roberta
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lunedì 20 gennaio 2025
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ben fatto
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L?ho trovato ben fatto ,ottimo lavoro di sceneggiatura,bei dialoghi con frecciatine di riflessioni ?scontate ma non scontate ? quando c?? di mezzo la cara Sicilia. Mi sono piaciuti tutti,non ? un film comico ma la comicit? di Ficarra e Picone entra come smorzante romanzato sempre gradevole.Leggermente lento in alcuni momenti.Bravi e lo consiglio
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uppercut
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domenica 19 gennaio 2025
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abbaglio finale
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Un buon film con una bella sceneggiatura e un impiego degli effetti visivi efficace e misurato. Strepitoso il trio (ormai diventato tale...) ma molto bravi anche gli interpreti secondari, cosa per nulla frequente nel cinema italiano. Peccato il finale... La scena che ci porta al 1880 è lunghissima, inutile, ridondante... Ma perchè tutte quelle inquadrature sul tavolo da gioco, così ben focalizzate da un anziano distante una ventina di metri, dietro a una grata, e non intercettate da nessuno dei presenti? perché quelle reazioni psicologiche? perché la pronuncia di quella sentenza che dà il titolo, tanto solenne quanto incomprensibile? In un film così preciso, un finale che ti lascia scontento, quasi svuotato: tutto 'sto impianto narrativo ed espressivo per arrivare a dire che? che ci siamo presi un abbaglio ad annettere i bari siciliani? che il Nord avrebbe dovuto (o dovrà) educare il Sud a non giocare a carte truccate.
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Un buon film con una bella sceneggiatura e un impiego degli effetti visivi efficace e misurato. Strepitoso il trio (ormai diventato tale...) ma molto bravi anche gli interpreti secondari, cosa per nulla frequente nel cinema italiano. Peccato il finale... La scena che ci porta al 1880 è lunghissima, inutile, ridondante... Ma perchè tutte quelle inquadrature sul tavolo da gioco, così ben focalizzate da un anziano distante una ventina di metri, dietro a una grata, e non intercettate da nessuno dei presenti? perché quelle reazioni psicologiche? perché la pronuncia di quella sentenza che dà il titolo, tanto solenne quanto incomprensibile? In un film così preciso, un finale che ti lascia scontento, quasi svuotato: tutto 'sto impianto narrativo ed espressivo per arrivare a dire che? che ci siamo presi un abbaglio ad annettere i bari siciliani? che il Nord avrebbe dovuto (o dovrà) educare il Sud a non giocare a carte truccate...? sì, stiamo freschi... E poi perché tutta quella scena al manicomio? più ci penso e dico: ma c'era un obbligo contrattuale a raggiungere per forza quel metraggio? Mah.... Sarebbe davvero interessante saperlo. E' come se alla fine... un grandissimo abbaglio.
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(di eleonora cian)
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ivan il matto
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domenica 19 gennaio 2025
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fra "noi credevamo" e "la grande guerra"
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Non è sempre agevole misurarsi con un soggetto storico basato su vicende reali del nostro Risorgimento, lo aveva già fatto Mario Martone con “Noi credevamo” (2010), disilluso bilancio di quel tratto fondamentale della storia patria; ci riprova Roberto Andò con “L’Abbaglio” che, fra tragedia e commedia, rievoca i fatti della “colonna Orsini”, durante la spedizione dei Mille nella Sicilia del 1860. Squadra che vince non si tocca, per cui, a tre anni da “La stranezza”, il regista palermitano ripropone Tony Servillo, nei panni del colonnello Vincenzo Giordano Orsini, insieme al duo comico Ficarra e Picone, una sciagurata coppia di personaggi di fantasia dal ruolo importante nell’economia complessiva del racconto romanzato.
