In un villaggio inglese del secolo 16., soggetto ad un regime di agricoltura tradizionale e comunitaria e guidato dal bonario signor Kent, l'arrivo di un proto-capitalista (il cugino Jordan, deciso ad espropriare la terra, che è sua, ai contadini), di un cartografo che disegna la terra e i suoi confini e di tre viandanti identificati come piromani e ladri (forse ingiustamente) scatena una lotta che coinvolge tutti. Apologo a metà fra antropologia ed ecologia, dotato di una trama in alcuni punti nebulosa, il film della regista greca Tsangari non convince, malgrado una musica suggestiva e che valorizza le immagini e un senso panico della Natura che genera alcune scene descrittive dotate di una loro riuscita poeticità bucolica.
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In un villaggio inglese del secolo 16., soggetto ad un regime di agricoltura tradizionale e comunitaria e guidato dal bonario signor Kent, l'arrivo di un proto-capitalista (il cugino Jordan, deciso ad espropriare la terra, che è sua, ai contadini), di un cartografo che disegna la terra e i suoi confini e di tre viandanti identificati come piromani e ladri (forse ingiustamente) scatena una lotta che coinvolge tutti. Apologo a metà fra antropologia ed ecologia, dotato di una trama in alcuni punti nebulosa, il film della regista greca Tsangari non convince, malgrado una musica suggestiva e che valorizza le immagini e un senso panico della Natura che genera alcune scene descrittive dotate di una loro riuscita poeticità bucolica. Ottima anche la recitazione del talentuoso Caleb Landry Jones nel ruolo del protagonista-voce narrante Walter Thirsk. Ma non basta.
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