gattoquatto
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lunedì 31 agosto 2020
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omaggio alla battaglia dell’atlantico
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Tom Hanks è l’attore protagonista e lo sceneggiatore di Greyhound, film in cui conferma nuovamente la sua passione per le vicende belliche della Seconda Guerra Mondiale. Il film ricostruisce l’impegno profuso dagli equipaggi delle navi militari che scortavano i convogli mercantili nell’attraversata dell’Atlantico, durante le fasi iniziali del conflitto. Si tratta di un film godibile, ma senza particolari pretese. Si notano infatti alcune imprecisioni storiche (normalmente gli Uboot attaccavano i mercantili evitando scontri con le navi di scorta, né inviavano strambe minacce tramite messaggi vocali), effetti speciali limitati, azione pressoché confinata nella plancia di comando del cacciatorpediniere e qualche stramberia (l’insistenza del cuoco nel fornire i pasti al capitano, forse motivata in sceneggiatura dal desiderio di valorizzare anche il ruolo degli addetti alla mensa militare, risulta involontariamente comica).
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felicity
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martedì 4 maggio 2021
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un solido war-movie con lo stile di un horror
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Greyhound è un solido war-movie dietro il quale si nascondono le forme dell’horror.
Forse poco equilibrato nella scrittura ma capace di filmare l’azione con immediatezza.
Nelle sequenze d’apertura ci si trova prima di tutto, di fronte a un film storico: siamo nel 1942, nel nord dell’Atlantico, gli Stati Uniti sono da poco entrati in guerra e una flotta sta attraversando l’oceano per portare rifornimenti alla Gran Bretagna.
Si passa, poi, a un dramma intimo: un capitano (Tom Hanks) parte per la spedizione concentrato ma, allo stesso tempo, distratto dall’idea di una donna che si sta lasciando alle spalle.
Infine ci si imbatte in un film d’azione e di guerra: i protagonisti partono da un punto A salvaguardato, con l’obiettivo di arrivare a un punto B altrettanto protetto, nel mezzo non è possibile avere copertura aerea e i sottomarini nemici sono pronti all’agguato.
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Greyhound è un solido war-movie dietro il quale si nascondono le forme dell’horror.
Forse poco equilibrato nella scrittura ma capace di filmare l’azione con immediatezza.
Nelle sequenze d’apertura ci si trova prima di tutto, di fronte a un film storico: siamo nel 1942, nel nord dell’Atlantico, gli Stati Uniti sono da poco entrati in guerra e una flotta sta attraversando l’oceano per portare rifornimenti alla Gran Bretagna.
Si passa, poi, a un dramma intimo: un capitano (Tom Hanks) parte per la spedizione concentrato ma, allo stesso tempo, distratto dall’idea di una donna che si sta lasciando alle spalle.
Infine ci si imbatte in un film d’azione e di guerra: i protagonisti partono da un punto A salvaguardato, con l’obiettivo di arrivare a un punto B altrettanto protetto, nel mezzo non è possibile avere copertura aerea e i sottomarini nemici sono pronti all’agguato.
Gli U-Boot tedeschi sono gli avversari invisibili e non si vedono mai, seppure le loro voci minaccino di morte via radio. L’invisibilità, soprattutto quella dei “nemici”, è spesso una prerogativa dell’horror e quello che si sviluppa dopo le sequenze iniziali - che introducono istituzionalmente un dramma storico di guerra molto classico - è un racconto che ha a che fare con la suspense e con la paura nei confronti di antagonisti nascosti.
Nel film, tutto ambientato sulla nave che da nome al titolo, la regia di Aaron Schneider funziona nella costruzione di una narrazione serrata e ritmata grazie a un particolare lavoro con gli spazi limitati (quasi esclusivamente le cabine della nave), con il montaggio (alternato e non) e con le luci (dai toni e dalle tinte differenti, a contemplare l’idea di ambienti e momenti drammatici diversi).
L’affidamento al montaggio e ad un uso prioritario di primi piani - inquadrando raramente sparatorie o esplosioni, proprio perché spesso invisibili anche agli stessi protagonisti – richiama, inoltre, ad un’estetica da fruizione casalinga.
