registrattore_800
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mercoledì 23 ottobre 2024
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i valori da conservare
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Caro Roberto.
Vedo che nella tua filmografia sono sempre presenti i temi dell'importanza della natura e ciò che ci mette a disposizione, e quello del ruolo delle figure genitoriali le quali non sempre corrispondono a quelle biologiche. Lo avevi affermato già in: “Lui è mio padre”, dove coprotagonista era il mare come forza da rispettare e salvaguardare. Qui lo è la terra e i frutti che ci dà se noi la trattiamo con cognizione.
Mi è piaciuta molto la contrapposizione fra l'ambiente della moda in continua e frenetica corsa, col quale si deve costantemente stare al passo, e quello paziente e naturale del micromondo che si è creato il nonno (grandissimo Enzo Decaro) e che sa trasmettere amorevolmente alla ragazzina.
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Caro Roberto.
Vedo che nella tua filmografia sono sempre presenti i temi dell'importanza della natura e ciò che ci mette a disposizione, e quello del ruolo delle figure genitoriali le quali non sempre corrispondono a quelle biologiche. Lo avevi affermato già in: “Lui è mio padre”, dove coprotagonista era il mare come forza da rispettare e salvaguardare. Qui lo è la terra e i frutti che ci dà se noi la trattiamo con cognizione.
Mi è piaciuta molto la contrapposizione fra l'ambiente della moda in continua e frenetica corsa, col quale si deve costantemente stare al passo, e quello paziente e naturale del micromondo che si è creato il nonno (grandissimo Enzo Decaro) e che sa trasmettere amorevolmente alla ragazzina.
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francog
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mercoledì 9 ottobre 2024
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un po'' troppo manieristico
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Premesso che i film a basso costo li apprezzo perche' la sfida viene spesso vinta con le idee,qui pero' spesso abbiamo situazioni manieristiche da avanspettacolo(vedi le scene del postino) che declassano un po'. Inoltre troppo lungo. Inoltre si indugia troppo nello spiegone sulle origini del malessere. Si poteva sintetizzarlo un po' di piu',pur apprezzando che in effetti l'origine del male si ha in famiglia e la societa' spietata amplifica. Buono il concetto di societa' malata che sta sullo sfondo. Avrei insistiti su quello cercando di domandare se e' piu' malata la societa' o chi cade nella debolezza.
In sintesi idee buone ma non ben articolate.
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Premesso che i film a basso costo li apprezzo perche' la sfida viene spesso vinta con le idee,qui pero' spesso abbiamo situazioni manieristiche da avanspettacolo(vedi le scene del postino) che declassano un po'. Inoltre troppo lungo. Inoltre si indugia troppo nello spiegone sulle origini del malessere. Si poteva sintetizzarlo un po' di piu',pur apprezzando che in effetti l'origine del male si ha in famiglia e la societa' spietata amplifica. Buono il concetto di societa' malata che sta sullo sfondo. Avrei insistiti su quello cercando di domandare se e' piu' malata la societa' o chi cade nella debolezza.
In sintesi idee buone ma non ben articolate.
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sabato 18 maggio 2024
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quando il critico non conosce il problema
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Mi domando se lei ha visto veramente il film. Se lo ha visto sicuramente non conosce il problema. Una volta che viene girato un film impegnato lei lo distrugge con una sciocca critica.. Lasci stare stare e si informi prima
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laura
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giovedì 28 marzo 2024
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bellissimo e molto poetico
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Sono rimasta molto colpita da questo film, per la capacità di trattare un tema molto complesso in modo assolutamente delicato e poetico, non appesantendo mai la narrazione. Non concordo affatto con la critica di cui sopra: l'argomento rimane sempre al centro, persino il nonno (un bravissimo Enzo De Caro) è un Hikikomori. La trama sembra dipanarsi come si trattasse di scatole cinesi, dove ognuno è colpevole ed innocente allo stesso tempo, lasciando la soluzione sospesa, avviata però sulla strada di una comunicazione più autentica, che passa per l'ascolto e il rispetto. Bellissimo.
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laura
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giovedì 28 marzo 2024
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film molto poetico
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Sono rimasta molto colpita da questo film, per la capacità di trattare un tema molto complesso in modo assolutamente delicato e poetico, non appesantendo mai la narrazione. Non concordo affatto con la critica di cui sopra: l'argomento rimane sempre al centro, persino il nonno (il bravissimo Enzo De Caro) è un riturato sociale (hikikomori). La trama sembra dipanarsi come si trattasse di scatole cinesi, dove ognuno è colpevole ed innocente allo stesso tempo, lasciando la soluzione sospesa, ma avviata verso una comunicazione autentica che passa per l'ascolto ed il rispetto. Bellissimo.
