luigi chierico
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mercoledì 23 aprile 2014
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curioso
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Un film intenso,rarefatto,scabroso. Recitato benissimo dal misantropo protagonista Michel Blanc, nella parte di Mr. Hire, e dalla bella e giovane Sandrine Bonnaire (aveva appena 21 anni),nella parte dell’intrigante Alice. Una buona fotografia riprende spesso i particolari, i dettagli: una mela morsa, uno sguardo scrutatore, una camicetta sbottonata. Ottima la colonna sonora che accompagna la vita solitaria di Mr. Hire nella parte di un voyeur alla scoperta della vita intima della sua dirimpettaia. Non sfugge alla tentazione di vederla a letto a sfogliare un libro di immagini. Ma la tentazione fa l’uomo ladro, così il modesto sarto cuce attorno ad Alice una ragnatela rubandole giorno per giorno i suoi movimenti, i suoi incontri, la sua intimità.
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Un film intenso,rarefatto,scabroso. Recitato benissimo dal misantropo protagonista Michel Blanc, nella parte di Mr. Hire, e dalla bella e giovane Sandrine Bonnaire (aveva appena 21 anni),nella parte dell’intrigante Alice. Una buona fotografia riprende spesso i particolari, i dettagli: una mela morsa, uno sguardo scrutatore, una camicetta sbottonata. Ottima la colonna sonora che accompagna la vita solitaria di Mr. Hire nella parte di un voyeur alla scoperta della vita intima della sua dirimpettaia. Non sfugge alla tentazione di vederla a letto a sfogliare un libro di immagini. Ma la tentazione fa l’uomo ladro, così il modesto sarto cuce attorno ad Alice una ragnatela rubandole giorno per giorno i suoi movimenti, i suoi incontri, la sua intimità. Ma qui il ragno rimane vittima della sua stessa rete.
S’innamora perdutamente della sua graziosa dirimpettaia che, compiacendosi, ma a ragion veduta, non smette di mostrare le sue grazie.
Vivremo con i due principali protagonisti una storia delicatissima d’amore, quanto di un sottile erotismo, di una sensualità mai volgare, in cui i due, Alice e Mr. Hire, nolenti o volenti, si trovano coinvolti. Lui sembra odioso, soggetto di scherno per i suoi vicini e per i bambini del cortile, tuttavia il suo sguardo così curioso e ladro finisce con l’acquistare la simpatia del pubblico, diventa patetico. Anche Alice, accortasi d’essere osservata, sta al gioco, è tenera e generosa, ma dietro al suo atteggiamento si nasconde un interesse.
Se da una parte vi è la colpa di Mr. Hire nell’’osservare di nascosto Alice, mentre si muove e si spoglia nel suo appartamento, dall’altra c’è una ben più grave colpa in lei quella di lasciarsi osservare, guardare, farsi desiderare. La sua colpa è cattiveria.
Cosa si nasconde dietro una finestra senza tenda, aperta allo sguardo indiscreto di un attempato uomo dalla vita appiattita ed insignificante?
Non è solo un film d’amore, è soprattutto un giallo, ma non ci sono James Stewart e Grace Kelly su “La finestra sul cortile”,direi dal color rosa. Dai gialli, anche se non sono di Hitchcock ma di Patrice Leconte c’è da aspettarsi delle sorprese e non sarò io a svelare cosa si nasconde sotto le vesti di Alice.
Certo non è l’ Alice di Walt Disney anche se le sorprese non mancano neanche per chi deve partire per Losanna e non per il paese delle meraviglie
Per la trama, la colonna sonora, l’interpretazione, per la fotografia, per il montaggio per il dialogo accompagnato dal silenzio di chi ha visto e non parla, il film è più che buono, non ottimo perché col tempo lo si dimentica, e ci si chiede: chi sarà mai Mr. Hire?
