giovanni_b_southern
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giovedì 16 maggio 2024
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ottimo
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Nessuno spoiler. film da vedere. PUNTO
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luciana razete
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lunedì 13 maggio 2024
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incanto dei sensi
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” Il gusto delle cose “, un film elegante , colto, raffinato dal forte impatto sensoriale . Fine ottocento ,una accogliente residenza della campagna francese con un attrezzatissima cucina dell’ epoca , è il tempio enogastronimico dove il gourmet Dodin Bouffant -definito il Napoleone dell arte culinaria -insieme alla sua assistente - la talentosa cuoca Eugénie - realizza i suoi capolavori per amici, intellettuali ed aristocratici d ‘alto rango . Il rapporto tra i due chef , legati anche sentimentalmente , è l ‘unione di due anime creative , caratterizzata da intensa ricerca e studio e dalla sperimentazione dei piatti più iconici della cucina francese, in un rapporto di interscambio e collaborazione ,mai concorrenziale o competitivo , aperto anche alla trasmissione di esperienze e saperi alle nuove generazioni come la giovanissima e dotata Pauline, .
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” Il gusto delle cose “, un film elegante , colto, raffinato dal forte impatto sensoriale . Fine ottocento ,una accogliente residenza della campagna francese con un attrezzatissima cucina dell’ epoca , è il tempio enogastronimico dove il gourmet Dodin Bouffant -definito il Napoleone dell arte culinaria -insieme alla sua assistente - la talentosa cuoca Eugénie - realizza i suoi capolavori per amici, intellettuali ed aristocratici d ‘alto rango . Il rapporto tra i due chef , legati anche sentimentalmente , è l ‘unione di due anime creative , caratterizzata da intensa ricerca e studio e dalla sperimentazione dei piatti più iconici della cucina francese, in un rapporto di interscambio e collaborazione ,mai concorrenziale o competitivo , aperto anche alla trasmissione di esperienze e saperi alle nuove generazioni come la giovanissima e dotata Pauline, . Il . film si potrebbe inquadrare nel genere cinema- cibo ;ricorda- per le minuziose riprese delle fasi di allestimento dei piatti- l’ indimenticabile ” pranzo di Babette “( diverso per le tematiche esistenziali affrontate ) al quale lo accomuna la celebrazione del cibo come gesto sublime di amore e di accudimento , momento di condivisione di emozioni che diventa poi mezzo di rinascits . Romanticismo e visione quasi mistica dell’ arte enogastronomica si uniscono alla riflessione sulle stagioni e cicli della vita . La ricerca di armonia ed equilibrio tra estetica , odori e sapori sono la sinfonia idi un film la cui vera colonna sonora ( quella musicale è solo alla fine )è rappresentata dallo sfrigolio dei manicaretti e dal sobbollire di ricchissime salse e brodi In stupende casseruole di rame. Ritmo un po’ lento (ma forse è una ricerca stilistica che vuole suscitare più intense emozioni sensoriali nello spettatore quasi per fargli annusare ed assaporare le succulente e minuziose preparazioni) ; fotografia , splendida negli esterni talora cupa negli interni ; un tripudio di prelibatezze ( tra i titoli di coda noterete la consulenza di chef pluristellati) , in cui pollame , cacciagione e vini pregiati dominano la scena . Vivamente sconsigliato a vegani, dietologi ed a chi segue tristi diete ipocaloriche
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m. giambrone
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domenica 12 maggio 2024
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cibo, sensualità, amore
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La trama potete leggerla altrove, la mia è solo una riflessione di getto su un film appena visto e che ho trovato molto bello. È un film sul cibo o un film d’amore? Scelgo la seconda, senza dubbio. Ma il cibo c’è, dall’inizio alla fine. Cos’altro è la buona cucina se non amore? L’amore per la natura, per gli ingredienti scelti con cura e mescolati con sapienza, per la ricerca di un gusto nuovo, sempre più vicino alla perfezione. L’amore per gli altri, perché cucinare per qualcuno è svelare qualcosa di sé, dimostrare attenzione e riguardo, donare amore. L’amore per sé stessi, perché si vuole e ci si vuole sorprendere. Un pranzo può essere ricco e ben preparato, eppure non comunicare nulla, perché non viene prestata sufficiente attenzione alla “costruzione” del servizio oppure all’abbinamento ed alla sequenza dei piatti e dei vini.
