peer gynt
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venerdì 9 settembre 2022
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il potere e la tradizione schiacciano l''uomo
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Nel minuscolo villaggio iraniano di Jabbar un abitante del luogo informa il regista Jafar Panahi (sì, proprio lui, che recita nel film interpretando se stesso) che di notte deve fare attenzione ad andare in giro, per timore degli orsi. Il regista è stato convocato dal capo villaggio a giurare sul Corano, in un'apposita sala dei giuramenti, di non essere in possesso di una foto che metterebbe nei guai una coppia di innamorati (la ragazza è stata promessa fin dalla nascita ad un tipo violento), foto di cui invece gli uomini del villaggio vogliono a tutti i costi impadronirsi. Panahi e il suo accompagnatore si aggirano per le strade del villaggio di notte per raggiungere la sala dei giuramenti.
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Nel minuscolo villaggio iraniano di Jabbar un abitante del luogo informa il regista Jafar Panahi (sì, proprio lui, che recita nel film interpretando se stesso) che di notte deve fare attenzione ad andare in giro, per timore degli orsi. Il regista è stato convocato dal capo villaggio a giurare sul Corano, in un'apposita sala dei giuramenti, di non essere in possesso di una foto che metterebbe nei guai una coppia di innamorati (la ragazza è stata promessa fin dalla nascita ad un tipo violento), foto di cui invece gli uomini del villaggio vogliono a tutti i costi impadronirsi. Panahi e il suo accompagnatore si aggirano per le strade del villaggio di notte per raggiungere la sala dei giuramenti. Ad un certo punto l'uomo dice a Panahi di continuare da solo. "E gli orsi?" chiede preoccupato il regista. "Gli orsi non esistono, qui da noi. Sono stati inventati per far paura alla gente e costringerla a non allontanarsi dal villaggio".
Anche in una zona lontana dalla capitale è arrivato dunque quel Potere che umilia, schiaccia e controlla i sudditi in modo totale e asfissiante. E collaboratore di quel Potere è la tradizione secolare, intrisa di maschilismo e di superstizione, e contro la quale l'arte del regista non solo non può nulla, ma rischia addirittura di essere deleteria per i protagonisti delle vicende che narra.
Fortemente pessimista e quasi privo di speranza è l'ultimo film del regista iraniano, che è stato da poco (nel luglio 2022) condannato dal suo paese a sei anni di carcere per propaganda contro il governo. E sembra che questa visione negativa sia riservata non solo alle condizioni medievali di vita di un paese governato con mano inflessibile dai Guardiani della Rivoluzione e dove le libertà del singolo letteralmente non esistono, ma anche alla stessa arte di Panahi, al suo tentativo di raccontare storie che denunciano questo stato di fatto. Ogni intervento creativo, sembra dirci Panahi, non solo viene boicottato e fatica a vedere la luce, ma addirittura è controproducente per le persone che quei fatti li vivono sulla propria pelle. E rischia anche di essere una falsificazione, magari edulcorata, della realtà (accusa che il regista si vede rivolgere dall'attrice che interpreta il film nel film, che il regista sta cercando di girare).
L'ultima scena ci mostra Panahi all'interno della sua automobile: dopo aver visto sulla strada i corpi delle vittime di una violenza che la sua stessa presenza nel villaggio ha contribuito a scatenare, il regista ferma la macchina e impietrisce: sul suo volto si dipinge uno sguardo sconsolato e affranto sul quale non pare di leggere alcuna luce possibile nel futuro del regista e del suo paese.
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cardclau
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venerdì 7 ottobre 2022
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attenzione alla tegola in testa
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Il film GLI ORSI NON ESISTONO (Khers Nist) di Jafar Panahi è un film sull’inquietudine, non lascia un attimo lo spettatore in pace con se stesso. Soprattutto la comunicazione, è sempre così ossequiosa, ma non sai mai dove vuole andare a parare; e la difesa ad oltranza della “tradizione” modificata ad uso e consumo da chi nelle relazioni asimmetriche è il più importante, persecutoria. Sono cose che immaginiamo di conoscere ma che l’immagine e l’atmosfera ci rivelano nella loro vera essenza, non consentendoci alcuna via di fuga. È la strada della consapevolezza, difficile da reificare, spesso ingannata comprensibilmente da chi cerca di pararsi il c.
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Il film GLI ORSI NON ESISTONO (Khers Nist) di Jafar Panahi è un film sull’inquietudine, non lascia un attimo lo spettatore in pace con se stesso. Soprattutto la comunicazione, è sempre così ossequiosa, ma non sai mai dove vuole andare a parare; e la difesa ad oltranza della “tradizione” modificata ad uso e consumo da chi nelle relazioni asimmetriche è il più importante, persecutoria. Sono cose che immaginiamo di conoscere ma che l’immagine e l’atmosfera ci rivelano nella loro vera essenza, non consentendoci alcuna via di fuga. È la strada della consapevolezza, difficile da reificare, spesso ingannata comprensibilmente da chi cerca di pararsi il c.… Incertezza di vivere, meglio di sopravvivere, incertezza di essere diverso ma con eguali diritti, incertezza di essere uguale agli altri per la legge, incertezza di non sentirsi colpevole anche se nessun reato è stato commesso, incertezza di chi si sente sempre in pericolo, sempre minacciato, incertezza nei rapporti con i familiari, gli amici, i conoscenti, il pubblico, la gente, la folla, la plebaglia.
