patrizia olestini
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sabato 25 gennaio 2025
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la musica dell?anima.
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Bellissimo film , magistrali i protagonisti Chalamet e Monica Barbaro le cui voci , nei duetti, sono da estasi. Parliamo di Bob Dylan, come poteva non esserci la sua splendida musica???
La voce di Chalamet nei brani dylaniani è straordinaria come la rievocazione di un periodo epocale di protesta, di storia americana e del vivere del musicista... tra l'altro premio Nobel alla letteratura nel 2016 per sua riconosciuta conoscenza dei classici. C'è una storia che pervade il film ed è quella di Bob Dylan e i primordi del suo viaggio musicale, il tutto immerso in un lirismo surreale. Avrei voluto il prosieguo... un cantautore con C maiuscola , un uomo con la sua graffiante personalità, un poeta.
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Bellissimo film , magistrali i protagonisti Chalamet e Monica Barbaro le cui voci , nei duetti, sono da estasi. Parliamo di Bob Dylan, come poteva non esserci la sua splendida musica???
La voce di Chalamet nei brani dylaniani è straordinaria come la rievocazione di un periodo epocale di protesta, di storia americana e del vivere del musicista... tra l'altro premio Nobel alla letteratura nel 2016 per sua riconosciuta conoscenza dei classici. C'è una storia che pervade il film ed è quella di Bob Dylan e i primordi del suo viaggio musicale, il tutto immerso in un lirismo surreale. Avrei voluto il prosieguo... un cantautore con C maiuscola , un uomo con la sua graffiante personalità, un poeta.
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[+] bob dylan è le sue canzoni...
(di antonio montefalcone)
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ivan il matto
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sabato 25 gennaio 2025
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questo film ? il mio film
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New York 1961! Dalla pancia dell’America profonda (Duluth, Minnesota), in una ‘grande mela’ già densa di fermenti culturali giovanili, sbarca il diciannovenne Robert Allen Zimmerman (sarà il suo vero nome?): per tutti Bob Dylan. Porta con sé una chitarra, tanto talento e il mito di due folk singer del calibro di Woody Guthrie e Pete Seeger che, dopo averlo ascoltato, lo battezzano in fretta come loro erede…così la crisalide diventò farfalla. Simbolicamente, in un locale, presente il ragazzo, Pete intona “This land is your land”, storica ballata di lotta e di protesta di Woody, ormai sul letto di morte, che è anche il titolo della sua autobiografia in Italiano, diventata anche un fortunato film di Hal Hasby: “Questa terra è la mia terra” (1976).
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New York 1961! Dalla pancia dell’America profonda (Duluth, Minnesota), in una ‘grande mela’ già densa di fermenti culturali giovanili, sbarca il diciannovenne Robert Allen Zimmerman (sarà il suo vero nome?): per tutti Bob Dylan. Porta con sé una chitarra, tanto talento e il mito di due folk singer del calibro di Woody Guthrie e Pete Seeger che, dopo averlo ascoltato, lo battezzano in fretta come loro erede…così la crisalide diventò farfalla. Simbolicamente, in un locale, presente il ragazzo, Pete intona “This land is your land”, storica ballata di lotta e di protesta di Woody, ormai sul letto di morte, che è anche il titolo della sua autobiografia in Italiano, diventata anche un fortunato film di Hal Hasby: “Questa terra è la mia terra” (1976). Prima nei pub e nei locali del Greenwich Village, poi nel ristretto novero dei cantautori folk impegnati, il giovanotto si mostra subito per quel che è: talento cristallino e prospettive invidiabili, ma carattere difficile, spigoloso, egocentrico. James Mangold, regista della pellicola tratta dalla monografia di Elijah Wald (“Il giorno che Dylan prese la chitarra elettrica” ed. Feltrinelli), ma anche realizzatore del biopic dedicato a Johnny Cash (“Quando l’amore brucia l’anima” del 2006), non vuole certo disegnare il santino dell’astro nascente, la sceneggiatura, del resto, era stata preventivamente accettata dallo stesso menestrello di Duluth, qui anche produttore esecutivo. Siamo, comunque, di fronte ad un’opera dalla straripante bellezza, tutti toccati dalla grazia: attori, regista, sceneggiatori, costumisti ecc; la nomination a 8 Oscar certifica una ricostruzione d’epoca a dir poco magistrale. I