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La trama potete leggerla altrove, la mia è solo una riflessione di getto su un film appena visto e che ho trovato molto bello. È un film sul cibo o un film d’amore? Scelgo la seconda, senza dubbio. Ma il cibo c’è, dall’inizio alla fine. Cos’altro è la buona cucina se non amore? L’amore per la natura, per gli ingredienti scelti con cura e mescolati con sapienza, per la ricerca di un gusto nuovo, sempre più vicino alla perfezione. L’amore per gli altri, perché cucinare per qualcuno è svelare qualcosa di sé, dimostrare attenzione e riguardo, donare amore. L’amore per sé stessi, perché si vuole e ci si vuole sorprendere. Un pranzo può essere ricco e ben preparato, eppure non comunicare nulla, perché non viene prestata sufficiente attenzione alla “costruzione” del servizio oppure all’abbinamento ed alla sequenza dei piatti e dei vini. Insomma la cucina è – o almeno può essere – amore e trasporto. “La passion de Dodin Bouffant” è quella per la cucina ma anche quella per Eugénie. Il titolo italiano è comunque pertinente, il gusto non è solo quello del palato, ma anche quello per le cose che facciamo per noi e per gli altri e per quelle che riceviamo. A voi è mai capitato di piangere per una pietanza, come a Pauline e Eugénie? E se sì, era per un sapore così irresistibile e delizioso oppure per la gratitudine che attraverso quel gusto soave abbiamo sentito nei confronti di chi lo ha preparato così amorevolmente? O forse anche per il senso della bellezza che percepiamo in quel momento, nella forma, nei colori, nell’armonia dei sapori e nel tepore dell’insieme che giunge fino all’anima? Un bel film. Juliette Binoche è bravissima, ma questo lo sapevamo già.
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fulvio wetzl
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domenica 12 maggio 2024
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philéô-sophíe dans la cuisine
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Una storia d'amore come nessun'altra. Un amore che lega Dodin Bouffant, gourmet inarrivabile alla sua cuoca Eugénie, sul finire dell'800 nella Loira dei castelli. Un'amore che è soprattutto condivisione di una passione nelle cose fatte "comme il faut", in cucina come nel bouduoir. Per vent'anni Dodin ed Eugénie, si amano con dedizione, discrezione e rispetto reciproco, con la stessa cura e amore con cui scelgono gli abbinamenti tra cibi e condimenti. L'amore trasuda da ogni gesto, sia nella convivialità di un gruppo di amici che si incontrano periodicamente nella villa-castello di Dodin ed Eugénie, che nella preparazione, a volte elaborata a volte semplice, dei piatti, assistendo alla loro realizzazione che riusciamo quasi a gustare,a innamorarcene,a pensare di tentare di riprodurli, per come sono descritti meravigliosamente sullo schermo.
