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                Con Il Mostro, Netflix firma una delle opere pi? potenti e necessarie della serialit? italiana recente. Lontana dall?effetto sensazionalistico tipico del true crime, la serie si muove con passo lento e consapevole, scavando nel terreno oscuro della provincia toscana e nelle anime tormentate dei protagonisti.
 La regia colpisce per la sua sobriet?: non c?? compiacimento nell?orrore, ma un?attenzione quasi documentaristica ai silenzi, ai piccoli gesti, agli sguardi che dicono pi? di mille dialoghi.
 Ogni episodio ? costruito come un mosaico, frammentato e intimo, in cui lo spettatore ? chiamato a completare i vuoti con la propria sensibilit?. ? un racconto che non punta al colpo di scena, ma alla verit? interiore dei personaggi.
 
 La scrittura intreccia con finezza il mistero dell?indagine al dramma umano dei protagonisti.
 
 La Toscana non ? solo uno sfondo, ma un personaggio essa stessa: i paesaggi rurali, le luci fioche, le notti sospese diventano specchi delle coscienze.
 
 L?uso sapiente della fotografia ? fatta di ombre e riflessi, di luci calde che si spengono improvvisamente ? amplifica il senso di inquietudine e malinconia.
 
 A dare vita a questa storia sono tre interpretazioni che meritano di essere ricordate:
 - Barbara Locci, interpretata da Francesca Olia con grande magnetismo, ? il cuore emotivo del racconto. Lontana dall?essere ridotta a una ?vittima? da cronaca, Barbara diventa una figura viva, carnale, tormentata, capace di far emergere il peso del giudizio sociale e la solitudine femminile in un mondo dominato da uomini e pregiudizi. L?attrice la rende reale in ogni sfumatura, con una delicatezza che commuove.
 - Accanto a lei, la scelta di Giacomo Fadda per interpretare Francesco Vinci ? vincente: il suo personaggio, con sfumature talvolta contraddittorie, trova nel suo interprete un attore capace di dosare tensione e fragilit?. Francesco non rimane una figura bidimensionale: l?attore infonde al ruolo una profondit? che risulta sorprendente, costruendo una presenza che si fa sentire anche quando ? in ombra, quando osserva, riflette o esita. Il confronto e la dinamica che si crea tra lui e Barbara Locci diventano uno dei motori pi? riusciti della serie.
 Infine, Antonio Tintis, interpreta Giovanni Mele regalando una prova di grande maturit? e misura. Il suo personaggio, apparentemente secondario, si rivela il perno morale e narrativo dell?intera vicenda, tra sospetto e frustrazione.
 
 Il Mostro ? una riflessione sul potere del sospetto e sulla crudelt? della percezione collettiva. Parla di colpa, ma anche di vergogna, di quanto sia facile per una comunit? trasformare una tragedia in leggenda nera. ? una serie che interroga pi? di quanto risponda, e proprio per questo resta nella memoria, in attesa delle prossime stagioni.
 Consigliatissimo.
 
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