luoghi, le canzoni, l’abbigliamento, la sorprendente capacità mimetica di Thimotée Chalamet nei panni del protagonista, il candore e la gentilezza di Edward Norton (Pete Seeger), la semplicità e la profondità canora di Monica Barbaro (Joan Baez). Un film pensato per esaltare la musica e non la musica per esaltare il film! Nei 141’ di durata la festa non finisce mai, siamo sul palco di Newport, in sala di registrazione con fenomeni come Al Cooper e Mike Bloomfield, a fianco a Bob di notte, alla disperata ricerca di ispirazione per i suoi infiniti inni generazionali. Tutto il meglio della “My generation” (rileggetevi per favore il testo di Pete Townsend) c’è: dalla Triumph inforcata con giovanile spavalderia da Dylan alla chitarra di Johnny Cash, quasi puntata contro di noi, pronta a ‘sparare’ ritmo, gioia, condivisione, mentre la ‘sporca guerra’ del Vietnam entrava in diretta tv nelle case degli Americani. Si, anche la grande storia reclama la sua parte nel film di Mangold, la crisi dei missili a Cuba, L’assassinio del Presidente Kennedy o quella di Malcom X punteggiano la narrazione con brevi inserti originali dai tg dell’epoca. Lo so, lo so, state per dirmi che ben altra è l’aria che tira attualmente nel “Grande Paese”, a più di 60 anni da quegli eventi, ma ci era già arrivato, solo vent’anni dopo, Franco Battiato, quando cantava, rivolgendosi proprio al nostro protagonista: ”Mister tamburino non ho voglia di scherzare, rimettiamoci la maglia i tempi stanno per cambiare”. Però, alla fine, qualcuno dovrà pur tentare di innalzare un argine di fronte alla minacciosa ondata sanremese che sta per abbattersi sul nostro Paese inerme…. E, credetemi, quell’argine porta gli occhiali neri e l’aria quasi sempre imbronciata di Bob Dylan.
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mauridal
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venerdì 14 febbraio 2025
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like a unknown..
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Bob Dylan non è solo un nome, ma un fenomeno. Un artista che ha attraversato generi diversi – dalla canzone d’autore folk al jazz, al blues e al rock – rivoluzionando la musica con la sua chitarra, prima acustica e poi elettrica. Questo film non è una semplice biografia, ma attraverso immagini della vita del cantante, il regista cerca di cogliere il lato più personale e introverso del giovane Dylan, raccontando il suo percorso artistico e umano dagli esordi newyorkesi nel 1961 fino alla svolta elettrica del 1965. In questo periodo, Dylan incontra figure chiave come Woody Guthrie e Pete Seeger, ma soprattutto trasforma radicalmente il suo stile musicale.
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Bob Dylan non è solo un nome, ma un fenomeno. Un artista che ha attraversato generi diversi – dalla canzone d’autore folk al jazz, al blues e al rock – rivoluzionando la musica con la sua chitarra, prima acustica e poi elettrica. Questo film non è una semplice biografia, ma attraverso immagini della vita del cantante, il regista cerca di cogliere il lato più personale e introverso del giovane Dylan, raccontando il suo percorso artistico e umano dagli esordi newyorkesi nel 1961 fino alla svolta elettrica del 1965. In questo periodo, Dylan incontra figure chiave come Woody Guthrie e Pete Seeger, ma soprattutto trasforma radicalmente il suo stile musicale. Dal folk armonico delle sue prime ballate passa a un rock dal forte impatto sociale, con testi più duri e diretti, lontani dal pacifismo radicale dei suoi inizi. Il film si distingue per l’approfondimento psicologico del protagonista, ma ciò che lo rende davvero affascinante per i fan è la colonna sonora: la musica, infatti, non è solo un accompagnamento alle immagini, ma il vero fulcro narrativo. Non si tratta di un classico biopic, né di un musical: tutto ruota intorno a Dylan, alla sua arte, al suo modo di comporre e suonare in un’America giovanile segnata dalla protesta e dalla contestazione studentesca. La musica dal vivo nei concerti diventa un’occasione per esprimere idee e posizioni politiche, come il film rappresenta magistralmente: le esibizioni di Dylan e Joan Baez non sono solo performance, ma vere e proprie manifestazioni di pacifismo. La vera anima del film è la musica: sia quella cantata da Dylan, sia l’intera colonna sonora, che accompagna il racconto visivo con grande coerenza. Ma un ruolo fondamentale lo gioca anche l’interpretazione del protagonista. Timothée Chalamet è una vera sorpresa: non solo riesce a