paolo ciarpaglini
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lunedì 26 marzo 2007
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bellissimo.
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Il cast è stellare, le interpretazioni altrettanto. Tratto dal best-seller ed omonimo romanzo di Philip Roth, il film narra una grande vicenda umana. Quella di un professore anticonformista, che si vede liquidato dalla commissione dell'università dove lavora dopo aver apostrofato, un paio di studenti eternamente assenti, come due Zulù. Il professore non ha mai veduto questi e non può quindi sapere, che uno di essi è di colore. Le conseguenze sono disastrose; viene accusato di discriminazione razziale, e in un 'processo' sommario indetto dalla commissione scolastica, proprio lui, nelle cui vene scorre sangue di colore, (nonostante la pelle bianca), viene espulso. In seguito alla vicenda sua moglie viene colta da un malore, e muore.
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Il cast è stellare, le interpretazioni altrettanto. Tratto dal best-seller ed omonimo romanzo di Philip Roth, il film narra una grande vicenda umana. Quella di un professore anticonformista, che si vede liquidato dalla commissione dell'università dove lavora dopo aver apostrofato, un paio di studenti eternamente assenti, come due Zulù. Il professore non ha mai veduto questi e non può quindi sapere, che uno di essi è di colore. Le conseguenze sono disastrose; viene accusato di discriminazione razziale, e in un 'processo' sommario indetto dalla commissione scolastica, proprio lui, nelle cui vene scorre sangue di colore, (nonostante la pelle bianca), viene espulso. In seguito alla vicenda sua moglie viene colta da un malore, e muore. Inizia così un calvario che porterà Douglas Sirk (uno strepitoso Anthony Hopkins), prima all'incontro con lo scrittore in crisi creativa (Gary Sinise), con cui instaurerà un rapporto di profonda amicizia, poi al fatale ma travolgente legame, con una giovane, bellissima Nicole Kidman. Riaprirà per lei 'porte' lasciate troppo a lungo chiuse, intraprendendo così un cammino, seppur tardivo, alla riscoperta di se stesso. La ragazza, ha alle spalle un matrimonio fallito con un reduce del Vietnam (Ed Harris), squilibrato e deciso ad ucciderla. Hanno avuto due figli, morti entrambi in tenera età nell'incendio della casa. Ha subito sevizie dal patrigno ancora ragazzina, quando a 14 anni se ne andò da casa. Insomma una 'giovane' ragazza, ma che già ha esperito sulla propria pelle, e psiche, tutto il peggio della vita. La sua è una personalità estremamente introversa, 'difficile' da comprendere, ed è in questo che Sirk compie una sorta di miracolo, i due divengono complementari. Il passato di entrambi torna lentamente a galla, ma le conseguenze saranno spietate quanto inevitabili. Ambedue muoiono nell'incidente provocato da Harris, lanciatosi di proposito contro la loro macchina con il fuoristrada, Sirk per evitare l'impatto finisce fuori strada, in un laghetto ghiacciato, è la fine per entrambi. Tragica, ma preceduta da un lasso di tempo che restituisce loro una identità e felicità mai sperimentate prima. Nel bellissimo, quanto tragico finale, lo scrittore amico di Sirk ormai 'ritrovatosi' ed intenzionato a fare della storia un romanzo, mentre stà guidando vede sul ciglio della strada, parcheggiata, la jeep dell'omicida ancora in libertà, poichè non vi è nessuna prova per accusarlo dell'accaduto. Sinise scende dalla macchina, ed in lontananza intravede sul lago ghiacciato Harris intento a pescare. Gli si avvicina con grande coraggio: "come va la pesca?". Il breve dialogo tra i due è il degno finale per un film intensissimo. Imperdibile!. Magistrale regia, grandiosi interpreti.