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mirko perniola
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lunedì 18 dicembre 2023
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le diverse solitudini di tre generazioni.
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Ad averne, di film così… sarebbe stato un gioiellino se avesse avuto un budget più adeguato.
Una storia che al primo sguardo comunica la terribile minaccia sottotraccia che oggi qualunque genitore, se assorbito da sé stesso, dal lavoro, e dalla dispercezione di realtà che danno i social, possa ritrovarsi in una situazione simile senza neanche comprenderla. Fa paura, e non è poco.
Ma c’è anche molto altro. Il film non parla solo dell’isolamento volontario di una ragazza, anche nonno Francesco ha commesso gravi errori nella propria vita e si ritrova “hikikomori ante litteram”, la sua vita da recluso non è filtrata dalla tecnologia, ma dalle filosofie dei Nativi Americani, di quegli indiani che lui ha sempre preso come riferimento ma che lo hanno allontanato dalla società in cui avrebbe dovuto vivere, dai suoi affetti, e oggi si è chiuso in un fazzoletto di terra insieme ad un asino.
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Ad averne, di film così… sarebbe stato un gioiellino se avesse avuto un budget più adeguato.
Una storia che al primo sguardo comunica la terribile minaccia sottotraccia che oggi qualunque genitore, se assorbito da sé stesso, dal lavoro, e dalla dispercezione di realtà che danno i social, possa ritrovarsi in una situazione simile senza neanche comprenderla. Fa paura, e non è poco.
Ma c’è anche molto altro. Il film non parla solo dell’isolamento volontario di una ragazza, anche nonno Francesco ha commesso gravi errori nella propria vita e si ritrova “hikikomori ante litteram”, la sua vita da recluso non è filtrata dalla tecnologia, ma dalle filosofie dei Nativi Americani, di quegli indiani che lui ha sempre preso come riferimento ma che lo hanno allontanato dalla società in cui avrebbe dovuto vivere, dai suoi affetti, e oggi si è chiuso in un fazzoletto di terra insieme ad un asino. Terzo hikikomori, anche se reclusa solo emozionalmente, è la madre che vive da ricca infuencer, nascosta dietro finti sorrisi con una rabbia controllata ma pronta a esplodere, lontana da quello che nella vita la renderebbe davvero felice (infatti, se non sbaglio, mi sembra che in tutto il film non tocchi fisicamente mai nessuno, se non una sola volta il padre, se è una scelta voluta narrativamente mi pare ottima).
Tre isolamenti volontari vissuti in modo diverso da tre generazioni, che nascondono tre solitudini altrettanto strazianti.
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gabrid
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sabato 16 dicembre 2023
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nonni patrimonio dell''umanità
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Ho assistito alla prima di Salerno con delle amiche coinvolte come genitori di ragazzi in ritiro sociale... Avevo cognizione del fenomeno ma la commozione provata in alcune scene della storia riportata sullo schermo mi ha colto di sorpresa. Ho apprezzato molto i primi piani dei protagonisti, così espressivi da cogliere il loro stato d'animo e "sentire" i loro pensieri prima che fossero espressi, in una silente connessione emotiva davvero forte. Il racconto si snoda in modo concreto e delicato allo stesso tempo. La figura del nonno è cruciale: stessa sensibilità, stessa lunnghezza d'onda, stesso problema sociale fanno sì che arrivi prima di ogni altro a comprendere il vero tormento della giovane Vittoria.
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Ho assistito alla prima di Salerno con delle amiche coinvolte come genitori di ragazzi in ritiro sociale... Avevo cognizione del fenomeno ma la commozione provata in alcune scene della storia riportata sullo schermo mi ha colto di sorpresa. Ho apprezzato molto i primi piani dei protagonisti, così espressivi da cogliere il loro stato d'animo e "sentire" i loro pensieri prima che fossero espressi, in una silente connessione emotiva davvero forte. Il racconto si snoda in modo concreto e delicato allo stesso tempo. La figura del nonno è cruciale: stessa sensibilità, stessa lunnghezza d'onda, stesso problema sociale fanno sì che arrivi prima di ogni altro a comprendere il vero tormento della giovane Vittoria. Spesso le aspettative e la realtà non collimano: bisogna farsene una ragione e l'amore di un nonno saggio può ribaltare le dinamiche in gioco. Film assolutamente da vedere. Rosalba D.
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elisabetta l
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sabato 16 dicembre 2023
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da vedere senza pregiudizi
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Perché la chiocciola e non la tartaruga? Entrambe vivono nella loro comfort zone, ma la chiocciola è più graziosa e la chiocciola è Vittoria, la protagonista del film.