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Non è sempre agevole misurarsi con un soggetto storico basato su vicende reali del nostro Risorgimento, lo aveva già fatto Mario Martone con “Noi credevamo” (2010), disilluso bilancio di quel tratto fondamentale della storia patria; ci riprova Roberto Andò con “L’Abbaglio” che, fra tragedia e commedia, rievoca i fatti della “colonna Orsini”, durante la spedizione dei Mille nella Sicilia del 1860. Squadra che vince non si tocca, per cui, a tre anni da “La stranezza”, il regista palermitano ripropone Tony Servillo, nei panni del colonnello Vincenzo Giordano Orsini, insieme al duo comico Ficarra e Picone, una sciagurata coppia di personaggi di fantasia dal ruolo importante nell’economia complessiva del racconto romanzato. Quindi ancora personaggi storici, qui il Colonnello Orsini, tre anni fa Pirandello, mischiati a personaggi inventati, sempre Ficarra e Picone, qui inaffidabili disertori scansafatiche che, nel sottofinale, sapranno riscattare la loro condizione. Ed ancora un racconto nel racconto, quello ‘dimenticato’ della colonna militare del suddetto colonnello che, effettivamente, guidò una manovra diversiva in Sicilia, che consentì a Garibaldi una più agevole conquista di Palermo, dopo la fondamentale vittoria di Calatafimi. Tutto girato nell’isola, il film di Andò ripropone, anche nei ruoli, lo stesso schema de “La stranezza”, mentre a Servillo spetta il personaggio che vola alto nei valori espressi come nella serietà dell’impegno, a Ficarra e Picone tocca interpretare due furbetti che si barcamenano tra eventi storici più grandi di loro. Un po' come i due imboscati de “La grande guerra” di Mario Monicelli, gli inarrivabili Alberto Sordi e Vittorio Gassman! Non si fermano qui le citazioni, a ben guardare la posa del colonnello Orsini che guarda di spalle, nostalgicamente, Palermo (l’ufficiale vi era nato) prima della conquista garibaldina, ricorda tanto il “Viandante sul mare di nebbia” di Caspar David Friedrich, dipinto simbolo del movimento romantico in senso lato; a significare l’appartenenza del militare a quanti romanticamente ‘ci avevano creduto’ a un’Italia mazzinianamente libera, unita e repubblicana. Restano gli abbagli del titolo che, metaforicamente, si susseguono sullo schermo. Per primo quello effettivamente preso dalle truppe borboniche, che si convinsero di una ritirata di Garibaldi all’interno dell’isola, inseguendolo, quando si trattava della sparuta ‘colonna Orsini’ di cui sopra. Il secondo, quello costruito da Domenico Tricò e Rosario Spitale (Ficarra e Picone) che, nella cittadina di Sambuca, inaspettatamente, salvarono sia la ‘colonna Orsini’ che l’intera spedizione dei Mille, ancora dalle truppe borboniche guidate dal comandante svizzero Jean Luc Von Mechel. Il terzo ed ultimo (?) abbaglio, esplicitamente citato dal protagonista nel finale, a 20 anni dagli eventi raccontati (che ovviamente non riveliamo), con evidenti agganci al tema del “Risorgimento tradito” del già detto “Noi credevamo” o del “Gattopardo” di Luchino Visconti. Pur rigoroso e volenteroso nelle interpretazioni (riconosciamo fra gli altri, Leonardo Maltese, nei panni del tenente Ragusin, il giovane Leopardi televisivo), il film non riesce a ricostruire la magia, così apprezzata, de “La stranezza”, facendo piuttosto pensare a una sorta di ‘minestra riscaldata’…che abbia preso un mezzo abbaglio lo stesso Andò?!
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(di gabriella)
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petri
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sabato 18 gennaio 2025
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deludente
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grande delusione, dopo l'ottimo la stranezza, qui sembra un tentativo di riproporre quelle dinamiche ma senza riuscirci. Peccato.
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melania
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venerdì 17 gennaio 2025
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ne carne ne pesce
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Nè un film storico, nè unfilm comico .... sinceramente non l'ho capito
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sabato 11 gennaio 2025
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continuiamo a raccontare minchiate.
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incominciamo con le MINCHIATE. a Marsala non ci fu battaglia, anzi dopo lo sbarco andarono via verso il feudo di Rampigallo territorio di Salemi. l'indomani a Salemi sotto la regia di Francesco Crispi hanno fatto l'INCIUCIO e l' indomani a Pianto Romano una scaramuccia dove la Storia dice che Garibaldi abbia detto a Nino Bixio QUI SI FA L'ITALIA O SU MUORE.
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(di alex2044)
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sabato 11 gennaio 2025
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una domanda
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Mi piacerebbe sapere che dialetto avrebbero dovuto parlare Garibaldi e Orsini; il primo, che parlava 5 lingue e per guadagnarsi da vivere fece anche l?insegnante d?italiano, il secondo, di antica famiglia nobile e intellettuale che, in seguito alla spedizione, scrisse diversi romanzi. Grazie
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