inveciabatta
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lunedì 25 dicembre 2023
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mann non sbaglia un colpo
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Partendo dalle critiche rivolte al film relativamente al fatto di essere un biopic limitato nell'arco di tre mesi, non posso che essere in disaccordo. Infatti, a differenza di un film come Napoleon (palesemente tagliato in fase di montaggio con l'accetta), Ferrari cerca di dilatare il racconto rispettando il periodo storico dell'estate 1957. Parlando delle prove attoriali, Driver è granitico al punto giusto e rappresenta perfettamente luci e ombre del Commendatore, un uomo cinico e completamente dedito e ossessionato al suo lavoro, ma anche alla sua famiglia. Penelope Cruz regala forse una delle sue migliori performance nel ruolo della moglie Laura. Le scene di corsa sono girate divinamente e Mann riesce a rendere comprensibile ogni singola sterzata, evidenziando allo stesso tempo la pericolosità del mondo automobilistico in quegli anni.
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Partendo dalle critiche rivolte al film relativamente al fatto di essere un biopic limitato nell'arco di tre mesi, non posso che essere in disaccordo. Infatti, a differenza di un film come Napoleon (palesemente tagliato in fase di montaggio con l'accetta), Ferrari cerca di dilatare il racconto rispettando il periodo storico dell'estate 1957. Parlando delle prove attoriali, Driver è granitico al punto giusto e rappresenta perfettamente luci e ombre del Commendatore, un uomo cinico e completamente dedito e ossessionato al suo lavoro, ma anche alla sua famiglia. Penelope Cruz regala forse una delle sue migliori performance nel ruolo della moglie Laura. Le scene di corsa sono girate divinamente e Mann riesce a rendere comprensibile ogni singola sterzata, evidenziando allo stesso tempo la pericolosità del mondo automobilistico in quegli anni. Gli unici difetti del film risultano essere la computer grafica (presente in solamente due scene per 3 secondi circa) e la questione legata al doppiaggio originale, nonostante ciò non comprometta le prove attoriali dei protagonisti.
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enzo70
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domenica 24 dicembre 2023
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grande omaggio alla memoria di un grande uomo
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Enzo Ferrari è il simbolo dell’Italia che corre, del genio e dell’inventiva del nostro Paese, un uomo che ha vissuto sognando di costruire macchine che tutti avrebbero sognato di guidare. Michael Mann propone un bel film in cui racconta una breve parte della vita del grande vecchio, quando ancora vecchio non era e quando rischiava che il suo sogno si scontrasse con la realtà del mercato. Ferrari costruiva macchine per correre, per vincere, e finanziava l’attività sportiva con la vendita delle sue macchine. Era un imprenditore inusuale, il profitto come strumento per raggiungere la gloria e non come fine. E nel 1957 la Ferrari era sull’orlo della bancarotta, le vendite delle macchine non bastavano a reggere i conti dell’azienda e l’unico modo per uscire dal baratro era vincere la Mille miglia.
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Enzo Ferrari è il simbolo dell’Italia che corre, del genio e dell’inventiva del nostro Paese, un uomo che ha vissuto sognando di costruire macchine che tutti avrebbero sognato di guidare. Michael Mann propone un bel film in cui racconta una breve parte della vita del grande vecchio, quando ancora vecchio non era e quando rischiava che il suo sogno si scontrasse con la realtà del mercato. Ferrari costruiva macchine per correre, per vincere, e finanziava l’attività sportiva con la vendita delle sue macchine. Era un imprenditore inusuale, il profitto come strumento per raggiungere la gloria e non come fine. E nel 1957 la Ferrari era sull’orlo della bancarotta, le vendite delle macchine non bastavano a reggere i conti dell’azienda e l’unico modo per uscire dal baratro era vincere la Mille miglia. Ma Ferrari era anche un uomo distrutto dalla morte del figlio Dino e in crisi con Laura, la moglie proprietaria del cinquanta per cento delle quote azionarie. E Ferrari aveva anche un figlio, Piero, nato dalla relazione clandestina con Lina. La situazione non era certo semplice, ma Ferrari non era un uomo comune. E per il resto consiglio di andare a vedere questo bel film al cinema anche per apprezzare l’ottima interpretazione di Adam Driver e di Penelope Cruz.
