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maracaibo
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sabato 15 marzo 2025
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tarantino abita anche sul tevere
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Speldida sorpresa ma dovevo aspettarmelo dal regista di Jeeg robot e freak ! Un film dal ritmo incalzante , Senza sbavature, che ti emoziona fino alla fine. Tutti gli attori perfetti e calzanti. Un particolare merito a Giallini che nel ruolo malavitoso romanaccio è davvero subblime. Otima anche la Ferilli. Due attori che io non amo particolarmente ma che qui sono davvero bravi. Una scenggiatura dinamica ( cosa rara nel cinema italiano . Vedi ad esempio Follemente che sebbene costruito con un'idea brillante si affloscia spesso ) e un ritmo tarantiniano ( ed è un superbo complimento). Bellisisimi i numeri di kung fù. Due ore di ritilante visione in una Roma multirazziale inedita.
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Speldida sorpresa ma dovevo aspettarmelo dal regista di Jeeg robot e freak ! Un film dal ritmo incalzante , Senza sbavature, che ti emoziona fino alla fine. Tutti gli attori perfetti e calzanti. Un particolare merito a Giallini che nel ruolo malavitoso romanaccio è davvero subblime. Otima anche la Ferilli. Due attori che io non amo particolarmente ma che qui sono davvero bravi. Una scenggiatura dinamica ( cosa rara nel cinema italiano . Vedi ad esempio Follemente che sebbene costruito con un'idea brillante si affloscia spesso ) e un ritmo tarantiniano ( ed è un superbo complimento). Bellisisimi i numeri di kung fù. Due ore di ritilante visione in una Roma multirazziale inedita. Se il cinema deve intrattenere e far sognare questo film ci è riuscito in pieno. Diffidate dai commenti dei cinefili sempre a caccia del cinema d'autore. Qui è intrattenimenti puro.
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felicity
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domenica 10 agosto 2025
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miscuglio di generi che sa intrattenere
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La città proibita nel suo miscuglio di generi è un film caleidoscopico, ambizioso e risulta innovativo, ma saprà dividere: chi ne godrà appieno, finendo per tifare per la supereroina Mei e intenerirsi nel finale, e chi lo bollerà come un giocattolone ibrido poco riuscito. Una cosa è certa: tra mosse di arti marziali e pasta all’amatriciana, violenza efferata e fughe d’amore, non annoia mai.
E se La città proibita si accende improvvisamente nelle scene di azione, è nell’inseguire in modo ostinato le dinamiche e le atmosfere del mélo che perde di intensità, soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra Giallini e Ferilli e un flashback tutt’altro che necessario.
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La città proibita nel suo miscuglio di generi è un film caleidoscopico, ambizioso e risulta innovativo, ma saprà dividere: chi ne godrà appieno, finendo per tifare per la supereroina Mei e intenerirsi nel finale, e chi lo bollerà come un giocattolone ibrido poco riuscito. Una cosa è certa: tra mosse di arti marziali e pasta all’amatriciana, violenza efferata e fughe d’amore, non annoia mai.
E se La città proibita si accende improvvisamente nelle scene di azione, è nell’inseguire in modo ostinato le dinamiche e le atmosfere del mélo che perde di intensità, soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra Giallini e Ferilli e un flashback tutt’altro che necessario.
Restano le ottime interpretazioni dei due giovani Liu e Borello, un’attenta mappatura cartografica della città e soprattutto la visione sempre sorprendente dell’autore, capace di sperimentare con generi e registri come nessun altro in Italia.
Un certo pressapochismo narrativo costringe Mainetti a ricorrere a scene madri anche quando non ve ne sarebbe bisogno, per di più rincorrendo da un lato la commedia all’italiana e dall’altro il mélo di marca orientale. Di quando in quando il mélange riesce e ci si scopre a trovare conforto in alcune scelte estetiche, ma nella maggior parte dei casi si avverte un senso di disorientamento, come l’omaggio di Mainetti a Vacanze romane con Marcello e Mei che se ne vanno in giro in motorino per le bellezze della Roma antica.