Così, Greyhound si inserisce con precisione nella filmografia di Tom Hanks grazie alla sua capacità di inquadrarne e restituirne la persona filmica. L’attore, qui anche sceneggiatore, sembra aver voluto rimarcare e reiterare la sua figura di eroe americano positivo, fedele, diligente, religioso e con una salda morale. Quello che viene fuori non è, però, la particolarità (sotto certi aspetti anche ambigua) di performance come quella di Un amico straordinario (dove comunque non si discosta dall’archetipo di Hanks), ma la volontà di alimentare ciecamente una figura-tipo che rischia di sovrastare la prestazione stessa dell’attore, di diventare macchietta o di risultare, addirittura, fuori tempo massimo.
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sergio
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giovedì 6 agosto 2020
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elogio dell''eroe borghese americano
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Chissà perché più aumentano gli anni che ci separano dalla Seconda Guerra Mondiale più aumenta la retorica dei film americani. Dovrebbe essere il contrario, e invece... Nel 1970, quando le ferite erano ancora fresche, "Tora! Tora! Tora!" raffigurò i giapponesi come esseri umani, ragazzi che ridono e scherzano mentre studiano le navi nemiche e ufficiali dignitosi e camerateschi che fanno il proprio dovere.
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Chissà perché più aumentano gli anni che ci separano dalla Seconda Guerra Mondiale più aumenta la retorica dei film americani. Dovrebbe essere il contrario, e invece... Nel 1970, quando le ferite erano ancora fresche, "Tora! Tora! Tora!" raffigurò i giapponesi come esseri umani, ragazzi che ridono e scherzano mentre studiano le navi nemiche e ufficiali dignitosi e camerateschi che fanno il proprio dovere. "Greyhound" invece è un videogioco sparatutto, senza antefatti che diano spessore ai personaggi e inchiodato al solito canone della celebrazione dell'eroismo del borghese americano tutto Dio Patria e Famiglia. Il Comandante Tom Hanks ha l'espressione e l'eloquio di un sacerdote, maneggia più la Bibbia che il binocolo, non si nutre (i tentativi del cuoco di farlo mangiare costituiscono l'unico comic relief del film), non dorme, prega in continuazione, fa la lacrimuccia quando vede i resti di un uboot e alla fine ha anche le stigmate (giuro!) che lasciano tracce di sangue ovunque cammini. I Tedeschi invece sono compiutamente disumanizzati, e infatti non appaiono mai in sembianze antropomorfe ma solo come furtive sagome di sommergibili adorni di teschi e svastiche, o di voci trasmesse via radio in cui fanno volgari insinuazioni sulle mogli degli Americani e li minacciano facendo il verso del lupo ("branchi di lupi" erano dette le flottiglie di uboot tedeschi). In ultimo, disdegnando le navi da carico e un succulento incrociatore ausiliario traboccante di truppe nemiche, ben due sommergibili scelgono di impiegare i propri preziosi siluri per dare la caccia al povero Keeling, ma Dio - manifestatosi sotto le sembianze di un idrovolante da bombardamento provvidenzialmente apparso fra le nuvole - rinnova l'eterna Alleanza fra Cielo e Terra aiutando il Suo braccio secolare a sconfiggere il Maligno.
Sarà un caso che il film sia stato tratto dal romanzo "Il Buon Pastore"?
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sergio ialacci
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lunedì 7 settembre 2020
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"filmetto plasticoso"
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Rimane un ottimo attore Hanks ma questo "lavoretto" poteva davvero risparmiarselo. Ci mette solo la "faccia" ma non basta il suo spessore a salvare un film decisamente plastico e "monocromatico". Lo è lo stile, la luce, lo sono i personaggi e gli interpreti, la fotografia, i dialoghi e la sceneggiatura. Si fatica a guardarlo tutto in un atmosfera a tema unico che sa quasi di playstation e soldatini Atlantic. Ci si prende solo una pausa alla fine ma è per la piagnosa e ridondante passerella eroica made in USA che tanto piace agli yenke. Anni luce da i migliori. Davvero.
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