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cardclau
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venerdì 7 ottobre 2022
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attenzione alla tegola in testa
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Il film GLI ORSI NON ESISTONO (Khers Nist) di Jafar Panahi è un film sull’inquietudine, non lascia un attimo lo spettatore in pace con se stesso. Soprattutto la comunicazione, è sempre così ossequiosa, ma non sai mai dove vuole andare a parare; e la difesa ad oltranza della “tradizione” modificata ad uso e consumo da chi nelle relazioni asimmetriche è il più importante, persecutoria. Sono cose che immaginiamo di conoscere ma che l’immagine e l’atmosfera ci rivelano nella loro vera essenza, non consentendoci alcuna via di fuga. È la strada della consapevolezza, difficile da reificare, spesso ingannata comprensibilmente da chi cerca di pararsi il c.
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Il film GLI ORSI NON ESISTONO (Khers Nist) di Jafar Panahi è un film sull’inquietudine, non lascia un attimo lo spettatore in pace con se stesso. Soprattutto la comunicazione, è sempre così ossequiosa, ma non sai mai dove vuole andare a parare; e la difesa ad oltranza della “tradizione” modificata ad uso e consumo da chi nelle relazioni asimmetriche è il più importante, persecutoria. Sono cose che immaginiamo di conoscere ma che l’immagine e l’atmosfera ci rivelano nella loro vera essenza, non consentendoci alcuna via di fuga. È la strada della consapevolezza, difficile da reificare, spesso ingannata comprensibilmente da chi cerca di pararsi il c.… Incertezza di vivere, meglio di sopravvivere, incertezza di essere diverso ma con eguali diritti, incertezza di essere uguale agli altri per la legge, incertezza di non sentirsi colpevole anche se nessun reato è stato commesso, incertezza di chi si sente sempre in pericolo, sempre minacciato, incertezza nei rapporti con i familiari, gli amici, i conoscenti, il pubblico, la gente, la folla, la plebaglia.
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cardclau
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venerdì 7 ottobre 2022
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attenzione alla tegola in testa
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Il film GLI ORSI NON ESISTONO (Khers Nist) di Jafar Panahi è un film sull’inquietudine, non lascia un attimo lo spettatore in pace con se stesso. Soprattutto la comunicazione, è sempre così ossequiosa, ma non sai mai dove vuole andare a parare; e la difesa ad oltranza della “tradizione” modificata ad uso e consumo da chi nelle relazioni asimmetriche è il più importante, persecutoria. Sono cose che immaginiamo di conoscere ma che l’immagine e l’atmosfera ci rivelano nella loro vera essenza, non consentendoci alcuna via di fuga. È la strada della consapevolezza, difficile da reificare, spesso ingannata comprensibilmente da chi cerca di pararsi il c.… Incertezza di vivere, meglio di sopravvivere, incertezza di essere diverso ma con eguali diritti, incertezza di essere uguale agli altri per la legge, incertezza di non sentirsi colpevole anche se nessun reato è stato commesso, incertezza di chi si sente sempre in pericolo, sempre minacciato, incertezza nei rapporti con i familiari, gli amici, i conoscenti, il pubblico, la gente, la folla, la plebaglia.
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mauridal
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martedì 18 ottobre 2022
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questo è cinema!
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un film di di Jafar Panahi. Con Jafar Panahi, Iran 2022. Il film è una opera cinematografica , degna di entrare nella storia del cinema, come il suo regista Panahi Jafar, nato in Iran, ma intellettuale e artista, di livello mondiale.Intanto ,anche questa volta l’opera e l’autore si identificano ,come spesso accade nel cinema: Fellini, Visconti, Godard, ma nel caso di Panahi, è il cinema che assume un significato che va ben oltre l’arte di rappresentare ,è una ragione per vivere , con la forza intellettuale di chi si oppone all’ignoranza, al pregiudizio, al fondamentalismo religioso, al regime politico che tiene un intero paese senza libertà.