incarnare perfettamente Dylan, ma dimostra anche doti di musicista e cantante. Tutte le scene in cui Dylan suona e canta sono eseguite direttamente dall’attore, senza doppiaggio, con riprese dal vivo che restituiscono un'inedita autenticità. Quando interprete e personaggio si sovrappongono, il risultato può essere un disastro o un capolavoro. Nel caso di Chalamet, si raggiunge una perfetta simbiosi con Dylan, che contribuisce alla straordinaria resa del film. Un'opera riuscita, che offre un ritratto inedito di un'icona della musica e della cultura contemporanea, mettendone in luce non solo il genio, ma anche le contraddizioni e le fragilità. A completare il racconto, ci sono le donne che hanno segnato la vita di Dylan e il suo percorso da giovane sconosciuto a star internazionale. Tuttavia, le interpretazioni femminili, in particolare quelle di Joan Baez e Sylvie Russo, risultano meno incisive rispetto al resto del cast. (Mauridal)
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jonnylogan
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martedì 4 marzo 2025
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un completo sconosciuto
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I primi passi, non troppo indecisi, compiuti da un ventenne Bob Dylan, possono forse essere accompagnati anche da chi non ne conosce alla perfezione lo stile musicale, se non attraverso le sue hit più celebrate. La pellicola del 62enne James Mangold, che con Quando L’amore Brucia L’anima – Walk The Line (Walk The Line; 2005) era già approdato nell'impervio mondo dei biopic musicali, ci offre un Dylan già determinato e privo di dubbi. Incapace d’indulgere a un carattere spigoloso ai limiti della sfrontatezza. E senza dover essere mai costretto ad affinare il proprio smisurato talento per quanto riguarda la costruzione di testi graffianti.
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I primi passi, non troppo indecisi, compiuti da un ventenne Bob Dylan, possono forse essere accompagnati anche da chi non ne conosce alla perfezione lo stile musicale, se non attraverso le sue hit più celebrate. La pellicola del 62enne James Mangold, che con Quando L’amore Brucia L’anima – Walk The Line (Walk The Line; 2005) era già approdato nell'impervio mondo dei biopic musicali, ci offre un Dylan già determinato e privo di dubbi. Incapace d’indulgere a un carattere spigoloso ai limiti della sfrontatezza. E senza dover essere mai costretto ad affinare il proprio smisurato talento per quanto riguarda la costruzione di testi graffianti. Un talento che nell’idea del suo mentore e amico Pete Seeger, avrebbe dovuto portarlo alla costruzione di un immaginario ponte fra il blues del passato e quello del presente come forma di lotta cantata per i diritti civili.
Nei panni del post adolescente Dylan, il ventinovenne Timothée Chalamet, che abbandonate le ambientazioni fantascientifiche di Dune, ci accompagna attraverso i club del Village, le sale d’incisione, I festival a tema, I concerti per pochi intimi, fino alle platee più sconfinate. Suonando la sua armonica a bocca e cantando con la medesima voce nasale che da sempre accompagna le performance di Dylan. Facendo virare il proprio talento dal blues al rock più elettrico. Prendendo lentamente le distanze dall’amico Pete Seeger, impersonato in maniera al solito perfetta dal solito istrionico Ed Norton, per cercare di costruire qualche cosa di differente, capace di farlo arrivare a un pubblico meno elitario, più commerciale, ma che gli permettesse di veicolare il proprio messaggio musicale a una platea più eterogenea e numerosa.
Il riadattamento del romanzo di Elijah Wald: Il Giorno che Bob Dylan prese La chitarra Elettrica (Dylan Goes Electric!; 2015) fra le mani di Mangold, e del co-sceneggiatore Jay Cocks, diventa un’agiografia, per la prima volta autorizzata dallo stesso Dylan, che ne ha approvato tutta la gestazione. Seguendo passo passo la ricostruzione delle proprie gesta giovanili fino alla cosiddetta 'deriva elettrica'.
Pellicola che da subito ha il desiderio, non certo nascosto, di santificare la figura di uno dei più influenti, ed enigmatici, folk - singer del XX secolo. Limite evidente del film è che difficilmente può essere avvicinato e apprezzato da chi non ami incondizionatamente Dylan e da chi non ne conosca ogni anfratto di vita vissuta. Pregio indiscusso il saper ricreare gli ambienti fumosi dei festival e della New York degli anni '60, affidandosi a un cast di primo livello e a un protagonista decisamente istrionico.
