fra18
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venerdì 19 aprile 2024
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sua maesta'' olivia colman
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Finalmente una commedia diversa, coraggiosa, intelligente. Da morire dal ridere ma anche di sostanza, con attori strepitosi.
Olivia Colman da sola vale il prezzo del biglietto. STELLARE.
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francesca meneghetti
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domenica 21 aprile 2024
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ma la vera storia è un'altra
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Il film racconta una storia vera accaduta nel Sussex cent’anni fa. A Edith Swann, zittella bachettona, che vive con gli anziani genitori, giungono delle lettere piene di insulti osceni e subito viene additata come colpevole Rose, la vicina di casa, giovane, allegra, esuberante, sessualmente e verbalmente, di origine irlandese, che convive con un nero. La famiglia Swann, con il durissimo padre in testa, denuncia Rose, che finirà in carcere. Poi, liberata in seguito al versamento di una cauzione, merito di amiche solidali, dovrà affrontare il processo finale. I documenti d’archivio evidenziano delle differenze rispetto alla sceneggiatura: il che è scontato, in quanto il cinema, come la letteratura, non persegue l’obiettivo della verità storica.
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Il film racconta una storia vera accaduta nel Sussex cent’anni fa. A Edith Swann, zittella bachettona, che vive con gli anziani genitori, giungono delle lettere piene di insulti osceni e subito viene additata come colpevole Rose, la vicina di casa, giovane, allegra, esuberante, sessualmente e verbalmente, di origine irlandese, che convive con un nero. La famiglia Swann, con il durissimo padre in testa, denuncia Rose, che finirà in carcere. Poi, liberata in seguito al versamento di una cauzione, merito di amiche solidali, dovrà affrontare il processo finale. I documenti d’archivio evidenziano delle differenze rispetto alla sceneggiatura: il che è scontato, in quanto il cinema, come la letteratura, non persegue l’obiettivo della verità storica. Quello che è interessante è la direzione della trasformazione, che ha puntato, forse con una certa furbizia, al politically correct: vale a dire a un messaggio antirazzista, antimaschilista, e anche di denuncia del perbenismo bigotto. Un messaggio che ci piace, intendiamoci, ma che si discosta dalla storia reale. Rose, inglese non irlandese, era sposata con un bianco mentre nel film lo è con un nero, che pare però convivente: ad ogni modo matrimoni misti potevano accadere negli anni ’20 in Inghilterra, mentre in quel tempo non poteva esserci un giudice nero (il primo nel 1962). Inoltre aveva due figli, una illegittima, nata prima del matrimonio, e conviveva anche con la sorella e i di lei figli. La poliziotta indiana Gladys Moss, cui viene attribuito il tranello che consente di scagionare Rose, non era di origini indiane. Era britannica e bianca. È stata però la prima donna agente di polizia del Sussex. Detto questo il film, che mette in scena ottimi attori e gioca anche su una contrapposizione stereotipata tra inglesi puritani e compassati e irlandesi, forse cattolici ma molto più sciolti, è molto gradevole e appassiona, del resto come tutti i film che prevedono una fase processuale, soprattutto se questa è narrata in chiave ironica. Nella realtà, Rose fu condannata a dodici anni, ma scontò solo tre mesi perché le indagini, continuate nel frattempo, consentirono di scoprire il vero autore degli insulti osceni, estesi anche ad altre persone, e che sembravano ricondurre alla povera Rose. E che naturalmente non sveliamo.
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ruger357mgm
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domenica 21 aprile 2024
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turpiloquio di donne
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Commedia quasi noir, di tipico stampo british e di straordinario impatto attoriale. Le protagoniste, una più brava dell'altra , conferiscono tono e verve ad una sceneggiatura spumeggiante, basata in larga parte sul turpiloquio preso a pretesto per dare ancora più gas alla storia. In un paesino del Sussex arrivano , ad una famiglia bigotta e timorata di Dio, missive anonime contenenti ogni genere di ignominiosi insulti, perloppiù a sfondo sessuale, a carico dell' attempata figlia di famiglia accudente i due anziani genitori tra cui il padre/padrone e signore che impone ossessivamente la propria visione religiosa della vita. La polizia del luogo ovviamente sospetta della turbolenta vicina di casa dei buoni cristiani, una irlandese dai costumi piuttosto originali.