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un film di di Jafar Panahi. Con Jafar Panahi, Iran 2022. Il film è una opera cinematografica , degna di entrare nella storia del cinema, come il suo regista Panahi Jafar, nato in Iran, ma intellettuale e artista, di livello mondiale.Intanto ,anche questa volta l’opera e l’autore si identificano ,come spesso accade nel cinema: Fellini, Visconti, Godard, ma nel caso di Panahi, è il cinema che assume un significato che va ben oltre l’arte di rappresentare ,è una ragione per vivere , con la forza intellettuale di chi si oppone all’ignoranza, al pregiudizio, al fondamentalismo religioso, al regime politico che tiene un intero paese senza libertà. Dunque è un regista di cinema Panahi, ma anche un uomo impegnato socialmente , e lo fa con il suo lavoro, sempre, anche quando il potere politico-religioso del suo paese glielo impedisce. Panhai è un autore che non è mai piaciuto al regime iraniano, e quindi fin dall’inizio, è stato censurato e denunciato. Nonostante l’interdizione a fare film, il regista, regolarmente realizza, con tecniche e strumenti digitali, film, che vengono premiati ai maggiori festival internazionali, a cui non potrà mai intervenire. Anche quest’ultimo film , gli orsi non esistono, è stato premiato a Venezia, Girato in un villaggio al confine turco, è una opera di nouvelle vague ovvero il cinema nel film.Il racconto di un regista ( Panahi )che cerca di girare un film sulla fuga di una coppia di giovani iraniani verso la libertà , in Francia . Intanto quel regista è osteggiato e processato nel piccolo villaggio che lo ospita per questioni di faide interne ai paesani , che in fondo lo vogliono cacciare via perché estraneo alla loro cultura,. Dunque un film che in piccola dimensione racconta ciò che è accaduto davvero al regista Panahi in tutti questi anni , fino all’arresto in carcere in Iran, per attività sovversive intellettuali. Ecco, questo film può essere una risposta alla tipica domanda : che cos’è il Cinema . (Mauridal)
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cinzia
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mercoledì 12 ottobre 2022
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intrecci tra realtà e finzione
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Gli orsi non esistono (Khers nist) è un film del 2022 scritto e diretto da Jafar Panahi. presentato anche alla Mostra del Cinema di Venezia dove ha ricevuto il Premio speciale della GiuriaCome sempre guardare i film iraniani unisce alla gioia di vedere ottimi film alla possibilità di entrare in un Paese non occidentale, quasi sconosciuto, con una società diversa dalla nostra e un modo di vivere estraneo ai nostri canoni e solo questo sarebbe un motivo per andare al cinema a vedere i film di culture differenti dalle nostre.
Detto questo, l’ultimo film di Panahi ci dà un’idea di come il regista abbia potuto girare i suoi ultimi 3 o 4 film nonostante il regime gli abbia proibito sia di fare film che di andare all’estero.
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Gli orsi non esistono (Khers nist) è un film del 2022 scritto e diretto da Jafar Panahi. presentato anche alla Mostra del Cinema di Venezia dove ha ricevuto il Premio speciale della GiuriaCome sempre guardare i film iraniani unisce alla gioia di vedere ottimi film alla possibilità di entrare in un Paese non occidentale, quasi sconosciuto, con una società diversa dalla nostra e un modo di vivere estraneo ai nostri canoni e solo questo sarebbe un motivo per andare al cinema a vedere i film di culture differenti dalle nostre.
Detto questo, l’ultimo film di Panahi ci dà un’idea di come il regista abbia potuto girare i suoi ultimi 3 o 4 film nonostante il regime gli abbia proibito sia di fare film che di andare all’estero. (Tra l’altro Panahi è in carcere da qualche settimana prima della Mostra di Venezia). Ma naturalmente non vi racconto l’escamotage che ha trovato, perché è parte integrante del racconto, anzi ne è proprio l’ossatura.
Il regista è lui stesso attore del suo film, interpretando se stesso, e narra contemporaneamente la sua vita, come ospite, in un minuscolo villaggio lontanissimo per distanza fisica e culturale della capitale Teheran e la storia del suo nuovo film dove una coppia di trenta/quarantenni, che si amano da anni e che ha superato enormi difficoltà (tra cui carcere e tortura e problemi di salute) vuole fuggire dalla Turchia, dove risiedono. Le cose si complicano quando la sua vita nel villaggio si trasforma quasi in un racconto farsesco (storia di amanti e tradimenti e onore familiare) a causa di un atto (che forse non è neppure un qualcosa di accaduto, ma solo un atto mancato) di Panahi e nello stesso tempo la vita degli attori del film che sta girando esce dalla finzione e diventa (tragica) realtà.
Rispetto ai suoi film precedenti, “Gli orsi non esistono” sempre bellissimo per immagini, intrecci, inventiva, recitazione, immersione nella cultura locale, manca della vibrazione positiva che traspariva sempre in controluce. E’ come se Panahi, suo malgrado, sentisse che tutti i suoi sforzi, il suo impegno sociale, la sua volontà di cambiare il suo Paese, non sono stati sufficienti o forse sono stati spesi invano: un arrivare al traguardo per poi sedersi sconsolati e stanchi, a testa bassa, a pochi metri dalla linea di fine corsa perché ci si rende conto che tanto nulla cambierà, nemmeno se arriviamo alla meta prefissata.
Visto tutto quello che sta succedendo ora in Iran, mi sento di dire che le sue battaglie e quelle di tanti, tantissimi altri iraniani, non sono state combattute invano...ma questa è un’altra storia.
Chi sono gli orsi e dove stanno? Non è importante e il tema nel film viene toccato di sfuggita una volta. A me, Panahi è sembrato un orso: assolutamente se stesso, grosso, impacciato, ingombrante, all’interno della casetta spoglia ma con qualche luminoso tocco di azzurro Grecia, dove è ospite, mentre guarda passare dalla piccola finestra dai vetri appannati e polverosi la gente del posto con i loro malintesi, le loro tradizioni, i litigi e le fughe.
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