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Una storia d'amore come nessun'altra. Un amore che lega Dodin Bouffant, gourmet inarrivabile alla sua cuoca Eugénie, sul finire dell'800 nella Loira dei castelli. Un'amore che è soprattutto condivisione di una passione nelle cose fatte "comme il faut", in cucina come nel bouduoir. Per vent'anni Dodin ed Eugénie, si amano con dedizione, discrezione e rispetto reciproco, con la stessa cura e amore con cui scelgono gli abbinamenti tra cibi e condimenti. L'amore trasuda da ogni gesto, sia nella convivialità di un gruppo di amici che si incontrano periodicamente nella villa-castello di Dodin ed Eugénie, che nella preparazione, a volte elaborata a volte semplice, dei piatti, assistendo alla loro realizzazione che riusciamo quasi a gustare,a innamorarcene,a pensare di tentare di riprodurli, per come sono descritti meravigliosamente sullo schermo. Amiamo come loro amano e si amano, Dodin, Eugénie, la piccola cuoca in divenire, ogni vol au vent, bouillabaisse, rattatouille, i percorsi perfettamente coordinati e seguiti da un operatore straordinario tra i quattro personaggi in cucina, gli orti e la campagna intorno alla villa, e l'intensa joie de vivre che li innerva, nel come si guardano stupiti nell'amore carnale, nel come Dodin rimpiange Eugénie, nella difficoltà insormantabile di sostituirla. Un grande insegnamento per ogni spettatore o spettatrice, fatto in punta di càmera-stylo, senza salire in cattedra ma con grande discrezione, dicendo con chiarezza ed evidenza: "l'amore è questo". Prendersi cura del'altro, e condividere, serenità, gioia, felicità, tristezza. Personaggi che Benoît Magimel e Juliette Binoche rendono in modo profondo e stupendo, che mi hanno ricordato la Meryl Streep e Clint Eastwood de "I ponti di Madison County", e più ancora Emma Thompson e Anthony Hopkins in "Quel che resta del giorno", tratto dal romanzo di Kazuo Ishiguro, non a caso "vicino di casa" del vietnamita Trahn Anh Hung, regista che già ci aveva abituato a questa sensibilità con il suo film d'esordio "il profumo della papaya verde". Lo stesso bagaglio di emotività, emozioni, istigazione ad amare questi personaggi che ha caratterizzato il film di Wenders "Perfect Days" e, indietro nel tempo, "In the Mood for Love" di Wan Kar-wai. Abbiamo mote cose da imparare dall'Estremo Oriente <3
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enzo70
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domenica 12 maggio 2024
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anh hung racconta il connubio tra cibo e amore
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L’amore tra la cuoca Eugenie e il grande chef Dodin Bouffant è cresciuto con il tempo, durante i venti anni di collaborazione in cui insieme, lui creando e lei realizzando, preparano piatti deliziosi. La vita della coppia, che non è ancora una coppia, in quanto lei resiste alle sue continue richieste di matrimonio scorre nella massima serenità, la donna è felice nell’accudire il proprio uomo che, a sua volta, non le fa mai mancare amore. La cucina è il cuore della splendida villa in cui tutto ispira serenità. Gli amici di Dodin, i vicini, il rigoglioso orto, la ragazza che aiuta in casa. Non c’è tensione e questo clima di serenità consente ai due di coccolarsi anche con il cibo.
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L’amore tra la cuoca Eugenie e il grande chef Dodin Bouffant è cresciuto con il tempo, durante i venti anni di collaborazione in cui insieme, lui creando e lei realizzando, preparano piatti deliziosi. La vita della coppia, che non è ancora una coppia, in quanto lei resiste alle sue continue richieste di matrimonio scorre nella massima serenità, la donna è felice nell’accudire il proprio uomo che, a sua volta, non le fa mai mancare amore. La cucina è il cuore della splendida villa in cui tutto ispira serenità. Gli amici di Dodin, i vicini, il rigoglioso orto, la ragazza che aiuta in casa. Non c’è tensione e questo clima di serenità consente ai due di coccolarsi anche con il cibo. E che cibo, un capitolo a parte meritano le splendide scene delle pentole che bollono, in cui la materia prima si trasforma in continuazione per diventare paradiso, dallo schermo del cinema sembrano uscire gli odori di quei piatti. La gioia e la serenità di Eugenie e Dodin verranno spazzati via dalla malattia di lei, ma il film va visto non per la trama ma per il piacere del racconto. Tran Anh Hung è riuscito a comporre un delizioso quadro d’insieme per cantare la bellezza della vita che trova nell’amore e nel cibo un connubio perfetto. Vi consiglio vivamente di andarlo a vedere.
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cardclau
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sabato 11 maggio 2024
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l''arte non è scienza
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Il gusto delle cose di Tran Anh Hung è un potente affresco sul primo piacere dell’essere umano: nutrimento/essere nutrito; e anche una profonda riflessione perché affronta il tema quando da necessità, da scienza, diventa arte, appresa solo da chi ha una predisposizione naturale. Come nel gustosissimo film Ratatouille. Il mio amico che gestisce un ristorante di qualità, con un frequentissimo intercalare dice “il mangiar bene è il Piacere nella vita”. Mi viene in mente l’assoluta soddisfazione del neonato dopo poppata. Negli Stati Uniti nel 1977 lavoravo come studente in medicina in Pediatria neonatale. A quel tempo non avevamo ancora compreso la necessità che il neonato stesse a tempo pieno con la madre, per cui i neonati parcheggiavano nella Nursery e venivano portati dalle madri solo per la poppata.