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silvano bersani
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venerdì 24 gennaio 2025
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asimmetrico
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Il film inizia con l’arrivo a New York del giovane Bobby, Bobby e poi?, Dylan, Bobby Dylan, all’ospedale dove un amorevole Pete Seeger si prende cura dell’amico Woody (Woody Guthrie, e scusa se è poco). Il giovanotto è scontroso, un po’ supponente, allo stesso tempo ossequioso e sfrontato, modesto e arrogante, e tu ti chiedi se il ragazzo ci è o ci fa.
Fine del film (scusate lo spoiler). Perché non solo per quasi tre ore a nessuno viene in mente di sciogliere questo nodo, ma proprio manco ci pensano. Si, il ragazzo ha un caratteraccio, si lui non fa nulla per piacere o compiacere, però al contempo è molto preoccupato che le sue canzoni abbiano successo e che i suoi dischi vendano.
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Il film inizia con l’arrivo a New York del giovane Bobby, Bobby e poi?, Dylan, Bobby Dylan, all’ospedale dove un amorevole Pete Seeger si prende cura dell’amico Woody (Woody Guthrie, e scusa se è poco). Il giovanotto è scontroso, un po’ supponente, allo stesso tempo ossequioso e sfrontato, modesto e arrogante, e tu ti chiedi se il ragazzo ci è o ci fa.
Fine del film (scusate lo spoiler). Perché non solo per quasi tre ore a nessuno viene in mente di sciogliere questo nodo, ma proprio manco ci pensano. Si, il ragazzo ha un caratteraccio, si lui non fa nulla per piacere o compiacere, però al contempo è molto preoccupato che le sue canzoni abbiano successo e che i suoi dischi vendano.
In compenso per tre ore ti godi l’esecuzione di brani stellari del grande Bob Dylan e le ambientazioni d’epoca formalmente corrette e piacevoli. Anche se a volte un po’ ovvie, come la tv in bianco e nero col faccione di Walter Cronkite che annuncia la morte di Kennedy, già visto mille volte, grazie.
Ed in effetti un po’ rimane alla fine la sensazione di aver non visto un film, ma fruito da consumatore di un’operazione commerciale ben confezionata. La musica, gli anni 60, il casting di sicuro successo, le Chrysler con le pinne … la storia forse non era necessaria. E alla fine rinunci a chiederla.
Si, forse un po’ di storia ci sarebbe anche. La storia di quando l’idolo folk Bob Dylan al festival di Newport imbraccia la Stratocaster gettando nello sconforto migliaia di fan adoranti: è storia ben nota ai cultori del genere, quasi una sorta di varco del Rubicone e di dado tratto ecc. ecc.. Storia nota, ma sicuramente ben poca cosa rispetto alla confezione di una narrazione di tre ore.
Rimane, e in fondo non è poco, il piacere di rivivere brani leggendari come se fossero stati composti oggi, in un pregevole sforzo produttivo musicale, sicuramente apprezzabile.
Nulla da dire sugli interpreti: al protagonista si chiedeva di essere antipatico e poco comunicativo, e ci riesce perfettamente, anche quando si sfila gli occhiali neri. Meglio, decisamente meglio, l’interpretazione di Eduard Norton, che dà anima ad un personaggio un po’ più sfaccettato.
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ruger357mgm
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domenica 26 gennaio 2025
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poetry vs business ( folk vs rock )
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Premettendo che si tratta di un film per gente che un minimo di conoscenza delle canzoni del Menestrello di Duluth deve averla,la storia è quella del dualismo tra le origini " acustiche" dell' opera dylaniana e la svolta elettrica apertamente contestata dai puristi, ossia i capi del business folk dal quale il nostro proveniva.In primo piano le figure di Pete Seeger e Woody Gutrie, padri della canzone di protesta statunitense, alla fonte dei quali il giovane Bob va ad abbeverarsi. Nascono così le ballads tipiche che lo rivelano al mondo e ne decretano il successo planetario.Ma , as usual, business Is business e la purezza non è di questo mondo , produttori e manager non stanno lì per fare felici gli spettatori, specie negli USA.
