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luigiluke
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domenica 17 dicembre 2023
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doppio il protagonista doppio il film
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A meno che Wan non abbia avuto l'intento di girare e quindi realizzare un film volutamente double face, un po' come la storia che racconta, Malignant va considerata un'opera riuscita solo a metà. Perché a fronte di una prima parte, stilisticamente impeccabile, seppure non così originale nel suo fondarsi sui topos classici della narrazione horror (a cominciare dal ruolo, ormai indissolubile da questo genere, della "casa") la seconda vira su altri modelli di cinema, anche in termini di messa in scena, fotografia e ripresa, trasformando quella che doveva essere tensione e angoscia dello spettatore in adrenalina da azione con contorno di popcorn.
Per non parlare poi del finale, letteralmente tirato via come se il regista avesse avuto fretta di chiudere la faccenda, senza dar conto della sorte di tutti i personaggi di contorno e della stessa protagonista.
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A meno che Wan non abbia avuto l'intento di girare e quindi realizzare un film volutamente double face, un po' come la storia che racconta, Malignant va considerata un'opera riuscita solo a metà. Perché a fronte di una prima parte, stilisticamente impeccabile, seppure non così originale nel suo fondarsi sui topos classici della narrazione horror (a cominciare dal ruolo, ormai indissolubile da questo genere, della "casa") la seconda vira su altri modelli di cinema, anche in termini di messa in scena, fotografia e ripresa, trasformando quella che doveva essere tensione e angoscia dello spettatore in adrenalina da azione con contorno di popcorn.
Per non parlare poi del finale, letteralmente tirato via come se il regista avesse avuto fretta di chiudere la faccenda, senza dar conto della sorte di tutti i personaggi di contorno e della stessa protagonista. Rendendo perciò inverosimile la storia raccontata proprio nel momento in cui veniva ne svelato il mistero, con l’elemento narrativo più interessante del film che proprio per questo avrebbe meritato un diverso trattamento.
Più alla Cronenberg di Brood, che sulla falsariga della resa dei conti con gli 88 folli di Kill Bill.
Un buon film dunque, solo per chi vuole trascorrere un centinaio di minuti senza porsi tanti problemi di coerenza in ciò che vede, dato che Wan finisce per offrire un helzapoppin di tutti i generi, ricco di citazioni, difficile dire quanto volute o involontarie, che però alla fine lasciano il tempo che trovano. Peccato, anche perché, come si diceva, il soggetto non è niente male e l’inizio sfolgorante dava la sensazione di un horror classico ma ben costruito. Che, va anche detto, non si giova di prove attoriali di particolare rilievo.
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figliounico
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venerdì 15 dicembre 2023
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uno dei peggiori film di wan
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Il tema del doppio, da Jekyll in poi, è stato ampiamente sfruttato nel cinema di genere, ma, in modo così grossolano ed infantile come in questo horror del 2021 di James Wan, mai. La trama è strampalata, il personaggio interpretato dalla Wallis sembra uscito da un fumetto, le sequenze in cui il mostro è in azione, considerate alla luce della rivelazione finale sulla sua vera identità, risultano talmente inverosimili da apparire ridicole. Nonostante il soggetto, partorito dallo stesso Wan e da sua moglie Ingrid Bisu, sarebbe stato più adatto per un cartoon della Disney, il film si lascia guardare, forse perché c’è una discreta suspense e dopotutto si tratta sempre del regista di Saw, Insidious e The Conjuring, sino all’apoteosi del colpo di scena finale che lo fa decadere tuttavia in un fantasy per ragazzi.
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Il tema del doppio, da Jekyll in poi, è stato ampiamente sfruttato nel cinema di genere, ma, in modo così grossolano ed infantile come in questo horror del 2021 di James Wan, mai. La trama è strampalata, il personaggio interpretato dalla Wallis sembra uscito da un fumetto, le sequenze in cui il mostro è in azione, considerate alla luce della rivelazione finale sulla sua vera identità, risultano talmente inverosimili da apparire ridicole. Nonostante il soggetto, partorito dallo stesso Wan e da sua moglie Ingrid Bisu, sarebbe stato più adatto per un cartoon della Disney, il film si lascia guardare, forse perché c’è una discreta suspense e dopotutto si tratta sempre del regista di Saw, Insidious e The Conjuring, sino all’apoteosi del colpo di scena finale che lo fa decadere tuttavia in un fantasy per ragazzi. Il cast formato da attori per lo più televisivi completa l’opera, una delle peggiori di Wan.
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dandy
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giovedì 9 febbraio 2023
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i cancri non estirpati torneranno a crescere...
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Il ritorno di Wan agli esordi low-budget è un'efficacemente robusta contaminazione di generi,dalla ghost story allo slasher al body horror anni'80,con sprazzi di Dario Argento(il look e l'arma dell'assassino)ed echi da "La metà oscura".Se nella prima parte c'è qualche lungaggine e il tutto sembra già ovvio e scontato,nella seconda il susseguirsi di twist sul passato della protagonista spiazza ed assume toni alquanto truci e inquietanti,riuscendo a far funzionare anche i soliti discorsi su atrocità scientifiche,orrori dell'infanzia devastata e tema del doppio.E il gore all'inizio in sordina va gioiosamente in crescendo(notevole il massacro nella cella).