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Commedia quasi noir, di tipico stampo british e di straordinario impatto attoriale. Le protagoniste, una più brava dell'altra , conferiscono tono e verve ad una sceneggiatura spumeggiante, basata in larga parte sul turpiloquio preso a pretesto per dare ancora più gas alla storia. In un paesino del Sussex arrivano , ad una famiglia bigotta e timorata di Dio, missive anonime contenenti ogni genere di ignominiosi insulti, perloppiù a sfondo sessuale, a carico dell' attempata figlia di famiglia accudente i due anziani genitori tra cui il padre/padrone e signore che impone ossessivamente la propria visione religiosa della vita. La polizia del luogo ovviamente sospetta della turbolenta vicina di casa dei buoni cristiani, una irlandese dai costumi piuttosto originali. La storia conduce le due rivali/amiche di fronte al giudice, non prima di aver esposto al pubblico ludibrio la presunta scrittrice di lettere ingiuriose esaltando di contro la vergine invecchiata ma perfetta beghina, schiavizzata dal tirannico vecchiaccio. Non tutto però filerà come previsto, grazie soprattutto ad una donna poliziotto agente intraprendente e colta, coadiuvata da altrettante figure femminili originali e sorprendenti. Alla fine la verità verrà a galla con gran sollievo di colpevoli e innocenti.Prova corale di attrici straordinarie, con menzioni di merito,ça va sans dire per Olivia Colmann e per Jessie Buckley ma senza trascurare nessuna delle fantastiche comprimarie. Film ben scritto, ottimamente fotografato e dalla scenografia convincente, con qualche citazione cinefila da tener d'occhio.Lavoro piccolo ma di grande pregio.
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gabriella
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mercoledì 8 maggio 2024
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wicked little letters
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Anni 20, la cittadina di Littlehampton, nel West Sussex, viene sconvolta da una serie di lettere oscene inviate agli abitanti, in particolare verso Edith, morigerata zitella, irreprensibile e timorata di Dio che vive con gli anziani genitori. Tutto farebbe supporre sia opera di Rose, nonché vicina di casa di Edith ,irlandese impetuosa e sboccata che vive con la figlia e un uomo afroamericano che naturalmente non è il padre della bambina, A occuparsi delle indagini, la stazione di polizia della cittadina, dove lavora anche Gladys Moss, zelante e perspicace, ma trattata con sufficienza dai colleghi maschi che le intralciano continuamente la strada perché donna.
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Anni 20, la cittadina di Littlehampton, nel West Sussex, viene sconvolta da una serie di lettere oscene inviate agli abitanti, in particolare verso Edith, morigerata zitella, irreprensibile e timorata di Dio che vive con gli anziani genitori. Tutto farebbe supporre sia opera di Rose, nonché vicina di casa di Edith ,irlandese impetuosa e sboccata che vive con la figlia e un uomo afroamericano che naturalmente non è il padre della bambina, A occuparsi delle indagini, la stazione di polizia della cittadina, dove lavora anche Gladys Moss, zelante e perspicace, ma trattata con sufficienza dai colleghi maschi che le intralciano continuamente la strada perché donna. In questo clima composto e compassato, dove ogni cosa dev’essere fatta con rigore e precisione e ognuno deve restare nel suo ruolo, le donne a casa con la bocca chiusa e gli uomini che decidono anche per loro, qui ben rappresentato dal padre di Edith ( un bravissimo Timothi Spall), che incarna il maschio padre padrone, sessista e scorbutico, risoluto a porre fine a questa scandalosa e indecorosa vicenda e Rose è senza dubbio il capro espiatorio ideale. Soltanto che interviene una forza femminile di unione contro l’ostracismo maschile, vero pericolo al progresso, che si allea con la poliziotta per aiutarla a far luce sulla vicenda e scagionare Rose dalle accuse, una specie di sorellanza che riesce a dare umorismo e brio all’intreccio narrativo, una dark comedy piena di ironia , di trasgressione e parolacce, tante parolacce,che diventano un intercalare continuo, , un linguaggio scurrile che tracima ribellione e desiderio di essere ciò che si è e non quello che vogliono gli altri. Olivia Colman è una fuoriclasse, la sua bravura indiscussa , la consacra ancora una volta a essere una delle migliori attrici dei giorni nostri, anche per la distanza che riesce a creare tra lei e il personaggio, dall’espressione di donna ingessata e bigotta a quella irriverente e leggera quando si abbandona a parolacce e imprecazioni che in questo caso rappresentano l’emancipazione, la liberazione dal giogo maschile. I duelli verbali con Jessie Buckley sono divertenti , efficaci, irriverenti e velenosi al punto giusto, uno scontro che vuole diventare incontro perché entrambe in fondo combattono nemici comuni ,il pregiudizio e l’ipocrisia, che finalmente vengono riconosciuti, guardati in faccia , insultati e abbattuti.
