un'infuocata notte di Capodanno, nel corso della quale capita di tutto, dalla "visita a sorpresa" di un prigioniero eccellente, uno dei più efferati boss della mala locale, all'attacco inatteso dei suoi amici poliziotti, decisi a farlo fuori prima che parli durante il processo e faccia alcuni nomi: ebbene, Roenick è un pavido complessato, che si rifugia dietro l'aria da smargiasso per mascherare il senso di colpa derivante dalla morte di un suo collega da lui inavvertitamente causata (la sequenza iniziale, che narra l'episodio in questione, è tra le più riuscite del film); i suoi colleghi, i nemici, gli avventori più o meno occasionali del distretto (compresa la bella psicologa Maria Bello affetta da una mania ossessivo-compulsiva che la obbliga a pronunciare a raffica una serie di numeri per non perdere il filo dei propri pensieri) sono tutti, chi in un modo chi in un altro, messi peggio di lui.
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Il setting del film di Richet è Detroit, e non più Los Angeles come nel film di Carpenter, ovvero la metropoli americana più gravida di banlieues, che sono porzioni di tessuto urbano adeguatamente innestate nel nucleo della città, ben altra cosa rispetto alle cellule autonome losangeline, uno dei principali centri di smistamento della musica hip-hop maggiormente compromessa con l'ambiente gangsta, che quando viene ripresa in notturna fa veramente paura.
L'assedio su cui si costruisce il film, che come nell'originale carpenteriano sottopone la dicotomia buoni/cattivi a frequenti e imprevisti ribaltoni, è poi, sempre in un'analisi a posteriori, una vera e propria dichiarazione di poetica. Inutile spaccare il capello in quattro con la ricerca di improbabili sfumature di senso: per Jean-François Richet, il poliziotto è marcio fino al midollo, e l'intero corpo di polizia è un coacervo delle più triviali abiezioni umane, fra corrotti, assassini, traditori e vigliacchi; il "migliore" di tutti, per intenderci, è il Sergente Jake Roenick interpretato da Ethan Hawke (bella interpretazione la sua, così lontana dagli stereotipi dei suoi titoli abituali), comandante del Distretto 13 e piantone notturno dello stesso, assieme a un manipolo di altri disperati, durante un'infuocata notte di Capodanno, nel corso della quale capita di tutto, dalla "visita a sorpresa" di un prigioniero eccellente, uno dei più efferati boss della mala locale, all'attacco inatteso dei suoi amici poliziotti, decisi a farlo fuori prima che parli durante il processo e faccia alcuni nomi: ebbene, Roenick è un pavido complessato, che si rifugia dietro l'aria da smargiasso per mascherare il senso di colpa derivante dalla morte di un suo collega da lui inavvertitamente causata (la sequenza iniziale, che narra l'episodio in questione, è tra le più riuscite del film); i suoi colleghi, i nemici, gli avventori più o meno occasionali del distretto (compresa la bella psicologa Maria Bello affetta da una mania ossessivo-compulsiva che la obbliga a pronunciare a raffica una serie di numeri per non perdere il filo dei propri pensieri) sono tutti, chi in un modo chi in un altro, messi peggio di lui. Con l'unica, significativa eccezione del Marion Bishop di Laurence Fishburne, il granitico boss che è il motore e in fondo l'anima nera dell'intero racconto.
Grande merito di Richet è quello di costruire un remake corretto ma non pedissequo, che rispetta l'anima western dell'originale, e ne evira tutta la componente metafisica, conferisce ai cattivi delle fisionomie e delle motivazioni (anche se perde l'originalità del film di Carpenter, bellissimo in quanto non spiegava niente). Soprattutto, si impadronisce di una messa in scena sorprendentemente hawksiana, scruta con attenzione la topografia ristretta del teatro dell'azione e ne esalta gli spazi in funzione espressiva: valga per tutti l'esempio della dicotomia dentro/fuori, iconicizzata dalla contrapposizione fra l'interno del distretto e il cortile, rispettivamente il luogo della "relativa" sicurezza e il luogo/miraggio della libertà/fuga ma anche della morte efferata e violenta. Lo scheletro di "Un dollaro d'onore" rimane sepolto sotto una coltre di proiettili, ma lo spirito latente nichilista e al tempo stesso sottilmente morale è grossomodo lo stesso.