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mario ausoni
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sabato 15 marzo 2008
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straordinario il romanzo
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avere l'ardire di cimentarsi con la trasposizione cinematografica di un romanzo così denso e composito quale quello di roth è comunque commendevole, da rispettare aprioristicamente. Traslare le pagine piene di introspezione, di indagine invasiva rese con maestria dell'autore americano, è forse cosa ardua, che non aderisce al linguaggio della celluloide. Cio non dimeno ammirevole il lavoro di condensazione, nel film, enfatizzando questa storia tremenda, eponima di un epoca, la nostra, dove l'ipocrisia è l'assoluta portagonista.
accettare il ludibrio della propria università, colleghi, discenti, pur di non ammettere le prorpie radici: è il destino di coleman silk, forse uno dei personaggi più riusciti degli ultimi cinquant'anni di letteratura, sulla sua carne passano secoli e secoli di pregiudizi, discrimazioni razziali.
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avere l'ardire di cimentarsi con la trasposizione cinematografica di un romanzo così denso e composito quale quello di roth è comunque commendevole, da rispettare aprioristicamente. Traslare le pagine piene di introspezione, di indagine invasiva rese con maestria dell'autore americano, è forse cosa ardua, che non aderisce al linguaggio della celluloide. Cio non dimeno ammirevole il lavoro di condensazione, nel film, enfatizzando questa storia tremenda, eponima di un epoca, la nostra, dove l'ipocrisia è l'assoluta portagonista.
accettare il ludibrio della propria università, colleghi, discenti, pur di non ammettere le prorpie radici: è il destino di coleman silk, forse uno dei personaggi più riusciti degli ultimi cinquant'anni di letteratura, sulla sua carne passano secoli e secoli di pregiudizi, discrimazioni razziali. rinnegare il proprio passato con una così inconcussa tenacia, innamorarsi di una donna più giovane di lui, così priva di quella saggezza e levatura mentale che tanto sudore è costato al nostro coleman, eppur così vicina a quella sua voglia di vita, di sofferenza, del sangue della coerenza. La scena più bella: coleman che balla insieme allo scrittore zuckerman, nel chiaroscuro della luna, questo significa amare ancora la vita, nonostante gli abbia lasciato il triste epilogo di essere cacciato dalla sua università, che tanto prestigio coleman le aveva ridato, solo per avere frainteso una parola:ZULU... E QUEL LICENZIAMENTO è COSTATO LA VITA ALLA MOGLIE, che non è riuscita a sopportare solo immaginarsi il dolore che stava per scaraventarsi sul marito.
invece coleman si è rialzato ha affrantato impavido l'onta di sentirsi dare dell'ignobile razzista, prorpio lui che da una famiglia di neri proveniva, e accetto quella umiliazione pur sapendo che sarebbe bastato rivelare le proprie origine per spegnere quelle pretestuose accuse.
grandioso.....
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ashtray_bliss
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giovedì 28 maggio 2015
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la macchia indelebile.
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La macchia umana è un film denso, sia dal punto di vista dei contenuti, che dei sentimenti. E' un film complesso, dalle mille sfaccettature e che si presta a molteplici interpretazioni, ma al di sopra di ogni cosa, è un film-manifesto, una protesta fulminante che non può e non deve lasciare impassibile lo spettatore, senza stimolarlo, spronarlo a pensare, riflettere, arrabbiarsi e persino indignarsi. Perchè la pellicola firmata Benton, ispirata a un grandioso romanzo omonimo di Tim Roth, è un pugno nello stomaco diretto alla società perbenista ma ipocrita, una aspra critica all'establishment e al politically correct di facciata ma privo di contenuti, significati o valori a cui ancorarsi; una contestazione asciutta e concisa, ma non per questo muta o indifferente, che osa andare contro ai pregiudizi ed abbattere gli stereotipi sociali, razziali, educativi.
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La macchia umana è un film denso, sia dal punto di vista dei contenuti, che dei sentimenti. E' un film complesso, dalle mille sfaccettature e che si presta a molteplici interpretazioni, ma al di sopra di ogni cosa, è un film-manifesto, una protesta fulminante che non può e non deve lasciare impassibile lo spettatore, senza stimolarlo, spronarlo a pensare, riflettere, arrabbiarsi e persino indignarsi. Perchè la pellicola firmata Benton, ispirata a un grandioso romanzo omonimo di Tim Roth, è un pugno nello stomaco diretto alla società perbenista ma ipocrita, una aspra critica all'establishment e al politically correct di facciata ma privo di contenuti, significati o valori a cui ancorarsi; una contestazione asciutta e concisa, ma non per questo muta o indifferente, che osa andare contro ai pregiudizi ed abbattere gli stereotipi sociali, razziali, educativi.
