samanta
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domenica 21 maggio 2023
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non ridete troppo!
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E' un classico del film comico di produzione francese uscito nel 1966 con la regia di Gerard Oury attore francese (Intrigo a Stoccolma) e regista di varie commedie (Il cervello, Colpo grosso ma non troppo).
Siamo nel 1942 reduce da un bombardamento in Germania un aereo inglese viene colpito dalla contraerea e cade a Parigi si salvano con il paracadute 3 aviatori: Sir Reginald (Therry Thomas comico inglese: Questo pazzo, pazzo, pazzo, pazzo mondo),Peter Cunnigham (Claudio Brook) e Alan McIntosh (Mike Marshall attore americano per molti anni caratterista nel cinema francese). I 3 cadono nei posti più disparati: Sir Reginald nello zoo, Peter cade in un ponteggio sospeso dove l'imbianchino Augustin (Bourvil noto attore: La traversata di Parigi) sta dipingendo una facciata del cortile di una caserma di S.
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E' un classico del film comico di produzione francese uscito nel 1966 con la regia di Gerard Oury attore francese (Intrigo a Stoccolma) e regista di varie commedie (Il cervello, Colpo grosso ma non troppo).
Siamo nel 1942 reduce da un bombardamento in Germania un aereo inglese viene colpito dalla contraerea e cade a Parigi si salvano con il paracadute 3 aviatori: Sir Reginald (Therry Thomas comico inglese: Questo pazzo, pazzo, pazzo, pazzo mondo),Peter Cunnigham (Claudio Brook) e Alan McIntosh (Mike Marshall attore americano per molti anni caratterista nel cinema francese). I 3 cadono nei posti più disparati: Sir Reginald nello zoo, Peter cade in un ponteggio sospeso dove l'imbianchino Augustin (Bourvil noto attore: La traversata di Parigi) sta dipingendo una facciata del cortile di una caserma di S.S., Alan cade sul tetto dell'Operà e si rifugia nel camerino del direttore dell'orchestra Stanislas Le Fort (Louis De Funès bravissimo comico tra i tanti: Un cadavere in fuga); gli aviatori avevano concordato di ritrovarsi nei bagni turchi, parola d'ordine "Tea for Two". Ai bagni si trova solo Sir Reginald, perché Alan non sapendo il francese è rappresentato (malvolentieri) da LeFort e così Peter da Augustin. Equivoci e contrattempi a non finire, poi fuga da Parigi dei 3 inglesi, accompagnati da LeFort, Augustin e da una ragazza Germaine (Colette Brossel) per rifugiarsi nella zona libera.. E' un'incredibile fuga con gli episodi più diversi: il rifugio in un convento di suore, la fuga su un camion guidato da una giovane suore, il pernottamento in un albergo che ospita a loro insaouta anche un comando nazista ed infine il raggiungimento della zona libera a mezzo di 2 alianti che ospitano tutti quanti (salvo Germaine).
Il film nel suo genere è da considerarsi un film cult, nel suo piccolo un vero capolavoro di comicità. Sono circa 2 ore di proiezione senza un attimo di tregua, di azioni incredibili, di equivoci, insomma di ilarità irresistibile. Tra i tanti momenti: l'incontro al bagno turco con Le Fort e Augustin che non si conoscono e tra i vapori canticchiano "Tea for Two" ad un omaccione che assomiglia alla descrizione di Sir Reginald; la scena nell'albergo in cui i 2 fuggitivi mandati in avanscoperta per un equivoco dormono nelle loro stanze con accanto 2 ufficiali tedeschi. E' una comicità spassosa fine e semplice, senza nessuna volgarità, con dialoghi scintillanti e ben congegnati che trascinano ad un riso liberatorio. Senza dubbio il punto di forza del film risiede nei 2 comici francesi e in quello inglese che costituiscono un trio di alto livello che ha dato il meglio di sé, la storia pur prendendo in giro i tedeschi ebbe successo anche in Germania. La fuga da Parigi ci permette inoltre di vedere dei paesaggi della Provincia francese suggestivi in una cornice ben orchestrata di colonna sonora oltre a una bella fotografia.
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elgatoloco
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venerdì 17 maggio 2019
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molto bene, grandi comici, bel film
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Per "La Grande Vadrouille"(1966, Gerard Oury)si può solo dire che la fusione dell'elemento comico(con Bourvil e Louis de Funès, decisamente al meglio dlela loro condizione, tra l'altro nei loro rispettivi ruoli, Bourvil di proletario e de Funès direttore d'orchestra, comunque aristocratico), con quello drammatico, che è il contesto storico, di Parigi occupata dai nazisti e contemporanemente con la presenza brittannica(Seconda guerraMondiale, ovviamente, precisamente estate del 1941), dove la prospettiva del film rispetta la realtà, per cui la collaborazione con gli Inglesi era sempre stata ideale, al di là delle storiche controversie, ormai completamente bypassate dall'intelligenza politica e strategica di Winston Churchill, figura mai abbastanza riconsiderata e riscoperta a livello storico, diplomatico e altro.