Chigi chibar22@libero.it
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paola di giuseppe
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giovedì 23 settembre 2010
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insoliti amori e solite vite
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Una firma prestigiosa per la colonna sonora, quella di Nyman,un racconto di Simenon come fonte letteraria,Les fiançailles de Mr. Hire già portato sullo schermo da Duvivier nel ’46,una lettura in chiave psicologica e intimista di un thriller classico tinto di noir,e L’insolito caso di M. Hire si colloca a pieno titolo nel repertorio dei film d’autore,con una scrittura filmica accurata,condotta con mano felice nella costruzione di atmosfere,nel dosaggio dei colori desaturati,freddi,nel gioco di inquadrature claustrofobiche che si alternano ad altre,ampie e raggelate,e infine nella complessità dei personaggi,un uomo e una donna di disarmante ambiguità,sottilmente e puntigliosamente indagati fino a scalfirne la maschera e far emergere un mondo interiore insospettabile.
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Una firma prestigiosa per la colonna sonora, quella di Nyman,un racconto di Simenon come fonte letteraria,Les fiançailles de Mr. Hire già portato sullo schermo da Duvivier nel ’46,una lettura in chiave psicologica e intimista di un thriller classico tinto di noir,e L’insolito caso di M. Hire si colloca a pieno titolo nel repertorio dei film d’autore,con una scrittura filmica accurata,condotta con mano felice nella costruzione di atmosfere,nel dosaggio dei colori desaturati,freddi,nel gioco di inquadrature claustrofobiche che si alternano ad altre,ampie e raggelate,e infine nella complessità dei personaggi,un uomo e una donna di disarmante ambiguità,sottilmente e puntigliosamente indagati fino a scalfirne la maschera e far emergere un mondo interiore insospettabile.
Il giallo diventa quasi una sottotrama,un pretesto per dire altro,parlare di mondi che uno si porta dentro, storie di emarginazione e pregiudizio,forme che l’amore può assumere,assoluto o fasullo,interessato e finto o totalmente vulnerabile e capace di portare alla morte.Legàmi,comunque,che la convivenza fra esseri umani tesse,nel tempo e nello spazio,e ne nascono intrecci,storie da raccontare,vite solitarie, frustrate,che per un attimo si tendono alla ricerca di un vivere diverso.
Stavolta si tratta di un sarto di mezza età,è solo ed ha tutta l’aria di star bene così,non gli piace aver gente intorno.Lui non piace ai vicini,naturalmente,né ai loro odiosi figlioletti che giocano in cortile.
Alice,dirimpettaia giovane e carina,ha dimenticato di mettere tende alle finestre e le pulsioni voyeuristiche di Mr. Hire si rivelano incontenibili e la finestra da cui osservarla in segreto diventa il suo posto preferito.
Però,ed è qui la prima sorpresa,si tratta di amore.
Hire è un ometto sempre vestito di nero,che si sospetti di lui per l’assassinio di una ragazza del quartiere è addirittura scontato e il suo gesto di piccolo eroe del quotidiano consiste nel non rivelare ciò che invece sa e che ha visto per non compromettere l’amata Alice.
Alice, da parte sua,si avvicina a Hire per puro opportunismo, è subito evidente,le interessa sapere cosa lui sa di Emile,il fidanzato da coprire.Ma, sorpresa anche qui,c’è qualcosa in più in questo approccio,un’attrazione che mette a nudo parti del suo “io” insospettabili.
Nessuna indulgenza al romanticismo,a Leconte interessa lavorare alla definizione di tonalità emotive e osservare le interrelazioni fra il testo filmico e quello sonoro offre una buona chiave di lettura, la scelta del quartetto op.25 di Brahms è del regista e Nyman costruisce il tema sonoro elaborando il pezzo classico e facendolo poi convivere con l’originale,quello che M.Hire ascolta mentre osserva Alice nel vano buio della sua finestra.
Per Nyman“La musica non deve essere utilizzata per il suo carattere emozionale ma come un mezzo di identificazione,deve cioè identificare il tempo e il luogo” e dunque affidare alla musica questo impegno di localizzazione della vicenda conta molto in un film in cui tempo e spazio sono solo apparentemente definiti,se è Leconte stesso ad affermare: “Non si può veramente dire a che epoca il film appartenga”.
E’lo schermo il luogo reale ed è il regista a segnarne i confini,quello che mette in scena è lo spazio del non detto,del non realizzato,lo spazio dello sguardo,quello che si nasconde nelle zone d’ombra: “Nel cinema invece spesso tutto è troppo chiaro, si mostra tutto,mentre sono le zone d’ombra quelle interessanti, nel cinema come nella vita”
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