kobayashi
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domenica 29 giugno 2008
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cosa ci fanno questi assassini in giro per strada?
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1995. Mimmo Calopresti, già aiuto regista di Nanni, chiede all'attore romano la partecipazione ad un film che analizza quello che è il difficile percorso di reinserimento nella società degli ex terroristi, che hanno insanguinato l'Italia durante gli anni di piombo con sequestri, sparatorie, gambizzazioni, tentativi di omicidio di leader sindacali. E' quello di un ex manager della Fiat, di cui curava negli anni bui della nostra Repubblica la ristrutturazione, il ruolo che interpreta Moretti. Alberto Sejevo vive con una pallottola nel cervello. Come ho già detto insegna. Negli anni '70 è stato vittima di un tentativo di omicidio che gli ha distrutto la vita. Ne ha causato la separazione dalla moglie, una fortissima introversione e un distacco dal mondo.
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1995. Mimmo Calopresti, già aiuto regista di Nanni, chiede all'attore romano la partecipazione ad un film che analizza quello che è il difficile percorso di reinserimento nella società degli ex terroristi, che hanno insanguinato l'Italia durante gli anni di piombo con sequestri, sparatorie, gambizzazioni, tentativi di omicidio di leader sindacali. E' quello di un ex manager della Fiat, di cui curava negli anni bui della nostra Repubblica la ristrutturazione, il ruolo che interpreta Moretti. Alberto Sejevo vive con una pallottola nel cervello. Come ho già detto insegna. Negli anni '70 è stato vittima di un tentativo di omicidio che gli ha distrutto la vita. Ne ha causato la separazione dalla moglie, una fortissima introversione e un distacco dal mondo. Alienazione e sofferenza, abbruttimento. Un giorno, nella sua Torino, incontra per caso sull'autobus una ex brigatista, Silvia Venturi. La riconosce e tenta di avvicinarla, le parla. Lui si è fatto crescere la barba ed è irriconoscibile. Non capisce come possa essere che chi gli ha sparato sia già in circolazione. Non arriva a capire tutta questa clemenza dello Stato nei confronti di un gruppo di assassini. Cerca di scoprire, almeno, cosa li abbia mossi a tali atti. La risposta del film è laconica: il nulla, la bieca accettazione di un ideale, per loro "... me o un altro non faceva niente ...". I dirigenti d'azienda erano identificati dall'ideologia come i colpevoli, senza processo, di qualche crimine nei cofronti della classe dei lavoratori, di qualcosa di inspiegabile. Il bersaglio non era l'uomo, l'esecutore di politiche aziendali, ma quello che l'uomo rappresentava.
La vita di carcere dei brigatisti è dura, così emerge dal film. Non meno di quella di un uomo distrutto dalla loro violenza, però, che ha visto tramontare la propria vita in giovanissima età. Lo consiglio, magari con un pò di tempo per concedersi un'analisi approfondita delle tematiche e con l'attenzione all'interpretazione di Moretti, che da spessore, forza e una certa ambiguità al suo personaggio. Già perchè di questa brigatista ci si innamora, alla fine. Al di la della ideologia e degli odi immotivati prova un sentimento, che però non riesce a vivere, per la sua carnefice, la compatisce forse, ne comprende l'idiozia e la disperazione. Che poi, alla fine, non è tanto diversa dalla sua. Dal film non emerge un messaggio di lotta e di vendetta. Solo costernazione e tristezza, amarezza e lutto. Un pugno nello stomaco, ma di quelli che fanno bene.
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michel
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venerdì 30 maggio 2008
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… salvo supplementari
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Un professore incontra per strada la terrorista che dieci anni prima cercò di ucciderlo. La segue, si parlano, tentano qualcosa come una riconciliazione, ma le divergenze prevalgono sul desiderio di capire per passare oltre. La vicenda è descritta con tatto e il film trova in N. Moretti e in V.B. Tedeschi due interpreti capaci di dare spessore e ombre ai rispettivi personaggi. Il film ha il pregio di aprire una pagina molto delicata di storia recente, ma è come se appena intavolata la discussione non sapesse più dove andare a parare.
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redhot
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martedì 1 aprile 2008
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perla del trash
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Un film andrebbe giudicato sotto vari aspetti. Una buona recitazione, una trama coinvolgente, finezze artistiche, un concetto potente. Se fosse presente anche solo uno di questi aspetti, il film di Calopresti potrebbe raggiungere le 2 stelle. Ancora una volta un esempio di cinema bieco e angosciante, privo di spunti e consapevoli trovate. Il regista risparmia il pubblico della sua apparizione diretta. I bassifondi del cinema trovano tuguri ancora piu inesplorati.
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lorenzo
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venerdì 30 dicembre 2005
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l'unica cosa che il film rappresenta è il vuoto
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Francamente non mi ha entusiasmato... la trama è ben poco credibile (con questo pedinamento/corteggiamento iniziale che non sa bene neppur lui cosa vuol essere), il dialogo fra i due protagonisti una serie di luoghi comuni che non s'incontrano. Può essere accettabile solamente come una specie di rivelazione del vuoto: di idee, di consapevolezza, di comunicazione, sia a livello umano che politico. Ma ho l'impressione che non fosse questo l'intento del regista. Colpisce, inoltre, l'ottusità delle emozioni e delle argomentazioni espresse da Moretti (la vittima dell'attentato), in ciò, probabilmente, realistica rappresentazione della complexio di aspettative dell'individuo medio: pare dare per scontato un diritto alla propria vita ed integrità fisica, come pure un obbligo di rispetto delle leggi vigenti, e si scandalizza che a qualcuno venga in mente di sparargli in mezzo alla strada.
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Francamente non mi ha entusiasmato... la trama è ben poco credibile (con questo pedinamento/corteggiamento iniziale che non sa bene neppur lui cosa vuol essere), il dialogo fra i due protagonisti una serie di luoghi comuni che non s'incontrano. Può essere accettabile solamente come una specie di rivelazione del vuoto: di idee, di consapevolezza, di comunicazione, sia a livello umano che politico. Ma ho l'impressione che non fosse questo l'intento del regista. Colpisce, inoltre, l'ottusità delle emozioni e delle argomentazioni espresse da Moretti (la vittima dell'attentato), in ciò, probabilmente, realistica rappresentazione della complexio di aspettative dell'individuo medio: pare dare per scontato un diritto alla propria vita ed integrità fisica, come pure un obbligo di rispetto delle leggi vigenti, e si scandalizza che a qualcuno venga in mente di sparargli in mezzo alla strada... sente di aver diritto a delle "spiegazioni" da parte della sua giustiziera!! Ed anche in questo, orse, il film è specchio (molto) involontario di una lettura nichilistica del gregge umano...
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