L’impressione è che sperso tra un romanzo criminale e un gongfu vecchio stile galleggi un film interessante, che non ha però mai davvero l’occasione per venire alla luce, finendo per smarrire la strada troppo presto e per perdersi in rivoli secondari e non necessari, come se nulla avesse davvero importanza.
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imperior max
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lunedì 10 marzo 2025
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sol levante e caput mundi in un tripudio di azione, squallore e dolcezza.
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LA CITTA? PROIBITA. Vi ricordate del remake live action Disnei di Mulan? Ecco, cosa c?entra con La citt? proibita? Ovviamente c?entra Yaxi Liu. Solo che allora era la controfigura stunt in un film brutto, qui invece ? stunt e attrice protagonista in un film bello riuscito.
Mei, una donna cinese esperta di arti marziali, ? alla ricerca di sua sorella scomparsa nel quartiere Esquilino a Roma. Trover? per la sua strada Marcello, un giovane cuoco, e destino vuole che le loro vite si intrecceranno in risvolti violenti, tragici e sentimentali. Nel frattempo ci sono i malavitosi Mr. Wang e Annibale che si contendono il quartiere per il controllo della criminalit? tra migranti, prostituzione e sfruttamenti e avranno molto a che fare con i nostri protagonisti.
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LA CITTA? PROIBITA. Vi ricordate del remake live action Disnei di Mulan? Ecco, cosa c?entra con La citt? proibita? Ovviamente c?entra Yaxi Liu. Solo che allora era la controfigura stunt in un film brutto, qui invece ? stunt e attrice protagonista in un film bello riuscito.
Mei, una donna cinese esperta di arti marziali, ? alla ricerca di sua sorella scomparsa nel quartiere Esquilino a Roma. Trover? per la sua strada Marcello, un giovane cuoco, e destino vuole che le loro vite si intrecceranno in risvolti violenti, tragici e sentimentali. Nel frattempo ci sono i malavitosi Mr. Wang e Annibale che si contendono il quartiere per il controllo della criminalit? tra migranti, prostituzione e sfruttamenti e avranno molto a che fare con i nostri protagonisti.
Qui Gabriele Mainetti al suo terzo film gira un vero dramma action orientale unito al crime romanesco con una mano molto pi? abile del solito. Tanto per cominciare una messinscena notevole sia nella narrazione delle vicende, dei personaggi e nei loro trascorsi che nelle ambientazioni dei sobborghi abitati da cinesi e altri stranieri. Senza dimenticare ovviamente il Rione Esquilino mostrato in tutta la sua proverbiale bellezza. Decisamente promosse le scene d?azione con dei bei movimenti di macchina, piani sequenza e carrelli che rendono i combattimenti spettacolari, creativi e belli violenti, girati quasi alla John Woo e John Wick. Senza contare che il coordinatore ? lo stesso degli ultimi Mission Impossible. Ottima la fotografia che risalta i rossi degli interni e i gialli agli esterni. Bellissime le musiche di Fabio Amurri che accompagnano molto l?azione, la ?tranquillit? romana? e dei pezzi rap niente male (anche se in giovent? si era fatto le ossa con l?hard rock alternativo, ma vabb??). Ottime le interpretazioni, da una Yaxi Liu in splendida forma fisica e attoriale, molto calata ed espressiva sia nei combattimenti che nei dialoghi a un Marco Giallini che alterna dall?ironico allo scafato gangster di quartiere. Un buon Enrico Borello come co-protagonista, una Sabrina Ferilli che strappa sorrisi, Chunyu Shanshan come ottimo villain e un Luca Zingaretti in una particina ben interpretata.
