paolo 67
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mercoledì 16 novembre 2011
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la dissoluzione dell'impero britannico
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Un piccolo impareggiabile gioiello, un vertice giunto dal cinema di genere e lo "studio system" nelle mani di un artista raffinato come William Wyler e una equipe di strepitosi professionisti. Dal racconto e dalla commedia omonimi di W. Somerseth Maugham un film perfetto, forse il più bello di Wyler (ebbe sette candidature all'Oscar). Più democratici di Maugham, il regista e il suo sceneggiatore Koch (inserito nella "lista nera" nel 1952 e tornato a firmare sceneggiature in Gran Bretagna nel 1961) sono interessati al gioco delle apparenze e della realtà evocato in modo superbo dallo scrittore molto più che al suo messaggio allarmato (e in definitiva classista) sulla ineluttabile crisi dell'Impero Britannico e dei suoi avamposti di civiltà assediati da un mondo oscuro e magnetico.
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Un piccolo impareggiabile gioiello, un vertice giunto dal cinema di genere e lo "studio system" nelle mani di un artista raffinato come William Wyler e una equipe di strepitosi professionisti. Dal racconto e dalla commedia omonimi di W. Somerseth Maugham un film perfetto, forse il più bello di Wyler (ebbe sette candidature all'Oscar). Più democratici di Maugham, il regista e il suo sceneggiatore Koch (inserito nella "lista nera" nel 1952 e tornato a firmare sceneggiature in Gran Bretagna nel 1961) sono interessati al gioco delle apparenze e della realtà evocato in modo superbo dallo scrittore molto più che al suo messaggio allarmato (e in definitiva classista) sulla ineluttabile crisi dell'Impero Britannico e dei suoi avamposti di civiltà assediati da un mondo oscuro e magnetico. Il film riesce al di là delle convenzioni a rendere il cuore di tenebra che si estende dalla foresta tropicale al mondo educato della colonia prossima alla dissoluzione. Il finale conformista fu imposto per ossequio al "Codice Hays" (il romanzo si concludeva con il trionfo del cinismo collettivo). Eccellente la Davis, americana che riesce a intonarsi con un concertato squisitamente britannico.
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luca scialò
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giovedì 21 aprile 2011
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la luna malese illumina i misteri di una donna
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Leslie Crosbie è una donna distinta, moglie di Robert Crosbie, inglese possessore di una piantagione a Singapore, dalla quale si estrae materiale per produrre gomma. Una sera uccide un amico di famiglia e quando la polizia e il marito giungono sul posto, dice di essere stata aggredita e lo ha fatto per autodifesa. Ma da una lettera in possesso della misteriosa moglie dell'assassinato, si scoprirà un'altra verita e per la signora Crosbie non sarà facile venirne fuori.
William Wyler traspone un racconto di Somerset Maugham, già oggetto di una versione cinematografica del 1929 e di altre successive, tra cui due televisive.
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Leslie Crosbie è una donna distinta, moglie di Robert Crosbie, inglese possessore di una piantagione a Singapore, dalla quale si estrae materiale per produrre gomma. Una sera uccide un amico di famiglia e quando la polizia e il marito giungono sul posto, dice di essere stata aggredita e lo ha fatto per autodifesa. Ma da una lettera in possesso della misteriosa moglie dell'assassinato, si scoprirà un'altra verita e per la signora Crosbie non sarà facile venirne fuori.
William Wyler traspone un racconto di Somerset Maugham, già oggetto di una versione cinematografica del 1929 e di altre successive, tra cui due televisive. Il regista americano pone la storia sotto i riflettori di una accattivante luna malese, che con il suo diabolico candore pare condannare la signora Crosby, stanare ogni sua più nascosta inquietudine. Quest'ultima è interpretata da Bette Davis, con le sue proverbiali e indimenticabili espressioni facciali.
Un meraviglioso noir colpito all'epoca dalla censura, con il taglio della scena finale. Per fortuna l'originale è ancora in circolazione, senza quel finale il film sarebbe comunque bello, ma lo spettatore non verrebbe a conoscenza delle misteriose "ombre malesi". Che forse altro non sono che la nostra coscienza.
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samanta
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lunedì 12 luglio 2021
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il delitto non paga ...