Lei vive in disparte, nella sua stanza, uscendone solo la notte, quando è sicura che non incontrerà nessuno.
I genitori sono usciti da una separazione agguerrita e il padre è latitante; la madre lo è altrettanto: donna in carriera, ambiziosa, anaffettiva, non accetta questa figlia diversa, che vive reclusa in solitudine, senza spinte interiori.
Dopo un crescendo in toni drammatici, in cui la madre arriva a far sfondare la porta della stanza della ragazza e a violarne l'integrità ecco appare il deus ex machina: il nonno, figura affettiva, disinteressata e condiscendente.
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Perché la chiocciola e non la tartaruga? Entrambe vivono nella loro comfort zone, ma la chiocciola è più graziosa e la chiocciola è Vittoria, la protagonista del film.
Lei vive in disparte, nella sua stanza, uscendone solo la notte, quando è sicura che non incontrerà nessuno.
I genitori sono usciti da una separazione agguerrita e il padre è latitante; la madre lo è altrettanto: donna in carriera, ambiziosa, anaffettiva, non accetta questa figlia diversa, che vive reclusa in solitudine, senza spinte interiori.
Dopo un crescendo in toni drammatici, in cui la madre arriva a far sfondare la porta della stanza della ragazza e a violarne l'integrità ecco appare il deus ex machina: il nonno, figura affettiva, disinteressata e condiscendente... ma non rivelerà di più; bravi Vittoria e il nonno, in seconda linea gli altri.
Film impegnato, essenziale, profondo e coerente: da vedere
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elisabetta l
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sabato 16 dicembre 2023
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da vedere senza pregiudizi
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Perché la chiocciola e non la tartaruga? Entrambe vivono nella loro comfort zone, ma la chiocciola è più graziosa e la chiocciola è Vittoria, la protagonista del film.
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Perché la chiocciola e non la tartaruga? Entrambe vivono nella loro comfort zone, ma la chiocciola è più graziosa e la chiocciola è Vittoria, la protagonista del film.
Lei vive in disparte, nella sua stanza, uscendone solo la notte, quando è sicura che non incontrerà nessuno.
I genitori sono usciti da una separazione agguerrita e il padre è latitante; la madre lo è altrettanto: donna in carriera, ambiziosa, anaffettiva, non accetta questa figlia diversa, che vive reclusa in solitudine, senza spinte interiori.
Dopo un crescendo in toni drammatici, in cui la madre arriva a far sfondare la porta della stanza della ragazza e a violarne l'integrità ecco appare il deus ex machina: il nonno, figura affettiva, disinteressata e condiscendente... ma non rivelerà di più; bravi Vittoria e il nonno, in seconda linea gli altri.
Film impegnato, essenziale, profondo e coerente: da vedere
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sabato 16 dicembre 2023
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Perché la chiocciola e non la tartaruga? Entrambe vivono nella loro comfort zone, ma la chiocciola è più graziosa e la chiocciola è Vittoria, la protagonista del film.
Lei vive in disparte, nella sua stanza, uscendone solo la notte, quando è sicura che non incontrerà nessuno.
I genitori sono usciti da una separazione agguerrita e il padre è latitante; la madre lo è altrettanto: donna in carriera, ambiziosa, anaffettiva, non accetta questa figlia diversa, che vive reclusa in solitudine, senza spinte interiori.
Dopo un crescendo in toni drammatici, in cui la madre arriva a far sfondare la porta della stanza della ragazza e a violarne l'integrità ecco appare il deus ex machina: il nonno, figura affettiva, disinteressata e condiscendente.
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Perché la chiocciola e non la tartaruga? Entrambe vivono nella loro comfort zone, ma la chiocciola è più graziosa e la chiocciola è Vittoria, la protagonista del film.
Lei vive in disparte, nella sua stanza, uscendone solo la notte, quando è sicura che non incontrerà nessuno.
I genitori sono usciti da una separazione agguerrita e il padre è latitante; la madre lo è altrettanto: donna in carriera, ambiziosa, anaffettiva, non accetta questa figlia diversa, che vive reclusa in solitudine, senza spinte interiori.
Dopo un crescendo in toni drammatici, in cui la madre arriva a far sfondare la porta della stanza della ragazza e a violarne l'integrità ecco appare il deus ex machina: il nonno, figura affettiva, disinteressata e condiscendente... ma non rivelerà di più; bravi Vittoria e il nonno, in seconda linea gli altri.
Film impegnato, essenziale, profondo e coerente: da vedere
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