La storia si avvicina pi? a Lo chiamavano Jeeg Robot, ma stavolta ci sono dei ribaltamenti di ruoli tra Mei e Marcello. Si esalta la sua figura femminile estremamente combattiva, ogni culo che prende di mira lo rompe letteralmente come un grissino, ma ? anche molto segnata gi? da un?infanzia da reclusa politica per via della Legge del Figlio Unico in vigore in Cina fino a dieci anni fa. Anche lei non ? perfetta, dato che la ricerca di sua sorella la porter? a prenderne molte e ad essere all?inizio emotivamente chiusa soprattutto in una Roma a lei sconosciuta, ma per poi aprirsi dolcemente. Marcello sembrerebbe un po? una spalla e in balia degli eventi, ma anche lui avr? dei momenti di rivalsa molto importanti. Molto bello il rapporto tra i due per come piano piano si costruisce. La figura del villain ? al solito un marchio di fabbrica di Mainetti con un Mr. Wang bello violento, sfruttatore, cinico, ma che cerca di essere una buona figura paterna con il figlio rapper anche se sono in rapporti complicati. Annibale ? la controparte romana che campa sulle vite degli immigrati tra pizzi e lavori sporchi e avr? un ruolo chiave in tutta la vicenda. Si alternano momenti di puro squallore tra prostituzione, omicidi, tradimenti e momenti di dolcezza, spensieratezza romanesca e ilarit?.
Se dobbiamo elencare dei difetti, direi che almeno due passaggi narrativi nel fare avanzare la trama sono belli veloci, talvolta si cade in romanticherie retoriche, il personaggio di Annibale meritava un po? pi? di spessore e alcuni colpi di scena sembrerebbero telefonati, ma grazie ad una messinscena bella articolata si riesce a renderli al massimo solo comprensibili e chiarificatori.
Un?altra volta il cinema di genere italiano ritorna a menare bello tosto e Mainetti ? ufficialmente affermato come regista d?azione e fantastico. Chiedo solo una cosa, dopo i supereroi urbani, i superumani anni ?40 e le donne guerriere, fategli girare dei cinefumetti tratti da I Mostri di Roma o Pietro Battaglia che con quelli sicuramente si sbancher? di brutto?!
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mauridal
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venerdì 28 marzo 2025
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la cina ? molto vicina ? a roma citt? aperta
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LA CITTA’PROIBITA un film di Gabriele Mainetti
Mainetti dopo Jeeg Robot e Freaks Out, qui vuole sempre raccontare di personaggi anomali e fuori contesto tra fumetto e cinema di genere avventure di super eroi .
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LA CITTA’PROIBITA un film di Gabriele Mainetti
Mainetti dopo Jeeg Robot e Freaks Out, qui vuole sempre raccontare di personaggi anomali e fuori contesto tra fumetto e cinema di genere avventure di super eroi .Questo cinema ha un particolare interesse tra un pubblico giovane, ma anche , se trattato con arte, tra vecchi cinefili. Ora qui si ripropone un personaggio del combattente di Kung fu cinese , ma in versione femminile una audace e fenomenale Mei ,una ragazza fuggita dalla Cina perché nascosta come secondogenita fin da piccola dai genitori, ma con una grande e abilissima capacità combattente di arti marziali, si ritrova presso una comunità cinese nella Roma centro, poiché vuole ritrovare la sorella Yan , legata ad un romano proprietario di un ristorante, “ Da Alfredo a Roma” .La ragazza Mei è un personaggio centrale poiché è una vera super combattente che vuole la verità sulla sparizione della sorella che , amante di Alfredo, sparisce e non si trova più. Ecco che Mei viene a contatto con l’ambiente romano, e Mainetti qui descrive al meglio la