La carovana bianca |
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Un film di Artemide Alfieri, Angelo Cretella.
Con Eva Sandra Ferreira Goncalves, Rossella Formisano, Christel Formisano, Antonio Formisano.
continua»
Documentario,
durata 69 min.
- Italia 2021.
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Il valore etico politico de "La carovana bianca"di Peppe ComuneFeedback: 100 |
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giovedì 30 dicembre 2021 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ci sono dei film, che prima di essere valutati secondo le più tradizionali categorie estetiche del bello e del brutto, andrebbero misurati per quanto sanno rendersi eticamente necessari. “La carovana bianca” di Artemide Alfieri e Angelo Cretella è un film documentario che può anche non piacere, semplicemente perché la cosa può dipendere dai gusti personali, dalla formazione culturale di ogni singola persona, dalle esperienze che ognuno di noi ha con il cinema. Ma ciò che rimane innegabile è il fatto che “La carovana bianca” si è posto implicitamente come un chiaro momento politico perché si è messo nella condizione di assumere una precisa decisione etica : far seguire a delle intenzioni di indirizzo delle scelte che si sono prese e dei comportamenti concreti che si sono fatti. Alfieri e Cretella hanno ostinatamente voluto far nascere questo film, farlo esistere e resistere ad ogni costo, con i tempi e i modi che più si addicevano alla loro libertà espressiva, al loro sguardo sul mondo. Svincolandosi volontariamente dall’imbuto costrittivo della “film comission” di turno. E qual è questa intenzione che sia è fatta esperienza concreta ? Questa teoria che sia è fatta prassi ? Semplice, quella di ricondurre il cinema ai minimi termini : trovare delle storie e provare a raccontarle, osservarle con la macchina da presa e vedere l'effetto che fa. Venendo all’aspetto più strettamente cinematografico, credo che “La carovana bianca” si apra a tre momenti di riflessione tra loro strettamente collegati. Primo, è un occhio buttato sul Circo in quanto tale, su quest'arte nobile e popolare insieme che ha conosciuto ben altri onori e che ora si trova a confrontarsi con quest’insolita condizione d’immobilismo, su questa umanità che mantiene intatto un suo vitalismo nonostante lo stato di marginalità cui è stata ricacciata dall’assoluta assenza delle istituzioni. Su questi circensi e rimangono, nonostante tutto, artisti della vita. Secondo, è una riflessione sull'emergenza pandemica più in generale, su questo voto pneumatico che ha riguardato le vite tutti noi, facendo del tempo dell'atteso un momento di profonda ricognizione esistenziale. Un momento che chiaramente rappresenta un'aggravante ulteriore per questi circensi, che sono costretti a riscoprirsi stanziali quando il loro lavoro è fatto gli spostamenti continui. Terzo, il film fotografa (molto bene a mio avviso) la relazione intergenerazionale che permea nel profondo la vita del Circo. Ci sono i genitori, che non sanno pensarsi lontani dal circo, con una vita diversa da quella che svolgono da quando erano piccoli. Poi ci sono i figli più grandi, posti in una specie di limbo, sempre a chiedersi cosa fare della loro esistenza, catapultati come sono a vivere un presente precario un futuro incerto, e infine i bambini, che vivono tutto come un gioco con quella santa ingenuità che appartiene alla loro purezza non ancora corrotta. In conclusione, “La carovana bianca”, insieme ad essere un buon film, dimostra la capacità del cinema di poter esistere anche solo grazie alla forza delle idee.
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