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giajr
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sabato 27 aprile 2024
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quando la fede è becera e deviata...
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Lo squarcio di una società aggressiva, per certi versi, non migliore e non peggiore di quella attuale ma semplicemente diversa. Questa pellicola caratterizza in modo autentico elementi che ancora oggi devono essere ritenuti preoccupanti, primo tra tutti l'integralismo religioso, quello bigotto, che nulla ha a che fare con la fede e con l'amore verso il prossimo che, di contro, dovrebbero permeare tutte le religioni con il solo fine di creare persone e società migliori. Qui la "cattiveria" è davvero il prodotto di un'applicazione becera e deviata del valore della fede, che, ovviamente, non è per nulla presente nella protagonista e nella sua famiglia.
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Lo squarcio di una società aggressiva, per certi versi, non migliore e non peggiore di quella attuale ma semplicemente diversa. Questa pellicola caratterizza in modo autentico elementi che ancora oggi devono essere ritenuti preoccupanti, primo tra tutti l'integralismo religioso, quello bigotto, che nulla ha a che fare con la fede e con l'amore verso il prossimo che, di contro, dovrebbero permeare tutte le religioni con il solo fine di creare persone e società migliori. Qui la "cattiveria" è davvero il prodotto di un'applicazione becera e deviata del valore della fede, che, ovviamente, non è per nulla presente nella protagonista e nella sua famiglia. Per l'ennesima volta, anche questa storia, sottolinea come in una apparente sregolatezza (della giovane coprotagonista e delle sue anziane e strampalate amiche) possano risiedere i veri sentimenti ed i veri valori. Un film ambientato ad inizi del '900 ma che potrebbe essere tranquillamente trasposto agli inizi di questo secolo. E poi, non dimentichiamo come la rigidità umana possa davvero creare profondi disturbi psicologici fino a diventarne una vera patologia.
Non ultimo il dilagante razzismo, classismo e sessismo di cui era permeata la società di allora (vedasi l'agente di polizia donna) che, di contro, facendo un parallelismo con quella odierna, mostra come si sono estremizzate le reazioni sociali di gogna mediatica anche in presenza di semplici affermazioni identitarie, del libero pensieso, che nulla hanno a che fare con l'inaccettabile discriminazione che sempre deve essere condannata.
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cardclau
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domenica 12 maggio 2024
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sorprendente
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Nel film Cattiverie a domicilio di Thea Sharrock siamo di fronte ad un incredibile Commedia, divertentissima e quanto mai British, oscenamente buffonesca ma mai volgare, scaturita dalla penna magica di Johnny Sweet, ambientata nella Gran Bretagna del dopo Grande Guerra. L’argomento chiave della storia è il contrasto tra due donne, tra l’inglese Edith Swan (Olivia Colman) e l’irlandese Rose Gooding (Jessie Buckley). Edith rappresenta la donna pre guerra, obbediente, sottomessa al marito o al padre, sempre in secondo piano nella società britannica, ma, obtorto collo, distruttivamente rancorosa. Rose invece è la donna post guerra, che comincia a pensare di essere sì diversa dal maschio, ma uguale, quindi in pace con se stessa.
