I titoli di testa, che mostrano i complessi ingranaggi di un orologio, sono il manifesto programmatico della struttura del film di Benjamin Caron, un classico thriller dove le truffe si intrecciano l’una nell’altra come scatole cinesi in una trama costruita, appunto, come un meccanismo a orologeria.
Cinema per un pubblico che a prescindere dal gusto pretende di vedere una fattura di un certo livello. E Sharper consegna esattamente questo. Al netto della grande caduta di stile dell’ultima parte, è indubbiamente cinema di ottima maestria da un cineasta che non ha ancora un nome e due sceneggiatori che vengono dalla televisione. Non è quindi una produzione ambiziosa, ma quel livello medio in cui il cinema non crede più perché non stacca più biglietti.
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I titoli di testa, che mostrano i complessi ingranaggi di un orologio, sono il manifesto programmatico della struttura del film di Benjamin Caron, un classico thriller dove le truffe si intrecciano l’una nell’altra come scatole cinesi in una trama costruita, appunto, come un meccanismo a orologeria.
Cinema per un pubblico che a prescindere dal gusto pretende di vedere una fattura di un certo livello. E Sharper consegna esattamente questo. Al netto della grande caduta di stile dell’ultima parte, è indubbiamente cinema di ottima maestria da un cineasta che non ha ancora un nome e due sceneggiatori che vengono dalla televisione. Non è quindi una produzione ambiziosa, ma quel livello medio in cui il cinema non crede più perché non stacca più biglietti.
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