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athos
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martedì 19 dicembre 2023
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fiction
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Tutti biopic hanno il limite di confrontarsi con la realtà del personaggio. In Ferrari troviamo grandi attori (Driver inespressivo e Cruz addolorata), due storia d'amore, l'officina che sembra una falegnameria. Il resto è plastificato, dall'assenza della parlata modenese, al rapporto con il competitor Lamborghini fino all'incidente della Mille miglia, descritta in modo inverosimile.
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imperior max
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lunedì 18 dicembre 2023
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enzo e la ferrari all'apice della loro tragicità.
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Un bel sabato sera, grazie ad un grande Michael Mann e il suo FERRARI.
Polemiche sterili di Favino a parte, ci leviamo dalle palle i difetti. I primi minuti fanno fatica a prendere ritmo con situazioni iniziali un attimo non del tutto chiare, almeno dal punto di vista del montaggio, finiti i quali scatta che è una meraviglia. In più la maggior parte dei personaggi parlano un italiano troppo perfetto, neanche uno straccio di accento modenese, emiliano, romano o spagnolo, ma questo è più dovuto dal doppiaggio, dopo non so’ se la cosa è retroattiva in lingua originale. Per fortuna l’avvocato Agnelli ha mantenuto la sua fantomatica erre moscia.
Il resto è lodevole, praticamente un capolavoro.
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Un bel sabato sera, grazie ad un grande Michael Mann e il suo FERRARI.
Polemiche sterili di Favino a parte, ci leviamo dalle palle i difetti. I primi minuti fanno fatica a prendere ritmo con situazioni iniziali un attimo non del tutto chiare, almeno dal punto di vista del montaggio, finiti i quali scatta che è una meraviglia. In più la maggior parte dei personaggi parlano un italiano troppo perfetto, neanche uno straccio di accento modenese, emiliano, romano o spagnolo, ma questo è più dovuto dal doppiaggio, dopo non so’ se la cosa è retroattiva in lingua originale. Per fortuna l’avvocato Agnelli ha mantenuto la sua fantomatica erre moscia.
Il resto è lodevole, praticamente un capolavoro. La storia narra principalmente di crisi, esistenziale per Enzo Ferrari ed economica per la sua azienda automobilistica nel loro anno peggiore in assoluto che è il 1957. Lui che è ancora in lutto e segnato per la morte di suo figlio Dino, sua moglie Laura sempre più distaccata da lui sia per il lutto che per i sospetti di tradimento che appunto peggioreranno in litigi e discordie quando salteranno fuori la sua amante Lina e il figlio Piero, ancora illegittimo. Come se non bastasse lavorano entrambi faticosamente per evitare la bancarotta della Ferrari, tra spese, rischi di acquisizioni estere e preparazioni tecnico-logistiche per la gara delle Millemiglia da vincere categoricamente, fino ad un tragico risvolto.
In ambedue le parti si avverte molta crudezza. Un Enzo Ferrari cinico, fermo, risoluto nelle decisioni, leader da caposquadra talvolta ironico quando sta’ al lavoro, è combattuto, si costruisce dei muri emotivi ed è in bilico tra Lina che vuol far riconoscere Piero e la moglie Laura, di carattere, precisa nei conti, nell’amministrare, forte e decisa e che pretende onestà, condizioni e chiarezza, soprattutto verso Enzo.
Le corse in auto neanche a discuterne, rumorosissime, tesissime e adrenaliniche a tal punto che da un secondo all’altro al minimo sgarro può succedere di tutto. Se pensiamo al film Rush dove negli anni ’70 partecipare alla Formula 1 significava morire per un 20% di probabilità, figuriamoci vent’anni prima! Senza contare che all’epoca i soli sistemi di sicurezza erano le balle di fieno a delimitare il percorso e le lettere ai familiari scritte dai piloti prima di una gara. Infine la sequenza di Guidizzolo sarà praticamente impossibile rimuoverla dalla memoria, così come il finale un po’ da quiete dopo la tempesta e un po’ rincuorante.