L'ottimo direttore della fotografia Robert Gantz è lo stesso di "Mindhunters" di Renny Harlin, e dimostra ancora una volta di trovarsi a proprio agio con le atmosfere notturne e malate.
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cianoz
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mercoledì 22 agosto 2012
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pessimo ennesimo remake
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Questo remake di Assault on precinct 13 è un concentrato di frasi fatte, stereotipi e scene "tipo" scopiazzate alla peggio da qualsiasi film poliziesco sia stato fatto. Storpiatura orrenda del film originale di Carpenter il quale, pur non essendo stato un capolavoro, aveva una identità e una certa originalità. Questo invece è una bruttura unica sotto tutti i punti di vista. La caricatura del poliziotto che vive disturbato mentalmente e nel senso di colpa in seguito a un episodio che ha visto perire la sua squadra qui rasenta il ridicolo.
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Questo remake di Assault on precinct 13 è un concentrato di frasi fatte, stereotipi e scene "tipo" scopiazzate alla peggio da qualsiasi film poliziesco sia stato fatto. Storpiatura orrenda del film originale di Carpenter il quale, pur non essendo stato un capolavoro, aveva una identità e una certa originalità. Questo invece è una bruttura unica sotto tutti i punti di vista. La caricatura del poliziotto che vive disturbato mentalmente e nel senso di colpa in seguito a un episodio che ha visto perire la sua squadra qui rasenta il ridicolo. La recitazione di Ethan Hawke fa ammutolire per la pochezza espressiva e la totale incapacità di impersonare una delle figure classiche nei film polizieschi, lo sbirro rude, sicuro di se, in eterno conflitto interiore. Una patetica imitazione di un qualche Bruce Willis. C'è da chiedersi com'è che si può diventare attori famosi recitando da cani come costui. Misteri di Hollywood. I dialoghi sono quasi sempre di una scontatezza e una banalità sconfortante, irritante. Non si salva niente, a parte il bel vedere delle due belle e sexy presenze femminili.
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themaster
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mercoledì 26 agosto 2015
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buono, ma un insulto rispetto all'originale
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Per chi non avesse visto Distretto 13-Le Brigate della Morte del "Maestro" (è questo l'appellativo con cui mi rivolgo a John Carpenter) e avesse visto solamente questo remake ho un solo consiglio GUARDATEVI L'ORIGINALE poichè quello è un film totale,girato benissimo da Carpenter e che regala degli spunti politici,oltre al messaggio socialista molto intelligente veramente da leccarsi i baffi,questo Assault on Precint 13 rimane un action gradevole girato benino ma che non ha nulla a che fare con l'originale,nonostante si veda l'amore per Carpenter da parte dello sceneggiatore James DeMonaco che in seguito dirigerà i b-movie carpenteriani e molto belli The Purge e The Purge Anarchy,rimane un film che ammazza la politica carpenteriana,in quanto della politica non v'è traccia,cosa non fondamentale in un action,ma provate ad andare da un cinefilo e difnire Distretto 13 di Carpenter come un semplice action e vedete cosa vi fa,ma che per l'appunto dava al film del maestro quel qualcosa in più.