In altre parole, un prodotto tosto e audace che mette a nudo l'ipocrisia e l'insicurezza umana con tutti i suoi limiti e paradossali contraddizioni, che ognuno di noi singolarmente cela inevitabilmente, e riesce a mettere a segno tematiche spinose ma più che mai attuali, coinvolgendo pienamente lo spettatore e ponendolo di fronte a questioni importanti. Al cuore della questione c'è comunque il tema dell'identità e della riconcilliazione con se stessi, un leit-motif che permea tutta la pellicola e che ci ricorda l'inestimabile importanza e l'indelebile peso di chi siamo; la nostra identità social-culturale (ma anche etnica) ci guida e talvolta i nostri invani tentativi di mascherarla e cammuffarla ci si rivoltano contro, tornando prepotentemente a galla e costringendoci ad un doveroso confronto, una resa dei conti sia col nostro passato che col presente; ovvero con noi stessi in primis e con gli altri di conseguenza. La nostra identità non è un optional e nemmeno una pelle di cui possiamo spogliarci di proposito ma rappresenta un insieme di concetti che l'individuo si autoconferisce ma che vengono anche attribuiti dalla società nellla quale viviamo e interagiamo ma solitamente e ancor prima vengono coltivati nel ambiente famigliare.
Date queste premesse il film segue le gesta e la vita di Coleman Silk, un noto professore al Athena College del New England ormai prossimo alla pensione, il quale inaspettatamente si vede oggetto di false accuse di razzismo. Egli stesso infatti si riferisce a due studenti del suo corso -di Tragedia Greca- come "spooks" a causa del loro perenne assenteismo (NB: la parola "spooks" nella versione italiana è stata adattata come ''zulu''. In realtà il lemma ''spooks'' si riferisce a dei fantasmi, spettri o entità spirituali in generale ma è anche un termine peggiorativo per indicare le persone nere). Caso vuole infatti che gli studenti incriminati siano persone di colore e ciò innesta il meccanismo antirazzista che si ritorce contro il professore che da lì a breve perde il lavoro e la sua brillante carriera viene danneggiata da queste insulse ed ingiuste accuse.
La tragedia personale di Silk continua quando sua moglie muore a causa di un infarto non appena apprende la notizia del licenziamento del coniuge e delle motivazioni dietro quest'azione.
A quel punto Silk si ritrova ad interpretare una personalissima versione da antieroe come in una moderna tragedia greca, quelle che tanto amava insegnare al College e di cui cercava di trasmettere l'amore e la passione ai suoi studenti. Silk inizia difatti a mettersi progressivamente contro la società perbenista (ma ipocrita) della fine degli anni '90, iniziando una relazione turbolenta e complicata con una donna, Faunia, che socialmente e culturalmente si trova agli antipodi. Faunia infatti ha molti meno anni di Silk, non ha pressochè alcuna base culturale e si divide le giornate lavorando sia da cameriera che da donna delle pulizie (nello stesso College dove insegnava Silk) ma anche come mungitrice in una fattoria tenuta da una coppia di lesbiche. Rappresentando in toto la quintessenza di un soggetto ai margini della società, una persona fallita e fallimentare che dovrebbe servire solo come esempio da evitare. Eppure Faunia, dal basso della sua estradizione sociale, diventa proprio un faro di speranza e di felicità per Coleman. La loro relazione clandestina non solo viene condannata dalla società, chiusa di vedute e fortemente classista, ma viene anche ostacolata dal matrimonio della donna con un ex soldato che ha servito la patria in Vietnam e tornato in America mostra chiari segni di squilibrio psicologico, dovuto in parte anche al tragico passato che ha segnato entrambi i coniugi. In tutta questa situazione di insicurezza e precarietà l'unico onesto esempio di solidarietà ed amicizia viene rappresentato dal personaggio di Zuckerman, lo scrittore con il quale Silk stringerà sempre più un rapporto solidale e costruttivo. Zuckerman è l'elemento chiave sia nel libro che nel film, essendo lui la voce narrante della storia e anche colui che ci permette di avere una veduta più ampia della situazione e che ci permette di trarre degli spunti riflessivi significativi sugli argomenti narrati.