La regia è ottima, pulita, si prende i suoi tempi nei primi piani degli attori ed è attaccato ben bene ai piloti durante le corse, senza contare le scene in auto molto cristalline. Il montaggio riesce a mantenere un buon ritmo andando sempre più avanti. Buona la ricostruzione storica, i panorami italiani e le automobili. Adam Driver in parte e abbastanza somigliante nel trucco, Penelope Cruz bravissima.
Per quanto mi riguarda è secondo solo a Killers of the Flower Moon e spanne sopra a Oppenheimer in quanto dura il giusto, non è pesante inutilmente e i personaggi non hanno percorsi emotivi tranciati, ma anzi diventano parte integrante del racconto.
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giovanni morandi
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lunedì 18 dicembre 2023
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la critica di favino.
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La polemica innescata a Venezia, in occasione della presentazione del film "Ferrari" di Mann, interpretato da Adam Driver, continua. In modo ironico, cita l'esempio di "House of Gucci" di Ridley Scott, sottolineando che persino i membri della famiglia Gucci avevano un accento del New Jersey, sottolineando questo aspetto durante un incontro su "Adagio" di Stefano Sollima. Ora, con il film "Ferrari" di Michael Mann, vediamo Adam Driver nel ruolo di Enzo Ferrari. Favino fa notare che c'è un problema di "appropriazione culturale" quando attori stranieri vengono scelti per interpretare ruoli italiani, spesso con accenti esotici, mentre attori italiani di alto livello, come Toni Servillo, Adriano Giannini e Valerio Mastandrea, (per ovvi motivi non cita "se stesso.
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La polemica innescata a Venezia, in occasione della presentazione del film "Ferrari" di Mann, interpretato da Adam Driver, continua. In modo ironico, cita l'esempio di "House of Gucci" di Ridley Scott, sottolineando che persino i membri della famiglia Gucci avevano un accento del New Jersey, sottolineando questo aspetto durante un incontro su "Adagio" di Stefano Sollima. Ora, con il film "Ferrari" di Michael Mann, vediamo Adam Driver nel ruolo di Enzo Ferrari. Favino fa notare che c'è un problema di "appropriazione culturale" quando attori stranieri vengono scelti per interpretare ruoli italiani, spesso con accenti esotici, mentre attori italiani di alto livello, come Toni Servillo, Adriano Giannini e Valerio Mastandrea, (per ovvi motivi non cita "se stesso...") vengono ignorati. È un punto di vista che condivido solo in parte: giustissimo rivendicare qualcosa di "patriottico/nazionalista" (!?), ma Favino pare ignorare che, anche se riguarda un personaggio italianissimo ed un Marchio Super-italiano, il film è diretto e prodotto da Americani, sulla base del romanzo Enzo Ferrari: The Man, The Cars, The Races, The Machine (1991) e la Storia di Ferrari non è solo italiana, ma assolutamente di portata internazionale... Da ultimo, da sottolineare che il film appena uscito (il 14 dicembre) nelle sale, sta ruscuotendo un grande successo proprio anche grazie all'interpretazione del ragazzone californiano, Driver, che risulta molto azzeccata. Per ultimo a Favino replicherei, ricordando che un precedente film, al quale ha preso parte "lui stesso" (sceneggiato per la TV- Canale 5- in 2 puntate) proprio su Ferrari, fu diretto da Carlo Carlei nel recente 2003 ed interpretato dall'italiano Castellitto. Infine, ma non ultimo, superfluo affermare che se il Cinema è la 7.ma Arte, le opere artistiche "non hanno confini"...(Giovanni Morandi- articolo pubblicato su Mymovies.it).