sua città, dove ambienta il film, tra Esquilino e Piazza Vittorio, e in specie tutta la folta umanità, multi etnica che lavora e sopravvive in quel luoghi. I personaggi che si succedono nella storia ,come Marcello , giovane cuoco figlio di Alfredo, il ristoratore , anch’egli scomparso, Lorena, la madre che con Marcello porta avanti la trattoria, Annibale , un cravattaro romano, che grande amico di Alfredo, lo aveva aiutato e dopo la scomparsa era vicino a Lorena e Marcello, ma in più, ha la caratteristica di odiare tutti gli immigrati e gli stranieri che occupano e la fanno da padroni a Roma, specie i cinesi che aprono una trattoria concorrente , “La Città Proibita” di proprietà di un losco Mr.Wang .Tutti questi personaggi fanno da contorno alla storia di Mei che a tutti i costi vuole ritrovare la sorella sparita a Roma. Mei viene in contatto con Marcello un mite ragazzo, che cucina nella trattoria del padre, cuoco di amatriciana e carbonara, che forse poteva sapere qualcosa. La storia si ingarbuglia e si dilunga, i personaggi intrecciano storie differenti, ma il tratto di Mainetti è sempre uguale, come in Jeeg Robot, l’Eroe non ha un vero nemico che deve abbattere e anche Mei è una Heroina alla ricerca della vendetta , alla fine scopre che Yan la sorella è. morta con il suo amato Alfredo il quale a sua volta muore per un conflitto di interessi sui ristoranti romani e cinesi dei due opposti ma uguali loschi criminali come Wang e anche Annibale che per impedire all’amico Alfredo la cessione al cinese della sua trattoria lo ammazza . Mei e Marcello sono gli unici due giovani a non avere colpe. Intanto Mei innamorata nel frattempo del mite Marcello, mette a segno un ultimo colpo di Kung Fu, colpendo il losco Wang che morto Alfredo, aveva ucciso anche Yan. Le scene di lotta, di ammazzamenti, di taglio di teste, non mancano, tanto che possiamo considerare Mainetti un Tarantiniano doc. Per questo film, dove ha voluto Imitare la scelta di estremizzare violenze e uccisioni senza troppe ragioni , ma con un sottofondo di motivazioni , sentimentali ed emotive. Il personaggi di Mei La fenomenale Yaxi Liu vera attrice atleta, è pienamente riuscito, come pienamente risulta Marco Giallini in Annibale cravattaro assassino , Lorena, Sabrina Ferilli è una nota di recitazione brillante, anche un bravo Enrico Borello , cuoco Marcello e infine una degna comparsa, Luca Zingaretti , come Alfredo chiude un cast degno di rispetto. Mauridal) .
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clara stroppiana
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venerdì 18 aprile 2025
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tris d''assi
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Con La Città Proibita, ancora una volta Gabriele Mainetti non ha deluso. Sempre uguale e sempre diverso. Uguale nel mescolare il fantastico, l’improbabile, con la dimensione del reale, diverso nelle ambientazioni, nelle atmosfere e nelle storie.
Come già Lo Chiamavano Jeeg Robot e Freaks out, anche questo terzo film è girato a Roma, ma ogni volta è uno dei suoi tanti volti a fare da sfondo. Una città “dove tutto è possibile e nulla è importante”. Una battuta riferita all’Italia, ma che sembra fatta apposta per quella Roma insofferente alle regole, più per pigrizia che per spirito ribelle, scanzonata di norma e seria nell’eccezione.
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Con La Città Proibita, ancora una volta Gabriele Mainetti non ha deluso. Sempre uguale e sempre diverso. Uguale nel mescolare il fantastico, l’improbabile, con la dimensione del reale, diverso nelle ambientazioni, nelle atmosfere e nelle storie.