Parallelemente però al seguire le vicende presenti di Coleman Silk, e mentre assistiamo alle sue numerose macchie di cui decide deliberatamente di 'sporcarsi' osando contrastare i dettami di una società ottusa e moralista, abbattendo progressivamente muri e taboo, la sceneggiatura ci permette di osservare il suo passato, permettendoci di ottenere una veduta a 360 gradi di ampiezza e mettendoci di fronte alla questione bollente proposta dal film: La ricerca e il conflittuale rapporto con la propria identità e come quest'ultima talvolta possa rappresentare un fardello, un peso indelebile dal quale però è impossibile distaccarsi totalmente. Coleman Silk ha infatti un segreto che porta con se sin dalla giovane età; lui è un afro-americano (cosa che rende ancor più invalida l'accusa iniziale) seppur dalla pelle bianca, il quale per sormontare il dilagante razzismo che caraterizzava l'epoca in cui fu un giovane studente del college egli stesso negli anni '40, decide di nascondere al mondo intero la sua vera identità (personale e sociale) facendosi passare prima per un bianco e poi per un ebreo, in modo da poter usufruire degli ovvi privilegi legati al colore ed etnia predominanti in America e poter accedere più facilmente nei ruoli di potere e prestigio; permettendosi di pavimenntarsi la strada di una brillante carriera accademica. Man mano che procede lo svilluppo del racconto il film si focalizza anche sui complessi di inferiorità e in generale il difficile e turbolento rapporto che Coleman coltiva nei confronti della sua gente e in particolare della sua famiglia. Tale contrasto tra identità, accettazione e senso di apparteneza porteranno Cole alla dolorosa (e col tempo rimpianta) decisione di troncare tutti i rapporti con i membri famigliari, in particolare con la madre alla quale era legato ma faticava ad alimentare e solidificare il proprio rapporto.
La trama è generalmente ben costruita grazie ad una solida sceneggiatura (con un libro che funge da sceletro della narrazione) e una schietta, fredda e cupa fotografia; il ritmo che scandisce il susseguirsi di scene è lento ma mai noiso, ben calibrato in modo da alimentare costantemente l'interesse e stimolare la curiosità dello spettatore. I personaggi sono ben strutturati e psicologicamente sono ben delineati: complessi, contraddittori, tragici. Tutti hanno in comune un passato doloroso dal quale vorrebbero distaccarsi anche se lui torna dirompente nelle loro vite, scompigliandole ulteriormente.
Il finale, per la coppia Coleman e Faunia, segue i dettami più convenzionali e classici della tragedia, risultando catartico e redentivo, in grado di liberarli dai segreti e pesi interiori che li incatenavano ad una esistenza cupa e costringendoli a vivere in bilico tra il rimorso e il rimpianto muovendosi all'interno di una società in apparenza aperta e solidale, ma vittima di forti pressioni (e pregiudizi) social-razziali. In tale contesto i due protagonisti si ribellano al mondo proprio come gli eroi delle tragedie classiche, uscendone vincitori anche se in apparenza vinti. Cruciale il ruolo dello scrittore Zucherman (alter ego di Roth) il quale si assume il ruolo di narratore ed è colui che aiuta a dare un giudizio definitivo ai personaggi, riscrivendo e riedificando la storia personale di Coleman Silk facendolo 'uscire di scena' in maniera più che positiva e ristabilendo la simpatia degli spettatori nei confronti del personaggio.
Dal punto di vista recitativo gli attori sono in stato di grazia e vi incontriamo una strabiliante Kidman che veste in modo autentico e verosimile anche le vesti di una umile e ignorante donna delle pulizie dal passato turbolento. Favolosa la scena di Faunia che parla al corvo in gabbia, col quale si identifica, e dove riesce a esprimere se stessa senza paure di essere a sua volta giudicata. Hopkins sempreverde, convincente, sopra le righe quanto basta senza mai eccedere o risultare caricaturale dona al suo Cole spessore ed emotività.