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Siamo in Malesia alla vigilia della II guerra mondiale (il film uscì nel 1940), il paese è una colonia inglese, molti inglesi vivono nelle piantagioni o nella città di Singapore, ricreando l'ambiente tipicamente britannico. La regia è di uno dei più grandi registi di Hollywood: William Wyler già nominato all'Oscar (La voce nella tempesta) e che successivamente a questo film ne vinse ben 3 (La signora Miniver, I migliori anni dela nostra vita e Ben Hur) estremamente versatile, affrontò con abilità drammi a forte tinte (Ore disperate), commedie simpatiche (Vacanze romane), colossal, western (La legge del Signore), thriller (Il collezionista), lasciando una forte impronta nel cinema presentando sempre una direzione sicura e senza fronzoli, che rivaluta la personalità della donna e che approfondisce la psicologia dei personaggi.
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Siamo in Malesia alla vigilia della II guerra mondiale (il film uscì nel 1940), il paese è una colonia inglese, molti inglesi vivono nelle piantagioni o nella città di Singapore, ricreando l'ambiente tipicamente britannico. La regia è di uno dei più grandi registi di Hollywood: William Wyler già nominato all'Oscar (La voce nella tempesta) e che successivamente a questo film ne vinse ben 3 (La signora Miniver, I migliori anni dela nostra vita e Ben Hur) estremamente versatile, affrontò con abilità drammi a forte tinte (Ore disperate), commedie simpatiche (Vacanze romane), colossal, western (La legge del Signore), thriller (Il collezionista), lasciando una forte impronta nel cinema presentando sempre una direzione sicura e senza fronzoli, che rivaluta la personalità della donna e che approfondisce la psicologia dei personaggi.
La vicenda è tratta dal racconto The Letter (titolo originale del film) di Somerset Maugham ispirato ad un fatto successo a Kuala Lampur. La pellicola inizia in una piantagione di gomma, dove una donna Leslie (Bette Davis) moglie di un piantatore, uccide a rivoltellate un uomo Hammond anch'egli piantatore; accorrono il marito Robert Crosbie (Herbert Marshall) assente per lavoro e un amico avvocato Howard (Robert Stephenson) ai quali la donna freddamente confessa di avere ucciso perché l'uomo aveva tentato di violentarla. Viene incriminata e sarebbe sicuramente assolta, ma Howard viene a conoscenza e legge la copia di una lettera che Leslie il giorno del delitto scrisse ad Hammond, invitandolo a casa perché il marito è assente. L'originale della lettera è in possesso della moglie malese dell'ucciso (Gale Sondergaard) che chiede 10.000 $ dollari (in valori attuali una somma notevole) per restituirla, Leslie si giustifica con l'avvocato che convince Robert a delegarlo a pagare non rivelando il contenuto esatto della lettera e l'entità della somma che corrisponde a quanto risparmiato dall'uomo. Leslie e Howard portano alla moglie malese dell'ucciso la somma. Leslie al processo, malgrado le sue titubanze viene assolta grazie a una difesa abile e sofferta, ma Robert esprime la volontà di andare via dalla Malesia ed investire il suo capitale in una nuova attività, Leslie è costretta a rivelare la verità non solo che i risparmi sono sfumati ma che da anni era l'amante di Hammond che l'aveva lasciata per la moglie, Leslie poi viene attirata in un agguato fuori casa e uccisa dalla moglie di Hammond.
Il film è un dramma a forti tinte, un noir vero e proprio, una vicenda descritta con perizia dal regista che riesce a condurre un racconto sempre sul filo del rasoio tra la verità e la menzogna, scoprendo gli abissi spesso insondabili dell'animo umano, eccezionale la scena in cui Leslie incontra la moglie malese, le due donne non parlano, ma i loro gesti e gli occhi valgono più di un lungo dialogo. Il film riflette la visione pessimistica di Maugham (vedi ad esempio Il filo del rasoio da cui fu tratto un film con Gene Tierney), accurata è la descrizione psicologica dei personaggi e la qualità della recitazione diretta con bravura da Wyler, bravissima Bette Davis (aveva già vinto 2 Oscar con Paura d'amare e Figlia del vento), merita poi un particolare encomio l'interpretazione dell'avvocato da parte di James Stephenson (noto caratterista: Confessione di una spia nazista, Beau Geste, Il conte di Essex) profondamente diviso tra l'amicizia e la deontologia professionale (distruggere una prova comporta la radiazione dall'albo), il viso dell'attore durante il processo mostra con estrema bravura la profonda angoscia interiore del legale mentre espone la sua arringa di difesa.
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