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Per chi non avesse visto Distretto 13-Le Brigate della Morte del "Maestro" (è questo l'appellativo con cui mi rivolgo a John Carpenter) e avesse visto solamente questo remake ho un solo consiglio GUARDATEVI L'ORIGINALE poichè quello è un film totale,girato benissimo da Carpenter e che regala degli spunti politici,oltre al messaggio socialista molto intelligente veramente da leccarsi i baffi,questo Assault on Precint 13 rimane un action gradevole girato benino ma che non ha nulla a che fare con l'originale,nonostante si veda l'amore per Carpenter da parte dello sceneggiatore James DeMonaco che in seguito dirigerà i b-movie carpenteriani e molto belli The Purge e The Purge Anarchy,rimane un film che ammazza la politica carpenteriana,in quanto della politica non v'è traccia,cosa non fondamentale in un action,ma provate ad andare da un cinefilo e difnire Distretto 13 di Carpenter come un semplice action e vedete cosa vi fa,ma che per l'appunto dava al film del maestro quel qualcosa in più.
Questo Assault on Precint 13 ha diversi lati positivi tra cui dei personaggi molto cazzuti tra cui spicca Ethan Hawke che si diverte a fare questi piccoli film e si vede,un attore che si muove con disinvoltura e maestria da ruoli impegnati a ruoli più scanzonati e cazzuti,qui ha dato un'ottima prova insieme a Maria Bello,cui cognome non fu mai più azzeccato dato che è bellissima e anche brava e qui,nonostante sia sopra le righe è anche molto cazzuta,in questo remake tutti i personaggi sono sopra le righe e sfiorano tutti una punta piacevolemnte trash che non guasta e mi riferisco a Lawrence Fishburne che qui è stato cazzutissimo e bravo anche nelle scene d'azione.
La regia come dicevo è senza infamia e senza lode tuttavia ho apprezzato la fotografia,molto fredda e che aumenta la sensazione di disagio,questo unito a delle scene action anche girate benino e ad un lato tecnico accettabile salvano la baracca e ne esce un film divertente ma che non ha nulla a che spartire con il film originale,mentre nel pimo l'eroe era il poliziotto di colore e il criminale Napoleone era bianco qui si invertono i ruoi e tutta la magia si esaurisce,tuttavia ci sono anche dei dialoghi abbastanza ispirati.
In sintesi un film su cui non c'è molto da dire,un thrillerino action gradevole,ma nulla di più. Senza infamia e senza lode. Voto 6.5/10
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filippo catani
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domenica 24 gennaio 2016
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remake senza senso e action terrificante
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Detroit ultima notte dell'anno. La città è sconvolta da una tremenda bufera di neve e un gruppo di criminali, tra cui un pericolosissimo boss in combutta con poliziotti corrotti, viene trasferito nel dismesso distretto 13 dove pochi poliziotti dovranno affrontare l'impossibile.
Questo film si candida tranquillamente ad essere uno dei peggiori remake della storia del cinema e anche come action non dice nulla di nuovo. Da una parte poliziotti corrotti armati fino ai denti. Dall'altra un gruppetto di guardie carcerarie, una segretaria e una psicologa che cercano di resistere e stipulano una insolita alleanza con il terribile boss. Ecco mescolando questi ingredienti vengono fuori le solite sparatorie, le solite frasi a effetto e colpi di scena telefonati.
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Detroit ultima notte dell'anno. La città è sconvolta da una tremenda bufera di neve e un gruppo di criminali, tra cui un pericolosissimo boss in combutta con poliziotti corrotti, viene trasferito nel dismesso distretto 13 dove pochi poliziotti dovranno affrontare l'impossibile.
Questo film si candida tranquillamente ad essere uno dei peggiori remake della storia del cinema e anche come action non dice nulla di nuovo. Da una parte poliziotti corrotti armati fino ai denti. Dall'altra un gruppetto di guardie carcerarie, una segretaria e una psicologa che cercano di resistere e stipulano una insolita alleanza con il terribile boss. Ecco mescolando questi ingredienti vengono fuori le solite sparatorie, le solite frasi a effetto e colpi di scena telefonati. Peccato mettere nel tritacarne attori come Hawke (quì sottotono) e Fishburne la cui interpretazione potrebbe davvero l'unica cosa da salvare. Evitabilissimo.
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