Meno convincente o incisivo Ed Harris in un ruolo passivo e alquanto scialbo che non gli permette di esprimersi pienamente. Memorabile e simpatico invece il personaggio di Zuckerman, osservatore silenzioso che aiuta principalmente spettatori (e lettori) a formare un giudizio sui personaggi e la storia narrata.
Un film introspettivo e pungente che non descrive solo le ipocrisie della società Americana ma osa scavare nella rete di ipocrisia, menzogne e bugie che ognuno di noi, nel suo piccolo, si crea restandone anche imbrigliato.
Consigliatissimo. 4/5
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dario
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martedì 28 aprile 2015
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pesante
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E' la solita storia del contrasto fra libertà individuale e convenzioni sociali, esasperato dalla realtà americana, fortemente individualista. Philip Roth, nei suoi romanzi, prova ad uscire dalla rigidità puritana del sistema americano, ma lo fa con una dinamica ben diversa da quella del regista Benton. Quest'ultimo parte bene, ma poi fa fatica a sviluppare la storia, perde l filo, assume un tono solenne, si prende troppo sul serio. Gli autori si adeguano all'andazzo alla Tennessee Williams, smarrendosi in compiacimenti teatrali. Roth completamente tradito.
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onufrio
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mercoledì 29 aprile 2015
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chi è coleman silk?
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E' la voce narrante dello scrittore Nathan Zuckerman (Gary Sinise) ad introdurci nel racconto della vita di Coleman Silk (Anthony Hopkins) un professore costretto a dimettersi dall'Università in cui insegna per accuse di razzismo; per tale avvenimento muore la moglie a causa di un malore. Il professore stringe amicizia con Nathan e stringe una relazione sentimentale intrigante con la giovane Faunia (Nicole Kidman). Tratto da un romanzo, "La macchia Umana" pone tanta carne al fuoco come si suol dire, raccontando la storia di un uomo, soffermandosi anche nel periodo giovanile, epoca che traccia un punto importante per il resto della propria vita sino al triste epilogo finale.
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E' la voce narrante dello scrittore Nathan Zuckerman (Gary Sinise) ad introdurci nel racconto della vita di Coleman Silk (Anthony Hopkins) un professore costretto a dimettersi dall'Università in cui insegna per accuse di razzismo; per tale avvenimento muore la moglie a causa di un malore. Il professore stringe amicizia con Nathan e stringe una relazione sentimentale intrigante con la giovane Faunia (Nicole Kidman). Tratto da un romanzo, "La macchia Umana" pone tanta carne al fuoco come si suol dire, raccontando la storia di un uomo, soffermandosi anche nel periodo giovanile, epoca che traccia un punto importante per il resto della propria vita sino al triste epilogo finale.
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paolp78
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domenica 5 luglio 2020
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dramma intenso e scioccante
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Opera complessa che affronta tematiche delicate, spingendosi in profondità.
L'operazione ambiziosa riesce con successo.
A caratterizzare la pellicola si aggiunge un elemento sconvolgente che si manifesta senza essere preceduto da alcuna avvisaglia dopo circa un'ora, quando ormai sembra che la pellicola abbia esaurito la sua forza narrativa e si incammini verso uno strascicato finale. Al contrario l'introduzione di questo nuovo elemento, del tutto straordinario conferisce nuovo vigore all'opera, che prende ancor maggior forza nel finale.
Questa “sorpresa”, che non deve essere svelata, si riverbera su tutta la narrazione con forza dirompente.
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Opera complessa che affronta tematiche delicate, spingendosi in profondità.
L'operazione ambiziosa riesce con successo.
A caratterizzare la pellicola si aggiunge un elemento sconvolgente che si manifesta senza essere preceduto da alcuna avvisaglia dopo circa un'ora, quando ormai sembra che la pellicola abbia esaurito la sua forza narrativa e si incammini verso uno strascicato finale. Al contrario l'introduzione di questo nuovo elemento, del tutto straordinario conferisce nuovo vigore all'opera, che prende ancor maggior forza nel finale.
