Biopic del 2021 di Eytan Rockaway non condivisibile sul piano etico per l’evidente tentativo di suscitare nello spettatore empatia, se non addirittura ammirazione, anche grazie all’interpretazione ruffiana dell’immenso, come sempre carismatico, Keitel, per il protagonista, Meyer Lansky, un criminale di origini russe naturalizzato americano del secolo scorso dello stesso calibro del suo amico più famoso Lucky Luciano, il mafioso italo americano al quale Rosi nel ’73 dedicò un indimenticabile biopic non convenzionale realizzato con un taglio documentaristico, ovviamente non paragonabile con questo Lansky di Rockaway. Per la lentezza spasmodica della narrazione filmica e la preponderanza del parlato sull’azione, d’altra parte, il film, che per lo stile si avvicina ad un prodotto televisivo, non si può nemmeno dire riuscito come gangster movie, un genere difficile in cui cimentarsi dopo i capolavori inarrivabili di Scorsese, Leone e Coppola anche per un giovane regista di belle speranze come Rockaway, forse più versato per l’horror.