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Il ritorno di Wan agli esordi low-budget è un'efficacemente robusta contaminazione di generi,dalla ghost story allo slasher al body horror anni'80,con sprazzi di Dario Argento(il look e l'arma dell'assassino)ed echi da "La metà oscura".Se nella prima parte c'è qualche lungaggine e il tutto sembra già ovvio e scontato,nella seconda il susseguirsi di twist sul passato della protagonista spiazza ed assume toni alquanto truci e inquietanti,riuscendo a far funzionare anche i soliti discorsi su atrocità scientifiche,orrori dell'infanzia devastata e tema del doppio.E il gore all'inizio in sordina va gioiosamente in crescendo(notevole il massacro nella cella).In certi punti va staccata la spina come durante la strage dei poliziotti che assume sfumature da videogame,e il finale scade alquanto.Ma da che la marcia ingrana il ritmo non cede mai e lo spettacolo è garantito.Bello raccapricciante il look di Gabriel.Un prodotto decisamente valido,che però il pubblico (SORPRESA SORPRESA!)non ha apprezzato.Fosse stato un altro "Annabel"-"Conjuring" fotocpia-scontata-stratrita probabilmente avrebbe fatto milioni...
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kyotrix
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lunedì 6 dicembre 2021
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si lascia guardare, ma non lascia il segno
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Horror accettabile, più per la parte finale quando viene spiegata la cosa. Ma nulla di speciale.
La scena della "sparatoria" finale nel centro di polizia è ridicola, bambini di 10 anni avrebbero una mira migliore...
E quello che dovrebbe essere un happy end....solo a me veniva da chiedermi: dopo tutto quello che ha fatto, come se la caverà con la giustizia?!?
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simprev
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venerdì 24 settembre 2021
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un horror alternativo in un mare di cloni
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Il lavoro di James Wan, anche questa volta, è più che apprezzabile. Il regista ha dato vita ad un film low-budget assolutamente innovativo e ben studiato. Effetti speciali, movimenti di camera ben progettati e parecchi plot twist tengono gli occhi dello spettatore attaccati allo schermo dall’inizio alla fine della pellicola. Non ci sono momenti morti, i tempi sono ben studiati con molta azione e colpi di scena. La trama è ottima, i personaggi sono sufficientemente approfonditi e il finale non lascia delusi. Malignant è diverso (nel bene) dalla moltitudine di horror-fotocopia degli ultimi anni, ed è questo che lo rende un buon film.
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montefalcone antonio
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martedì 7 settembre 2021
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una dichiarazione d’amore di wan al genere horror
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Horror “low-budget” estremo, libero e creativo, “Malignant” segna il ritorno del regista James Wan ai suoi esordi, a quelle pellicole stravaganti e personali come “Saw” e quindi con uno stile diverso che si distacca dalle sue ultime famose serie cinematografiche “The Conjuring – L’evocazione” e “Insidious”.
Madison (una brava e bella Annabelle Wallis) è afflitta da spaventose visioni di macabri omicidi. Scoprirà che non si tratta soltanto di visioni, ma di episodi reali che hanno luogo proprio quando lei assiste a queste scene, e che inoltre lei ha un legame con il crudele autore di queste efferatezze.
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Horror “low-budget” estremo, libero e creativo, “Malignant” segna il ritorno del regista James Wan ai suoi esordi, a quelle pellicole stravaganti e personali come “Saw” e quindi con uno stile diverso che si distacca dalle sue ultime famose serie cinematografiche “The Conjuring – L’evocazione” e “Insidious”.
Madison (una brava e bella Annabelle Wallis) è afflitta da spaventose visioni di macabri omicidi. Scoprirà che non si tratta soltanto di visioni, ma di episodi reali che hanno luogo proprio quando lei assiste a queste scene, e che inoltre lei ha un legame con il crudele autore di queste efferatezze.
Non è un’opera che parla di possessioni demoniache o strane creature dall’oltretomba come potrebbe sembrare, è qualcos’altro, qualcosa di simile ma differente; è un thriller soprannaturale ma anche un body horror, un giallo cruento ma anche un omaggio moderno al thriller-horror anni ’70-’80-’90 .
Nonostante il suo approccio apparentemente classico riesce a sorprendere e scioccare lo spettatore, creando una sorta di rivisitazione moderna del genere.
“Malignant” è notevole soprattutto da un punto di vista visivo-sensoriale più che narrativo (il vigoroso e piacevole soggetto è firmato da Wan insieme a Ingrid Bisu; la sceneggiatura, spesso schematica e poco credibile, è invece firmata da Akela Cooper), concentrandosi molto sui dettagli, non prendendosi troppo sul serio e rendendo la messa in scena spettacolare, audace, piena di virtuosismi ed eccessi mai compiaciuti nella sua crescente ambiguità e follia violenta.
Formalmente è di ottima fattura (vedi le efficaci atmosfere, la funzionale fotografia, il ritmo sostenuto, gli eccellenti effetti speciali visivi, la musica tensiva, la regia creativa – degno di nota su tutto la panoramica dall’alto delle stanze della casa di Madison o la prima apparizione di Gabriel) ed è molto interessante per come riesce a trasmettere tutto il suo fascino perturbante e un’intensa inquietudine che evita di puntare sui soliti cliché e sui facili attimi di improvviso spavento (i c.d. jump scares).
Il ritratto dei personaggi, a parte la protagonista, è purtroppo soltanto abbozzato a livello caratteriale e molti passaggi narrativi sono poco sviluppati o approfonditi (vedi anche il veloce epilogo).
Ma i suoi inattesi colpi di scena, i continui cambi di registro (dall’azione al divertimento in modo armonioso), e lo stile appassionato e coinvolgente, lo fanno uno dei film più liberi, personali, folli ed estremi del regista, ma anche un’opera in sé riuscita, nel complesso godibile, apprezzabile e meritevole di visione, soprattutto sul grande schermo.
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