Questa “sorpresa”, che non deve essere svelata, si riverbera su tutta la narrazione con forza dirompente. Lo spettatore, stupito e disorientato, è costretto a rileggere con un nuovo sguardo tutta la storia fin lì sviluppatasi, conferendo a molti aspetti tutt'altro significato.
Deve dirsi che, indipendentemente da questo effetto sorpresa, la pellicola si fa comunque apprezzare per l'interessante storia proposta, che ruota intorno ad una vicenda amorosa anomala e paradossale per via dell'enorme divario anagrafico che separa i due protagonisti, ma al contempo intensa.
Difficilmente si poteva immaginare di vedere messa in scena in modo tanto forte e convincente una relazione sentimentale tra un uomo ormai anziano ed una giovane donna. Storie con queste caratteristiche solitamente sono ben poco romantiche e talvolta persino riprovevoli o disgustose, eppure non è così in questo caso poichè le tormentate vicende personali che i due amanti hanno alle spalle rendono credibile l'incontro amoroso tra le due anime in pena bisognose ciascuna di reciproco sollievo.
Anche i rapporti familiari, soprattutto tra il protagonista in gioventù ed i genitori, sono descritti in modo toccante.
I due attori protagonisti sono eccezionali. Per Hopkins si tratta di uno degli ultimi grandi film (forse proprio l'ultimo) che lo vedono ancora impegnato nel ruolo principale; la Kidman, che qui esibisce una bellezza particolarmente conturbante, era all'apice della carriera e della notorietà, quando veniva universalmente riconosciuta come la maggiore diva a livello mondiale e non sbagliava un film.
Assolutamente da non perdere.
PS La parte iniziale, quella collegata all'accusa di razzismo, fa molto riflettere sulla superficialità e sulla mancanza di equilibrio della società moderna.
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albydrummer
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martedì 22 febbraio 2011
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bellissimooooo
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Una storia con tutti i migliori ingredienti,fascino,drammatico,commovente,...una storia importante che ti avvolge e fa capire sempre uno dei problemi del pianeta tra i paesi,tra le persone.quello del razzismo. Ottimo film e ben interpretato e ben girato con un pizzico di buona atmosfera.....
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flatout
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mercoledì 20 giugno 2012
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la macchia umana
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Nel 1998, costretto a dimettersi per una pretestuosa accusa di razzismo, il professor Coleman deve affrontare anche la morte della moglie: ne uscirà con l'amicizia con il giovane romanziere Zuckerman e soprattutto per l'amore con la complessata Faunia, che fa la donna delle pulizie dopo aver perso i due figli in un incendio. Ma le ossessioni dell'ex marito della donna, il veterano Lester Farley, saranno fatali alla nuova coppia.
Raccontato dalla voce off di Zuckerman, che rivelerà allo spettatore anche la "macchia umana" cui fa riferimento il titolo, il film scava dietro la faccia del perbenista di un'America che si appassiona al caso Clinton/Lewinsky ma subisce supina i ricatti del "politically correct".
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Nel 1998, costretto a dimettersi per una pretestuosa accusa di razzismo, il professor Coleman deve affrontare anche la morte della moglie: ne uscirà con l'amicizia con il giovane romanziere Zuckerman e soprattutto per l'amore con la complessata Faunia, che fa la donna delle pulizie dopo aver perso i due figli in un incendio. Ma le ossessioni dell'ex marito della donna, il veterano Lester Farley, saranno fatali alla nuova coppia.
Raccontato dalla voce off di Zuckerman, che rivelerà allo spettatore anche la "macchia umana" cui fa riferimento il titolo, il film scava dietro la faccia del perbenista di un'America che si appassiona al caso Clinton/Lewinsky ma subisce supina i ricatti del "politically correct". Benton e lo sceneggiatore Nicholas Meyer aprofondano la ricca materia del romanzo omonimo di Philip Roth ma non ne tradiscono lo spirito di fondo, puntando comunque sul carisma di un gruppo di attori ben assortiti. Niente di più, ma neanche niente di meno di un buon prodotto medio hollywoodiano.
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