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Premettendo che si tratta di un film per gente che un minimo di conoscenza delle canzoni del Menestrello di Duluth deve averla,la storia è quella del dualismo tra le origini " acustiche" dell' opera dylaniana e la svolta elettrica apertamente contestata dai puristi, ossia i capi del business folk dal quale il nostro proveniva.In primo piano le figure di Pete Seeger e Woody Gutrie, padri della canzone di protesta statunitense, alla fonte dei quali il giovane Bob va ad abbeverarsi. Nascono così le ballads tipiche che lo rivelano al mondo e ne decretano il successo planetario.Ma , as usual, business Is business e la purezza non è di questo mondo , produttori e manager non stanno lì per fare felici gli spettatori, specie negli USA. E l' enigmatico Bob sceglie gli amplificatori e le chitarre distorte non perché il sound risulti più moderno ma perché gli consente di offrire al grande pubblico i suoi prodotti senza passare dalle turbe di un Newport Festival per radicali e pacifisti tradizionalisti. Il film, dalla colonna sonora impareggiabile, è tutto qui. A parte l' ottimo, ispirato, Pete Seeger di Edward Norton, i comprimari sono figurine stereotipate: Johnny Cash simpatica canaglia, Joan Baez santa e puttana, furbetta però, i manager pescecani.Molto si regge sulle spalle di Chalamet che quando canta è veramente Dylan ma quando fa l' enigmatico ha l' espressività di un merluzzo bollito, onore comunque all' impegno. Insomma Bob alla fine sceglie il rock e non sbaglia iscrivendosi al club dei premi Nobel. Adesso ci piacerebbe sapere cosa canterebbe : se quella dura pioggia cadrà anche sopra il Signor Tamburino e se davvero, come dice il 47* presidente, i tempi stanno cambiando.Lui continua a crogiolarsi nei suoi ricci tinti, l' occhio bistrato, ripetendosi e ripendoci che meglio di lui non c'è nessuno.Questo però potrà saperlo non quando sarà tutto finito, come canta alla ragazza triste ma, forse quando andrà a bussare alle porte del paradiso.P.S. chi vuole capire chi sia e cosa abbia fatto Pete Seeger si riveda la Pete Seeger sessions di Bruce Springsteen e ripassi il significato profondo di We shall Overcome per la.lotta anti segregazionista e pacifista.
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enzo70
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venerdì 24 gennaio 2025
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un bel film, imperdibile per i fan di bob dylan
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Dire “è nata una star” non è sufficiente per raccontare l’esordio sulla scena musicale di una leggenda come Bob Dylan. La storia inizia proprio dal principio, Robert Zimmerman è un ragazzo che scrive canzoni e vorrebbe dimostrare il suo talento e si presenta in una stanza di ospedale cove è ricoverato Woody Guthrie che è in compagnia di Pete Seeger. Il ragazzo si fa chiamare Bob Dylan e quando i due gli chiedono di suonare qualcosa non ha paura di prendere in mano la chitarra e di cantare. Due miti della musica folk statunitense comprendono immediatamente l’infinito talento di Bob che Pete decide immediatamente di curare. Inizia così un film, molto cantato, in cui si celebra il mito di un artista complesso e difficile ma che ci ha regalato emozioni infinite.
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Dire “è nata una star” non è sufficiente per raccontare l’esordio sulla scena musicale di una leggenda come Bob Dylan. La storia inizia proprio dal principio, Robert Zimmerman è un ragazzo che scrive canzoni e vorrebbe dimostrare il suo talento e si presenta in una stanza di ospedale cove è ricoverato Woody Guthrie che è in compagnia di Pete Seeger. Il ragazzo si fa chiamare Bob Dylan e quando i due gli chiedono di suonare qualcosa non ha paura di prendere in mano la chitarra e di cantare. Due miti della musica folk statunitense comprendono immediatamente l’infinito talento di Bob che Pete decide immediatamente di curare. Inizia così un film, molto cantato, in cui si celebra il mito di un artista complesso e difficile ma che ci ha regalato emozioni infinite. La storia in sostanza è centrata sul difficile rapporto con Joan Baez e della conversione di Dylan alla chitarra elettrica nel 1965 che viene fortemente osteggiata da chi riteneva che Dylan dovesse limitarsi ad essere uno straordinario cantante folk. Mangold centra l’obiettivo con un film non semplice perché maneggiare l’immagine di un artista come Bob Dylan, peraltro ancora in vita, è operazione estremamente complessa. Mangold si avvale di un ottimo Timothée Chalamet e di uno straordinario Edward Norton che interpreta Pete Seeger che danno sostanza al film e rendono tutto credibile, consentendo allo spettatore di vivere per un paio di ore le emozioni dei club musicali della New York dell’epoca. Un film imperdibile per i fan di Dylan, consigliato per tutti.