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Il gusto delle cose di Tran Anh Hung è un potente affresco sul primo piacere dell’essere umano: nutrimento/essere nutrito; e anche una profonda riflessione perché affronta il tema quando da necessità, da scienza, diventa arte, appresa solo da chi ha una predisposizione naturale. Come nel gustosissimo film Ratatouille. Il mio amico che gestisce un ristorante di qualità, con un frequentissimo intercalare dice “il mangiar bene è il Piacere nella vita”. Mi viene in mente l’assoluta soddisfazione del neonato dopo poppata. Negli Stati Uniti nel 1977 lavoravo come studente in medicina in Pediatria neonatale. A quel tempo non avevamo ancora compreso la necessità che il neonato stesse a tempo pieno con la madre, per cui i neonati parcheggiavano nella Nursery e venivano portati dalle madri solo per la poppata. Come tutte le cose negli Stati Uniti, anche il carrello che trasportava gli affamati urlanti era enorme: a tre piani, alloggiava per piano almeno 50 cune di plastica. Il frastuono era incredibile. Ma quando il carrello ritornava indietro, si poteva tagliare il silenzio col coltello! Ma torniamo al film: Narra i 20 anni di vita di Dodin (Benoît Magimel), raffinatissimo gourmet, con la sua cuoca Eugenie (Juliette Binoche) in un effluvio culinario che ha dell’incredibile. Apparentemente una sonata a due, violino e piano, tra due musicisti (attori) eccezionali, ma non percepiamo l’orchestra che nell’ombra ha permesso quella perfezione. E la cucina? Noi intrappolati nelle nostre cucinette di 6-8 mt2 ci troviamo proiettati momentaneamente in un ambiente vasto e bellissimo dove tutto è fantastico e le pentole sono di rame. Sicuramente il regista Tran Anh Hung ha imparato da Visconti.
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babrikka
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venerdì 10 maggio 2024
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semplicemente: non lo rivedrei
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Si viene travolti fin da subito da una quantità inimmaginabile di cibo. Si inizia con una sensazione strisciante di nausea che ci accompagnerà per tutto il film.
Per 140 minuti ho ammirato il senso di profonda e sottile intesa che lega i due protagonisti; a tre quarti ho esclamato: che uomo! vedendo Dodin passare alla cucina teorica alla pratica per sostenere la sua cuoca-compagna indebolita e pertanto non in grado di agire.
Discreta perplessità al pensiero che quando uno sta poco bene abbia voglia di mangiare ostriche e omelette norvegese per superare la crisi... ma si capisce che qui l'amore sembra passare attraverso la cura maniacale della singola sfumatura del gusto e quindi faccio finta di crederci.
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Si viene travolti fin da subito da una quantità inimmaginabile di cibo. Si inizia con una sensazione strisciante di nausea che ci accompagnerà per tutto il film.
Per 140 minuti ho ammirato il senso di profonda e sottile intesa che lega i due protagonisti; a tre quarti ho esclamato: che uomo! vedendo Dodin passare alla cucina teorica alla pratica per sostenere la sua cuoca-compagna indebolita e pertanto non in grado di agire.
Discreta perplessità al pensiero che quando uno sta poco bene abbia voglia di mangiare ostriche e omelette norvegese per superare la crisi... ma si capisce che qui l'amore sembra passare attraverso la cura maniacale della singola sfumatura del gusto e quindi faccio finta di crederci.
SPOILER
Colpo finale quando si arriva al 144° minuto e si capisce che morto un cuoco se ne fa un altro.
Ho visto mangiare inutilmente di tutto di più in nome del sentimento e invece era solo una questione culinaria. A questo punto è diventato lampante il motivo per cui Eugenie non lo volesse sposare da ben 20 anni.
Immagini e location molto belle e coinvolgenti.
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[+] cinismo distruttivo
(di goldy)
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goldy
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giovedì 9 maggio 2024
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sostituto del prozac
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Non succede molto in questo film ma il senso di beatitudine che ti dà è tale che vorresti non finisse mai.
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