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Nel film Cattiverie a domicilio di Thea Sharrock siamo di fronte ad un incredibile Commedia, divertentissima e quanto mai British, oscenamente buffonesca ma mai volgare, scaturita dalla penna magica di Johnny Sweet, ambientata nella Gran Bretagna del dopo Grande Guerra. L’argomento chiave della storia è il contrasto tra due donne, tra l’inglese Edith Swan (Olivia Colman) e l’irlandese Rose Gooding (Jessie Buckley). Edith rappresenta la donna pre guerra, obbediente, sottomessa al marito o al padre, sempre in secondo piano nella società britannica, ma, obtorto collo, distruttivamente rancorosa. Rose invece è la donna post guerra, che comincia a pensare di essere sì diversa dal maschio, ma uguale, quindi in pace con se stessa. Edith incapace di comprendersi, non trova di meglio che proiettare la sua rabbia su chi “ci è riuscita”, a ribellarsi. Il cast al completo è spettacolare, ma sopra di tutti si erge Olivia Colman nella difficile rappresentazione di una zitella inacidita, con pochissime luci e molte ombre.
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eugenio
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sabato 6 luglio 2024
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riso amaro
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Cattiverie a domicilio di Thea Sharrock, commedia british, amara e ottimamente recitata (oltre che doppiata) è un amabile gioiellino. Ambientata nella Gran Bretagna degli anni 20, cattolica e puritana sul vento della modernità, il film delinea una vicenda quantomeno particolare: l'invio di missive "pesanti" e insultorie a molte famiglie di una piccola comunità del Sussex senza alcun apparente significato. Tra queste vi è Edith, obbediente, sottomessa al padre, sempre in secondo piano nella società britannica, ma, obtorto collo, distruttivamente rancorosa, vicina di casa di Rose, la donna post guerra, immigrata irlandese, separata convivente con uomo di colore (mica marito), chiaramente capro espiatorio delle insane missive.
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Cattiverie a domicilio di Thea Sharrock, commedia british, amara e ottimamente recitata (oltre che doppiata) è un amabile gioiellino. Ambientata nella Gran Bretagna degli anni 20, cattolica e puritana sul vento della modernità, il film delinea una vicenda quantomeno particolare: l'invio di missive "pesanti" e insultorie a molte famiglie di una piccola comunità del Sussex senza alcun apparente significato. Tra queste vi è Edith, obbediente, sottomessa al padre, sempre in secondo piano nella società britannica, ma, obtorto collo, distruttivamente rancorosa, vicina di casa di Rose, la donna post guerra, immigrata irlandese, separata convivente con uomo di colore (mica marito), chiaramente capro espiatorio delle insane missive. Ma sui sospetti infondati, indaga una poliziotta, contro lo stesso volere del suo capo, burocrate sessista e chiaramente incapace di sgominare quella "serpe in seno" dall'insulto selvaggio. Riso amaro. Spettacolare Olivia Colman nella difficile rappresentazione di una zitella inacidita, con pochissime luci e molte ombre.
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maramaldo
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mercoledì 24 luglio 2024
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cherchez la femme
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Solo il femminismo offre ormai una prospettiva accettabile sull'avvenire. Preferibile virtuoso e consapevole come quello di Thea Sharrock, la stoffa di Sofia Coppola. Sincero ed onesto e qui il discorso si complica. Si accoppano oggi più femmine di quando imperversavano gallismo, patriarcaggine, delitto d'onore, ecc. Chi va a dirlo in TV? Non manca tanto il coraggio - e ce ne vuole - di cercare una spiegazione nell'attualità invece di trastullarsi con i detriti del passato ma di rendere giustizia alle donne che non sia la lagna sui maltrattamenti. La Sharrock ci prova e in parte ci riesce e convince. La sua non è una "storia vera". Chiarito da una nostra preziosa Francesca.
