felicity
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giovedì 13 giugno 2024
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spompo, lacrimoso, troppo programmatico
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Vita da gatto dopo un incoraggiante incipit collettivo, quasi andersoniano nello sguardo accorato e buffo con cui la cinepresa segue le acrobazie al chiaro di luna di vari felini in una soffitta parigina, si rivela ben presto così smaccatamente pedagogico che avventura, peripezie, abbandoni e ritorni della piccola Clémence con il fido felino si stemperano in una storia lacrimosa, bolsa, fin troppo programmatica per incuriosire, dilettare e convincere.
Protagonista è la piccola di dieci anni, convive in un appartamento cittadino, con due genitori che non fanno altro che litigare, fin quando il gattino Rroû gli piove in camera dalla soffitta condominiale. Per Clémence diventa il primo diletto e il primo pensiero una volta sveglia.
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Vita da gatto dopo un incoraggiante incipit collettivo, quasi andersoniano nello sguardo accorato e buffo con cui la cinepresa segue le acrobazie al chiaro di luna di vari felini in una soffitta parigina, si rivela ben presto così smaccatamente pedagogico che avventura, peripezie, abbandoni e ritorni della piccola Clémence con il fido felino si stemperano in una storia lacrimosa, bolsa, fin troppo programmatica per incuriosire, dilettare e convincere.
Protagonista è la piccola di dieci anni, convive in un appartamento cittadino, con due genitori che non fanno altro che litigare, fin quando il gattino Rroû gli piove in camera dalla soffitta condominiale. Per Clémence diventa il primo diletto e il primo pensiero una volta sveglia.
Da un lato lo sguardo sfiduciato sulle relazioni umane, su genitori inadeguati, causa di angoscia e insicurezza verso le giovani creature, dall’altro la venuta improvvisa di un animale come latore di serenità, che spinge alla maturità la giovane, ma che reclama comunque libertà, indipendenza e un contatto assoluto con la varietà del mondo naturale di appartenenza.
Eppure il tenero, compassionevole apologo animalista, nascosto dentro lo schematismo discorsivo città/campagna appare fin troppo semplificato, spompo, prevedibile.
Un film che si rivela illustrativo senza autonomia discorsiva, senza ritmo, senza la pienezza e l’altezza di una denuncia a favore del regno animale perché cerca ad ogni scena la compassione per il destino doloroso di Clémence.
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