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[+] ferrari nella percezione soggetiva di mann
(di antonio montefalcone)
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[+] un''altra precisazione su ferrari di morandi
(di giovanni morandi)
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lunedì 18 dicembre 2023
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peugeot 304
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Concordo con la tua recensione. Anche a me il film non ha pienamente convinto; alcuni passaggi erano veramente noiosi e forse Driver per noi italiani era troppo distante dall'immagine vera che avevamo di Enzo Ferrari. Poi far guidare all'Ing. Ferrari una PEUGEOT 304 mi è sembrato un insulto alla storia.
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lunedì 18 dicembre 2023
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peugeot 304
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Poi far guidare all'Ing. Ferrari una Peugeot 304 per i suoi trasferimenti fra casa e fabbrica e Modena per me è stato veramente un colpo basso.....forse per gli americani un'auto vale l'altra.
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giovanni morandi
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domenica 17 dicembre 2023
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favino la 7ma arte non ha confini giovanni morandi
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La polemica innescata a Venezia, in occasione della presentazione del film "Ferrari" di Mann, interpretato da Adam Driver, continua.
In modo ironico, cita l'esempio di "House of Gucci" di Ridley Scott, sottolineando che persino i membri della famiglia Gucci avevano un accento del New Jersey, sottolineando questo aspetto durante un incontro su "Adagio" di Stefano Sollima. Ora, con il film "Ferrari" di Michael Mann, vediamo Adam Driver nel ruolo di Enzo Ferrari. Favino fa notare che c'è un problema di "appropriazione culturale" quando attori stranieri vengono scelti per interpretare ruoli italiani, spesso con accenti esotici, mentre attori italiani di alto livello, come Toni Servillo, Adriano Giannini e Valerio Mastandrea, (per ovvi motivi non cita "se stesso.
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La polemica innescata a Venezia, in occasione della presentazione del film "Ferrari" di Mann, interpretato da Adam Driver, continua.
In modo ironico, cita l'esempio di "House of Gucci" di Ridley Scott, sottolineando che persino i membri della famiglia Gucci avevano un accento del New Jersey, sottolineando questo aspetto durante un incontro su "Adagio" di Stefano Sollima. Ora, con il film "Ferrari" di Michael Mann, vediamo Adam Driver nel ruolo di Enzo Ferrari. Favino fa notare che c'è un problema di "appropriazione culturale" quando attori stranieri vengono scelti per interpretare ruoli italiani, spesso con accenti esotici, mentre attori italiani di alto livello, come Toni Servillo, Adriano Giannini e Valerio Mastandrea, (per ovvi motivi non cita "se stesso...") vengono ignorati.
È un punto di vista che condivido solo in parte: giustissimo rivendicare qualcosa di "patriottico/nazionalista" (!?), ma Favino pare ignorare che, anche se riguarda un personaggio italianissimo ed un Marchio Super-italiano, il film è diretto e prodotto da Americani, sulla base del romanzo Enzo Ferrari: The Man, The Cars, The Races, The Machine (1991) e la Storia di Ferrari non è solo italiana, ma assolutamente di portata internazionale...
Da ultimo, da sottolineare che il film appena uscito (il 14 dicembre) nelle sale, sta ruscuotendo un grande successo proprio anche grazie all'interpretazione del ragazzone californiano, Driver, che risulta molto azzeccata.
Per ultimo a Favino replicherei, ricordando che un precedente film, al quale ha preso parte "lui stesso" (sceneggiato per la TV- Canale 5- in 2 puntate) proprio su Ferrari, fu diretto da Carlo Carlei nel recente 2003 ed interpretato dall'italiano Castellitto.
Infine, ma non ultimo, superfluo affermare che se il Cinema è la 7.ma Arte, le opere artistiche "non hanno confini"...
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claudio.tabellini
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domenica 17 dicembre 2023
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pessimo
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Pessimo il doppiaggio , ma pessimo . Il film in sé non trasmette la passione di Ferrari per le corse o le auto in genere , non trasmette niente, nada , niet ….. L’unica cosa che vi rimarrà sono i musi delle auto perché la inquadrature sei radiatori anteriori prendono il 50% del film ……
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venerdì 15 dicembre 2023
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recensione errata
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Non è vero che le macchine non si vedono anzi occupano buona parte del film e alcune immagini sono altamente spettacolari.
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