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Solo il femminismo offre ormai una prospettiva accettabile sull'avvenire. Preferibile virtuoso e consapevole come quello di Thea Sharrock, la stoffa di Sofia Coppola. Sincero ed onesto e qui il discorso si complica. Si accoppano oggi più femmine di quando imperversavano gallismo, patriarcaggine, delitto d'onore, ecc. Chi va a dirlo in TV? Non manca tanto il coraggio - e ce ne vuole - di cercare una spiegazione nell'attualità invece di trastullarsi con i detriti del passato ma di rendere giustizia alle donne che non sia la lagna sui maltrattamenti. La Sharrock ci prova e in parte ci riesce e convince. La sua non è una "storia vera". Chiarito da una nostra preziosa Francesca. Tuttavia, che vi circoli gente di "colore" è funzionale alla lezione che si vuole impartire. C'è rispetto, forse l'affettuoso riguardo per gli emarginati di oggi non di ieri. "Dea ex machina" è l'indianetta poliziotta, risolve il caso con un semplica espediente, un'astuzia elementare.
Il film non è piaciuto in patria. Un grosso critico, che compare su un organo severo con le derive reazionarie a casa d'altri, pur riconoscendo la bravura dei teatranti, lo demolisce, stizzito per il quadro che ne esce di quella società. Ma Thea aveva già colpito nel segno. Uscito il film, le due attrici principali, Olivia Colman (Edith) e Jessie Buckley (Rose) sono coinvolte in un'intervista congiunta. Artiste realizzate, personalità sicure di sè e dell'ascendente che esercitano, si lamentano della "condizione femminile": le donne non vengono riconosciute, valutate, apprezzate per quello che sono, per quello che danno; indotte, costrette pertanto, ad appartarsi tra di loro, ad aggregarsi in solidarietà fittizie, ad entrare in intimità che si rivelanpo sterili e insoddisfacenti. Le due così concludono: never repress a woman because it will come out.
Perfidie. Ad un cero punto il film ha un sussulto inatteso. Temo di aver fatto da spettatore la stessa faccia di Timothy Spall (Edward Swan). Nel salire dopo l'arresto sul cellulare la grafomane scostumata scoppia in un'agghiacciante risata. Edith impazzisce. Ora, la follia non appartiene alla donna che, diversamente dell'uomo che presenta oscillazioni tipo da genio ad imbecille, mentalmente appare "normotipa" ciò che in natura significa perfezione (si può dire, vero?). Manifestazioni scomposte, distruttive, già solo le strane, gli antichi le attribuivano al "dio" che invasava. Pur con i pregiudizi riduttivi sentivano il mistero della potenza femminile. Ora, se qualcosa ha fatto ammattire Edith, causato il suo comportameto deviato, deve essere un fattore che le è estraneo. Nel film, chiaramente, la cultura del tempo.
In che consiste il suo misfatto? Nel diramare volgarità che ha solo sentito dire. Si dovrebbe aprire una riflessione che per rispetto di Umberto Eco non oso intitolare Fenomenologia del turpiloquio. Le parole, nel vuoto del pensiero, sono importanti. Da tempo vige quella che ho definito pruderie lessicale.
Facezie datate, del tempo in cui si diceva "scherzo da prete" hanno fatto vittime illustri.
Alla fine, senza dare importanza drammatica, povere sconcezze in fondo puerili vengono vergate con gli svolazzi di un corsivo elegante. E' la bella scrittura, la calligrafia che in Oriente è una forma d'arte. Da noi pressochè scomparsa disattivando una parte del cervello che, si spera, una qualche evoluzione indirizzerà verso altri compiti. Forse la stessa evoluzione che liquiderà la cultura di stampo maschilista. Per il momento si procede ad un ridimensionamento, se non ad una soppressione del maschio, mostrandone limiti, balordaggine, crudeltà (il film dà il suo contributo).
PS. Confesso, ho visto il film perchè c'era Timothy Spall. Quell'espressione ottusa... mi mette di buon umore, mi aggiusta la giornata. Forse perchè consola, si permette uno sberleffo su un'umanità che, prescindendo dai generi, incombe su tutti noi. Non scomodatevi ad andare a cercarla. Verrà "lei" a trovarvi.
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