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mauro di virgilio
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mercoledì 25 gennaio 2023
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piacevole ma prima parte poco scorrevole
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Il film è nel complesso piacevole anche se ha una prima parte troppo poco scorrevole che poi diventa più fluida e godibile nella seconda. Mezz'ora in meno è avrebbe dato al film una fluidità migiore. Brad Pitt comunque sempre una garanzia.
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melania
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mercoledì 25 gennaio 2023
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troppo lungo
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Bellissime immagini …. Ma infinite
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stellab
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martedì 24 gennaio 2023
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un esercizio di stile
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tre ore e passa lo rendono troppo faticoso da seguire ... il tema sarebbe stato interessante ma la narrazione e virtuosa
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imperior max
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lunedì 23 gennaio 2023
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un monito agrodolce quanto motivante e viscerale per apprezzare la sala e il cinema.
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Un sabato pomeriggio fruttato anche bene con BABYLON (2022) di Damien Chazelle. Un attore all’apice della sua carriera, un’aspirante attrice di talento, un tuttofare messicano e un trombettista nero vivranno delle vicende sul set magico e sperimentale cinematografico e nei retroscena festanti e roboanti degli anni ‘20 e ‘30. Il tutto con la svolta dell’avvento del sonoro che cambierà non poco le loro vite tra squallori, decadimenti, ipocrisie e crisi. Sarà servito a qualcosa il loro ruolo su questa terra?
Sarò sincero, di Chazelle ho purtroppo visto pochi minuti di La La Land e poi ho mollato (i musical proprio non ci riesco a vederli), ma Whiplash invece vorrei recuperarlo. In più, sapendo che in America lo hanno snobbato e criticato, avevo voglia di guardarlo con la ghigna sotto il naso e le mani sfreganti.
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Un sabato pomeriggio fruttato anche bene con BABYLON (2022) di Damien Chazelle. Un attore all’apice della sua carriera, un’aspirante attrice di talento, un tuttofare messicano e un trombettista nero vivranno delle vicende sul set magico e sperimentale cinematografico e nei retroscena festanti e roboanti degli anni ‘20 e ‘30. Il tutto con la svolta dell’avvento del sonoro che cambierà non poco le loro vite tra squallori, decadimenti, ipocrisie e crisi. Sarà servito a qualcosa il loro ruolo su questa terra?
Sarò sincero, di Chazelle ho purtroppo visto pochi minuti di La La Land e poi ho mollato (i musical proprio non ci riesco a vederli), ma Whiplash invece vorrei recuperarlo. In più, sapendo che in America lo hanno snobbato e criticato, avevo voglia di guardarlo con la ghigna sotto il naso e le mani sfreganti. Dopo ho capito perché. E’ troppo lungo (Mai osassero dirlo dei cinecomics!), inconcludente, con tanti eccessi, linguaggio il più delle volte lacerante (usano non poche volte la parola con la “n”, maledetto politically correct!) e senza un perché definito di tale film. Si vede che gli americani o sono rammolliti o non hanno mai visto Pasolini o Tinto Brass o si fermano alle apparenze. Effettivamente il montaggio è allungato di venti minuti di troppo. Perlomeno hanno azzeccato il Golden Globe per la colonna sonora che effettivamente è bella figa, ben arrangiata e inserita benissimo nel film, specialmente il pezzo Voodoo Mama.
Io l’ho trovato a tratti un mezzo capolavoro perché osa tantissimo. Non si vergogna di mostrare l’eccesso più impensabile dove effettivamente servirebbe, ma soprattutto senza svilirne il concetto; tra nudi, droga, alcol, violenza, cagate, pisciate e molto altro. Il divertimento c’è e a volontà, l’ironia è spessa e tagliente come uno spadone Claymore scozzese. Non mancano inoltre i dietro le quinte nei set cinematografici su come lavorassero all’epoca col cinema muto; la scena con il sonoro nuovo è di un morire dal ridere incredibile, di pancia e di testa. Dalla seconda metà il ritmo cambia, la situazione diventa man man meno caciarona e sempre più grottesca, riflessiva, drammatica e a tratti disturbante, ma senza mancare di coinvolgere lo spettatore.