Come già Lo Chiamavano Jeeg Robot e Freaks out, anche questo terzo film è girato a Roma, ma ogni volta è uno dei suoi tanti volti a fare da sfondo. Una città “dove tutto è possibile e nulla è importante”. Una battuta riferita all’Italia, ma che sembra fatta apposta per quella Roma insofferente alle regole, più per pigrizia che per spirito ribelle, scanzonata di norma e seria nell’eccezione. Qui ben rappresentata dalla confusione rumorosa e colorata del cuore pulsante del quartiere Esquilino: Piazza Vittorio e i suoi portici. Un mondo multietnico che Mainetti riprende con uno sguardo non documentaristico, pur facendone il ritratto visionario di una realtà contemporanea. Piccoli commerci illegali dettati dalla necessità di sopravvivere dei giovani immigrati taglieggiati dall’immancabile estorsore. I ristoranti che spennano il turista in cerca di amatriciane e carbonare. La concorrenza dei cinesi venuti con i portafogli gonfi a colonizzare spazi sempre più somiglianti a una delle tante Chinatown.
In questa Roma, arriva dalla Cina anche la giovane Xiao Mei decisa a ritrovare la sorella di cui si sono perse le tracce e forse finita in un giro di prostituzione che ha il suo centro ne La città proibita, nome pluriallusivo di un ristorante cinese. Un combattimento dopo l’altro la bravissima Yaxi Liu (che non usa controfigure, anzi lei stessa una stuntwoman prima di questa prova come attrice) riempie la scena con mosse precise e acrobatismi spettacolari che dettano il ritmo a molte sequenze.
Se la città è meticcia anche questo film lo è. Mainetti attinge al genere Kung Fu che tanto successo ebbe negli anni ’70, lo ibrida con tinte noir e momenti horror che la fotografia di Paolo Carnera illumina di efficaci chiaroscuri e penombre. Ricco di citazioni, omaggia Mastroianni nel timido personaggio di Marcello (Enrico Borello). Quando lo sentiamo chiamare per nome la prima volta, sarà la magia del ricordo cinematografico con i suoi giochi di specchi a distanza che ci teletrasporta davanti a un altro schermo in cui Anita Ekberg già sotto le acque che sgorgano dalle rocce di Fontana di Trevi lancia il suo indimenticabile richiamo: “Marcello come here!” Era la Roma de La Dolce Vita, di Via Veneto, delle dive e dei paparazzi, di quando dire Roma voleva dire cinema. Ed ecco allora un omaggio anche alla Loren nella sensualità mediterranea e la furbizia latina di Lorena, una Sabrina Ferilli molto a suo agio nel personaggio. Quando ancheggiando si allontana di spalle dal ristorante “Da Lorena” nella sua ultima scena, il pensiero va alla Sophia de L’oro di Napoli e alle sue mitiche camminate nel vicolo dove impasta e vende pizze nel basso “Da Sophia”. E come non pensare a Vacanze Romane se Marcello porta Xiao a fare un giro in Vespa nei luoghi della città eterna?
Perno del film però, personaggio centrale attorno al quale tutto ruota, è Annibale, il boss del quartiere. Sulle soglie della vecchiaia, ancora violento e spietato pur di mantenere in piedi un mondo, il suo, che sta cambiando volto, storie e protagonisti. Quando malinconia e stanchezza lo prendono, ecco che un’umanità improvvisa appare sotto la pelle del leone. Nessuna sfumatura si perde nell’interpretazione di Marco Giallini, qui ai suoi massimi livelli, che fa di Annibale un personaggio tragico capace di dominare la scena nell’oscurità del male o di alleggerirla con la battuta sarcastica. Il fiabesco, la commedia, la satira, la vena nostalgica, i maestri del passato. Tutto si intreccia ne La Città Proibita dove Mainetti dà ancora una volta prova di uno stile personale.
Unico neo a mio avviso i dialoghi “amorosi” tra Marcello e Xiao appiattiti sugli stereotipi del genere sentimentale delle serie televisive. Un peccato veniale in un ottimo film con il quale Mainetti supera la terza prova e completa il suo tris d’assi. Aspettiamo il poker.