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Per "La Grande Vadrouille"(1966, Gerard Oury)si può solo dire che la fusione dell'elemento comico(con Bourvil e Louis de Funès, decisamente al meglio dlela loro condizione, tra l'altro nei loro rispettivi ruoli, Bourvil di proletario e de Funès direttore d'orchestra, comunque aristocratico), con quello drammatico, che è il contesto storico, di Parigi occupata dai nazisti e contemporanemente con la presenza brittannica(Seconda guerraMondiale, ovviamente, precisamente estate del 1941), dove la prospettiva del film rispetta la realtà, per cui la collaborazione con gli Inglesi era sempre stata ideale, al di là delle storiche controversie, ormai completamente bypassate dall'intelligenza politica e strategica di Winston Churchill, figura mai abbastanza riconsiderata e riscoperta a livello storico, diplomatico e altro. Il che non toglie simpatiche battutine ironiche, certo impossbili rispetto ai"Boches", giustamente considerati come arroganti e malvagi occupanti. In questa chiave tutte le gags(imperdibile quella dei cocomeri lanciati contro un convoglio nazi, ma anche lo scambio di letti e camere, con conseguenze ovvaimente quanto fortunatamente evitate per il rotto della cuffia)si inseriscono perfettamente, non sono"giustapposte"o tangenti rispetto al contesto storico, Oltre a Bourvil e de Funés, Therry Thomas, un trio veramente eccezionale, esilarante ma mai disturbante comunque la suspense(pur se la storia e la constatazione del fatto che si tratta di una commedia dovrebbero insegnare che la conclusione non può esserte tragica). Ancora, la presena di Helmut Schneider, Marie Dubois, di qualche altro(a)interprete.E' vero che certi film, tra cui questo, sopravvivono decisamente e fortunatamente ai loro interpreti e autori. El Gato
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elgatoloco
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giovedì 14 maggio 2020
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eccelso film comico-serio
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"la Grande vadrouille"(Gérard Oury, 1966), coproduzione franco-inglese, con una certa presenza, però anche di interpreti gemranici, che interpetano ufficiali e soldati della"Wehrmacht"(e nel film in qualche battuta si richiama la ditinzione tra Wehrmacht e Gestapo, purtroppo mai troppo dicotomica), mostra come nel 1941 ci sia stato un significativo tentativo di liberare Parigi dall'occupazione nazista. Lo si fa in termini"comici", ma mai pedendo di vista la tragica realtà della guerra e dell'occupazione naxista: si mostra come lo spirito antinazista(e di riflesso antitedesco, all'epoca, con qualche coda precedente e successiva, visto che Francia e Germania-un tempo Prussia di guerre ne avevano viste varie, già nel 1700-1800), di rivalsa contro i"Boches"penetrasse fin nelle sublimi marionette del"Guignol".
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"la Grande vadrouille"(Gérard Oury, 1966), coproduzione franco-inglese, con una certa presenza, però anche di interpreti gemranici, che interpetano ufficiali e soldati della"Wehrmacht"(e nel film in qualche battuta si richiama la ditinzione tra Wehrmacht e Gestapo, purtroppo mai troppo dicotomica), mostra come nel 1941 ci sia stato un significativo tentativo di liberare Parigi dall'occupazione nazista. Lo si fa in termini"comici", ma mai pedendo di vista la tragica realtà della guerra e dell'occupazione naxista: si mostra come lo spirito antinazista(e di riflesso antitedesco, all'epoca, con qualche coda precedente e successiva, visto che Francia e Germania-un tempo Prussia di guerre ne avevano viste varie, già nel 1700-1800), di rivalsa contro i"Boches"penetrasse fin nelle sublimi marionette del"Guignol". Poi tutta la parte relativa al pre.fuga, quando i Francesi e anche qualche Inglese(appunto inivato a libetare la Francia, su oridine diretto di WInston Churchill, come sappiamo dalla storia)si trovano alloggiati anche alla"Ortskommandatur", ossia al comando locale a Parigi del"Terzo Reich". e là scmabi di uniformi, di stanze , di cibi, addirittura con l'errata permanenza dei due Francesi nella stanza che ospita due ufficialoni"Nazi". C'è poi anche il tema della guerra guerreggiata, con un'ironia sulla stessa, che però non arriva mai a deridere chi per la patria(possibilmente anche per una patria universale, nel segno della pace, anche se all'epoca tale concezione non era ancora universalmente radicata, purtroppo, ma lo era da tempo nel 1966, anno di realizzane del film, realizzato non a caso a vent'anni dalla fne della Seconda Guerra Mondiale). La fuga è splendida, illustrata nel modo più comicamente consono a quanto si voleva e doveva rappresentare, persino con enormi zucche buttate insieme da Birtitannici e Francesi sugli automezzi bellici dei nazisti, con le ovvie conseguenze immaginabili(sbandamenti, uscite fuoristrada, disastri e incidenti vari). C'è poi il tema dei baffi, considerati simbolo tipico dei Britannici, che il grande Terry-Thomas, agente appunto della Royal Force, è costretto a tagliare per non dare nell'occhio. Tre grandi interpreti , appunto Bourvil(che impersona i Francese del popolo, intelligente ma forse un po'meno acculturato e dotto), Louis de Funés, il francese aristocratico(tra l'altro sembra lo fosse davvero)e appunto Terry-Thomas, beffardo english man forever...Raro esempio di come il cinema comico abbia saputo e potuto rappresentare, in modo del tutto adeguato, la storia e la sua espressione più terribile, il conflitto mondiale unito al folle imperialismo nazista, in una prospettiva di unità europea allora ancora sostanzialmente in nuce, poi realizzatasi diversamente da come i vari Schumann, Adenauer, Degasperi(e lo stesso sir Winston Churchill)avrebbero voluto attuarla. Ma l'utopia, comunque presente a metà anni 1960, anche assieme al realismo nella constatazione della realtà dei due blocchi allora esistenti e della"guerra fredda", era ed è destinata ad infrangersi contro le istanze meramente economiche, finnaziarie anzi, e di birca quanto certo necessaria"Realpolitik"... Per cui il finale gesto di pace del film rimane tuttore soprattutto un auspicio... El Gato
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