Parla di tante tematiche: il sentirsi disadattati coi tempi che cambiano, il ruolo effettivo e profondo che hanno gli attori e gli autori per l’arte e per la storia, le ipocrisie e le falsità dello star sistem, della multi-etnicità e del razzismo malcelato e infine il valore della sala e la magia del cinema che, nonostante gli scandali, gli eccessi, il marciume e le magagne, resteranno intatti, in un modo o nell’altro. Il finale è meraviglioso, meta-cinematograficamente puro, alla Gran Cinema Paradiso e con una speranza radiosa e fruttuosa per il futuro della settima arte. Tutte queste tematiche sono vissute sulla pelle dei personaggi, tutti ben caratterizzati ed interpretati. In particolar modo Brad Pitt che qui è ben inserito, così come un curioso e pungente Tobey Maguire, ma più di tutti è Margot Robbie; pluri-espressiva, bellissima e che buca lo schermo come una trivella petrolifera. Lei, insieme a Ana De Armas, valgono tutti i Golden Globe dati purtroppo a buffo quest’anno, non oso dire per gli Oscar.
Oggi, se cent’anni fa il cinema era sempre più ricercato dalle masse e da più classi sociali, temo che stia diventando sempre più elitario a causa dello streaming un po’ sopravvalutato, con tutti i pregi. Il film non è altro che un invito a valorizzare il cinema e la sala e che sanno fare di tutto.
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easyfold95
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lunedì 23 gennaio 2023
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noia totale | sconsigliato
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***Dopo intervallo volevo andar via***
Dopo aver visto il trailer mi aspettavo un film che potesse farmi rivivere le emozioni de "La grande bellezza" in chiave americana o che comunque potesse competere con Il Grande Gatsby... nulla di tutto ciò! Le scene iniziali sono ben fatte, ti riportano in un festino di stampo orgiastico che ti fa ben sperare sull' andamento del film ma successivamente diventa piatto, senza una vera trama con la "spocchiosità" di voler spiegare l'evoluzione del cinema durante quegli anni. Poi un film del genere dalla durata di 3 ore potrebbe essere considerato una tortura medioevale. A tutti quelli che diranno "eh ma non hai capito il film", "eh ma voleva spiegare la realtà".
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***Dopo intervallo volevo andar via***
Dopo aver visto il trailer mi aspettavo un film che potesse farmi rivivere le emozioni de "La grande bellezza" in chiave americana o che comunque potesse competere con Il Grande Gatsby... nulla di tutto ciò! Le scene iniziali sono ben fatte, ti riportano in un festino di stampo orgiastico che ti fa ben sperare sull' andamento del film ma successivamente diventa piatto, senza una vera trama con la "spocchiosità" di voler spiegare l'evoluzione del cinema durante quegli anni. Poi un film del genere dalla durata di 3 ore potrebbe essere considerato una tortura medioevale. A tutti quelli che diranno "eh ma non hai capito il film", "eh ma voleva spiegare la realtà"... io vi rispondo "e stica**i", in quelle 3 ore potevo passare meglio il mio tempo!
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(di gaetjgno)
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rosmersholm
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domenica 22 gennaio 2023
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stelle e scarafaggi
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Eccessivo e ridondante, con un montaggio totalmente sbagliato ed autolesionista. Si avvantaggerebbe di un ripassaggio in moviola. Vale tuttavia la visione, a dispetto delle critiche feroci degli scarafaggi Usa, per la sfacciataggine ed il coraggio.
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thomas
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domenica 22 gennaio 2023
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eccellente
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In tanti hanno provato a raccontare la storia del Cinema, ma pochi sono riusciti a farlo con la forza espressiva che Damien Chazelle ha profuso in Babylon. La prima ora e mezza del film è autentica lucida follia narrativa, arricchita da virtuosismi della macchina da presa di tale qualità da lasciare sbalorditi: in un turbinio di piani sequenza, carrellate, panoramiche, zoom, accompagnato da una colonna sonora tambureggiante, si agitano le vite impazzite di stelle, stelline, attricette, parvenu, produttori megalomani e registi esagitati il cui unico scopo nella vita è avere successo divertendosi sfrenatamente. Montagne di polvere bianca, fiumi di alcol e musica jazz sono i loro compagni inseparabili, la pioggia dei soldi il sottofondo del fluire delle loro vite.