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[+] e non solo
(di alex2044)
[ - ] e non solo
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francesca meneghetti
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sabato 25 gennaio 2025
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rtratto di un artista da giovane
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? stato detto che, poich? il caso ci ha portati a nascere attorno alla met? del XIX secolo, abbiamo avuto una fortuna pazzesca a poter conoscere i mostri sacri della musica folk, blues e rock, i cui pezzi vengono ancora trasmessi dalle radio e amati anche dai pi? giovani. Tra questi mostri sacri c?? Bob Dylan, tra l?altro premio Nobel. Il meraviglioso film di James Mangold, A Complete Unknown, un verso del mitico singolo del 1965 Like a rolling stone (al singolare e in senso etimologico: come una pietra che rotola), non vuole essere una biografia, ma una sorta di ?ritratto di un artista da giovane? (per citare James Joyce). Bob Dyan arriva a New York, conciato da provinciale. Sembra insicuro e spaesato, ma sa che la prima cosa da fare ? andare a trovare in ospedale Woody Gutrie, scrittore e musicista folk, autore di This Land Is Your Land, in odore di sinistra.
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? stato detto che, poich? il caso ci ha portati a nascere attorno alla met? del XIX secolo, abbiamo avuto una fortuna pazzesca a poter conoscere i mostri sacri della musica folk, blues e rock, i cui pezzi vengono ancora trasmessi dalle radio e amati anche dai pi? giovani. Tra questi mostri sacri c?? Bob Dylan, tra l?altro premio Nobel. Il meraviglioso film di James Mangold, A Complete Unknown, un verso del mitico singolo del 1965 Like a rolling stone (al singolare e in senso etimologico: come una pietra che rotola), non vuole essere una biografia, ma una sorta di ?ritratto di un artista da giovane? (per citare James Joyce). Bob Dyan arriva a New York, conciato da provinciale. Sembra insicuro e spaesato, ma sa che la prima cosa da fare ? andare a trovare in ospedale Woody Gutrie, scrittore e musicista folk, autore di This Land Is Your Land, in odore di sinistra. Accanto al letto del malato conosce un altro personaggio leggendario, Pete Seeger, cantante folk ancor pi? politicizzato, autore di We Shall over come, poi tra i fondatori di Newport folk festival. Lo interpreta, benissimo, Edward Norton. A entrambi Dylan deve l?ispirazione per ottime canzoni come Blowing in the wind e altri pezzi dell?album Freewheelin, che gli procurarono la prima notoriet?. Questi passi mostrano un Dylan gi? consapevole di certe problematiche sociali e politiche, prima dell?influsso ideologico su lui esercitato da Susy Rotolo (nel film Sylvie, interpretata sa Elle Fanning), il suo primo amore. Ma il giovane artista non ? perfetto: lascia presto Sylvie per Joan Baez, conosciuta in un locale. Quando cantano insieme, la loro chimica ? pazzesca. A farli precipitare l?uno nelle braccia dell?altra ? la paura della fine del mondo (crisi di Cuba). A proposito: il protagonista, uno straordinario Timoth?e Chalamet, suona chitarra e armonica oltre a cantare le canzoni di Dylan, ma non ? da meno per bravura Monica Barbaro nei panni dell?usignolo di Woodstock. E va in scena anche Johnny Cash, interpretato da Boyd Holbrook. Nel giro di pochi anni il giovane artista si trasforma, diventa pi? sicuro di s?, ma anche egocentrico e talora stronzo. Ma anche animato da una grande amore per diverse espressioni musicali e dal desiderio di sperimentare, alla faccia di ogni tradizione codificata, fosse pure quella del folk di Seeger e Gutrhuie. ? un?ottima scelta quella del regista aver lasciato emergere i difetti di Dylan: ha evitato il rischio di farne un santino agiografici e falso, oltre a tradire il carattere (o caratteraccio) di un artista geniale, che ci ha regalato tante belle emozioni con le sue canzoni. Due ore e passa di film, condite dalla splendida musica, volano e alla fine si vorrebbe ricominciare da capo.
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(di ruger357mgm)
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