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gustibus
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giovedì 3 luglio 2025
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bravo!il regista quasi hollywoodiano
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Una vera sorpresa questo film del nostro G.Mainetti.Ce'l'appoggio di Netflix e molti nostri co-produttori.Diciamo subito che questo racconto esce molto dai nostri canoni italiani e il tutto si svolge in una Roma multietnica..Anzi si vedono pochi romani e molte etnie..al mercato,al ristorante da cui proviene il titolo del film.Si parte da Mei,cinese esperta di arti marziali non registrata in Cina perché secondogenita ai tempi della legge "un figlio solo"..Viene a Roma alla ricerca della sorella venendo a conoscenza che era stata assassinata con Alfredo(N.Zingaretti) e qui comincia la sua vendetta.Si,il regista si appiglia per tematiche a Kill Bill,con uno spunto(il più bello!)di 1 minuto di Vacanze Romane.
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Una vera sorpresa questo film del nostro G.Mainetti.Ce'l'appoggio di Netflix e molti nostri co-produttori.Diciamo subito che questo racconto esce molto dai nostri canoni italiani e il tutto si svolge in una Roma multietnica..Anzi si vedono pochi romani e molte etnie..al mercato,al ristorante da cui proviene il titolo del film.Si parte da Mei,cinese esperta di arti marziali non registrata in Cina perché secondogenita ai tempi della legge "un figlio solo"..Viene a Roma alla ricerca della sorella venendo a conoscenza che era stata assassinata con Alfredo(N.Zingaretti) e qui comincia la sua vendetta.Si,il regista si appiglia per tematiche a Kill Bill,con uno spunto(il più bello!)di 1 minuto di Vacanze Romane..qualche spizzico di commedia con la Ferilli che fa il verso a Sophia Loren.Tutto questo intriso da combattimenti stile Kung fu con parecchi duelli con Mr.Wang.Ce pure Marcello che alla fine si innamora di Yazi Liu..la protagonista del racconto!.Alla fine c'è un tragico epilogo,che forse e'la parte per me meno riuscita..sa troppo di fiction italiana.Inaomma in generale 140.minuti di film che non annoia,perché a tratti sembra si un blockbuster americano.Insomma mescolando il tutto ne esce un film molto buono,a tratti perfetto..si sente pure "E se domani"di Mina.Una vera novita'da vedere!
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jonnylogan
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venerdì 11 luglio 2025
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l''urlo di mei....
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Terzo lungometraggio per il romano Gabriele Mainetti, che esplora una nuova narrazione fuori dagli schemi canonici offerti dal cinema di casa nostra, perché ancora una volta frutto (prelibato) dell’ennesima rilettura di generi provenienti da altri lidi, strizzando l’occhio nemmeno troppo velatamente a vecchie pellicole quali l’urlo di Chen terrorizza anche l'occidente (Meng long guo jiang; 1972) ambientato in un ristorante e girato proprio nella capitale oltre cinque decadi or sono.
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Terzo lungometraggio per il romano Gabriele Mainetti, che esplora una nuova narrazione fuori dagli schemi canonici offerti dal cinema di casa nostra, perché ancora una volta frutto (prelibato) dell’ennesima rilettura di generi provenienti da altri lidi, strizzando l’occhio nemmeno troppo velatamente a vecchie pellicole quali l’urlo di Chen terrorizza anche l'occidente (Meng long guo jiang; 1972) ambientato in un ristorante e girato proprio nella capitale oltre cinque decadi or sono. E se in passato l’autore di Basette, corto del 2008 che consigliamo di recuperare se ci si vuole preparare alla visione di uno degli autori più originali del nostro cinema, aveva rivisitato il mondo degli anime e in seguito la storia dell’occupazione nazista rispettivamente con Lo chiamavano Jeeg Robot (id.; 2015) e Freaks Out (id.; 2021), per poter poi narrare di altro, in tal caso a fare le spese di una vicenda che dal quartiere Esquilino, affonda le proprie radici nel mondo asiatico, e cinese in particolare, sono Enrico Borello, alla sua prima vera parte da protagonista; qui nel ruolo del giovane cuoco Marcello. Yaxi Liu, stunt-woman e attrice nel ruolo di Mei, capace di unire idealmente due mondi geograficamente distanti come Cina e Italia. Lorena, interpretata da Sabrina Ferilli, cassiera e madre di Marcello, piena di numerosi rimpianti. Ma soprattutto un Marco Giallini che abbandonati i panni del vicequestore Rocco Schiavone, barba inclusa e capelli per una volta argentati, decide di non abbandonarne i modi da borgataro e, in tal caso, da criminale con velleità nazionaliste, in grado di disprezzare qualunque etnia che non sia “perfettamente autoctona”.