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In tanti hanno provato a raccontare la storia del Cinema, ma pochi sono riusciti a farlo con la forza espressiva che Damien Chazelle ha profuso in Babylon. La prima ora e mezza del film è autentica lucida follia narrativa, arricchita da virtuosismi della macchina da presa di tale qualità da lasciare sbalorditi: in un turbinio di piani sequenza, carrellate, panoramiche, zoom, accompagnato da una colonna sonora tambureggiante, si agitano le vite impazzite di stelle, stelline, attricette, parvenu, produttori megalomani e registi esagitati il cui unico scopo nella vita è avere successo divertendosi sfrenatamente. Montagne di polvere bianca, fiumi di alcol e musica jazz sono i loro compagni inseparabili, la pioggia dei soldi il sottofondo del fluire delle loro vite. La Hollywood degli anni ’20 era in effetti un ribollire di pazze emozioni: il “cinematografo” era diventato in pochi anni la forma di divertimento più popolare al mondo e l’industria del cinema si sviluppò con una potenza inarrestabile portando alla ribalta sconosciuti fotogenici che, in un batter d’occhio, si trovarono a diventare divi planetari proprietari di case da sogno e di tanto di quel denaro da ritenere che lo sperperio dello stesso nei divertimenti più estremi fosse la migliore forma di investimento. Scandali, casi di cronaca nera, eccessi di tutti i tipi erano ogni giorno sulle copertine dei rotocalchi e questo alimentava ancora di più l’interesse popolare morboso per tutto ciò che accadeva ad Hollywood, contribuendo a creare il fenomeno del divismo. Chazelle, grazie anche all'interpretazione eccezionale di Margot Robbie, racconta la Babilonia californiana degli anni ’20 in maniera superlativa, avendo l’audacia di superare spesso persino gli eccessi “tarantiniani” non per un vezzo artistico, ma perché era proprio quella realtà ad essere follemente sopra le righe. Nel raccontare cosa accadeva nel mondo del cinema, Chazelle ci dichiara tutto il suo amore per il Cinema illustrando sapientemente il tratto artigianale e spesso rozzo che caratterizzava l’industria dei primi decenni del cinema muto, in cui un film veniva girato montato e portato nelle sale in pochi giorni, e il tratto più professionale ed evoluto che comportò l’avvento del sonoro, in cui non bastava più la mimica degli attori, ma diventava decisiva l’espressività della loro voce oltre che la qualità dei loro pensieri, con un conseguente aumento di ricercatezza nella stesura dei dialoghi e nella verosimiglianza delle situazioni rappresentate. Alle vertigini della prima parte “Babylon” ne fa dunque seguire una seconda ben più equilibrata (anche se gli eccessi della scena del topo è l’unico punto debole del film e poteva esserci tranquillamente risparmiata); i dialoghi diventano sempre più profondi e la consapevolezza che il tempo cambia irreversibilmente le cose spesso affiora anche in maniera forte e poetica. Il sonoro distrugge le carriere di divi che “non hanno la voce giusta” e lancia nel firmamento nuove stelle che, però, a differenza del passato sanno amministrarsi molto meglio nella vita quotidiana. Il pubblico, peraltro, successivamente alla “grande depressione” del ’29 è stufo di eccessi e vuole più morigeratezza e, così, Hollywood intelligentemente si adatta al sentire comune per non morire. Ma Chazelle ci dice che le stelle, si sa, a volte sono capricciose: alcune si adegueranno al loro nuovo firmamento e faranno ancora più luce, altre invece rimarranno impigliate nel passato, e diventeranno stelle cadenti.
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barone1940
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domenica 22 gennaio 2023
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fin troppo ricco
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Un film di Chezelle va sempre visto.Babylon è un po' lungo,ma rutilante,coinvolgente, è storicamente e stilisticamente pregevole. È cinema vero,vero!
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g
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sabato 21 gennaio 2023
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un wolf of wall street wannabe...mal riuscito.
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Poco credibile, troppo lungo ed una trama che non decolla mai.
Contrariamente al film di Scorsese, da cui Chazelle copia pari pari alcune scene e prende molto del cast, Babylon è una delusione.
Per la pessima riuscita ricorda molto Once upon a time in Holliwood: budget, cast, regista e ambientazione sulla carta spettacolari. Il risultato estremamente deludente.
Peccato.
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