Mainetti sa creare una perfetta ed ennesima crasi fra generi. Mischiando azione, Kung Fu, lotta fra bande, sentimenti di amicizia, di amore e soprattutto tradimenti a ripetizione all’ombra del cupolone. Se avete amato le sue prime prove di non rimarrete delusi, se non avete ancora provveduto potete tranquillamente iniziare recuperando questa sua ultima fatica.
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fabriziog
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martedì 22 aprile 2025
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fra tarantino e "kill bill"
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“La città proibita” di Gabriele Mainetti (il regista di Jeeg Robot) è un action movie di sapore tarantiniano e splatter, seppur non ad alta gradazione.
Lo schema narrativo cita spesso “Kill Bill”, tanto che la co-protagonista Yaxi Liu (interprete di Mei) ricorda parecchio nei combattimenti le movenze guerriere di Huma Thurman.
I corpi a corpo negli scontri a colpi di kung fu risultano avvincenti e evocano le pellicole degli anni ‘70 con il karateka Bruce Lee.
Convince, e non poco, Enrico Borello - per la prima volta attore protagonista in un film sul Grande Schermo - nel ruolo di Marcello, ragazzo pacifico che si trova coinvolto in vicende tragiche e connotate da estrema violenza, al termine delle quali capirà come è scomparso il padre Alfredo (Luca Zingaretti).
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“La città proibita” di Gabriele Mainetti (il regista di Jeeg Robot) è un action movie di sapore tarantiniano e splatter, seppur non ad alta gradazione.
Lo schema narrativo cita spesso “Kill Bill”, tanto che la co-protagonista Yaxi Liu (interprete di Mei) ricorda parecchio nei combattimenti le movenze guerriere di Huma Thurman.
I corpi a corpo negli scontri a colpi di kung fu risultano avvincenti e evocano le pellicole degli anni ‘70 con il karateka Bruce Lee.
Convince, e non poco, Enrico Borello - per la prima volta attore protagonista in un film sul Grande Schermo - nel ruolo di Marcello, ragazzo pacifico che si trova coinvolto in vicende tragiche e connotate da estrema violenza, al termine delle quali capirà come è scomparso il padre Alfredo (Luca Zingaretti).
L’ambientazione a piazza Vittorio e nel quartiere multietnico dell’Esquilino a Roma rende particolarmente intrigante il racconto, reso ancor più colorito dalla presenza di Marco Giallini (Annibale, un “infamone” amico del cuore di Alfredo) e di Sabrina Ferilli (Lorena, madre di Marcello e proprietaria del ristorante, parte del set del film).
L’aspetto storiografico funge da interessante retrogusto del racconto: fra il 1979 e il 2015 in Cina era spietatamente proibito avere più di un figlio. La storia inizia in una provincia cinese con due sorelle che si “ritroveranno” nella periferia romana verde e un po' pasoliniana: la delinquenza borgatara-cinese, condita con prostituzione, immigrazione clandestina e brutalità, serve da bassorilievo ad una trama facilmente fruibile dallo spettatore, che potrà contare sul lieto fine.
Fabrizio Giulimondi
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