Quasi 15 anni dopo, il temibile e dissacrante giornalista kazako (Sacha Baron Cohen) torna negli States. Sempre irriverente, meno sorprendente e più amaro, con i consueti (irresistibili) eccessi: a rischio contagio
di Valerio Sammarco La Rivista del Cinematografo
"Lei ha 15 anni, è troppo vecchia per te!". Borat è tornato. Quasi quindici anni dopo il primo viaggio negli States per documentare l'American Way of Life, l'improponibile reporter kazako nato dalla fervida mente di Sacha Baron Cohen viene rispedito negli USA, stavolta per "Consegna di portentosa bustarella a regime americano per beneficio di fu gloriosa nazione di Kazakistan" - come recita del resto il lunghissimo titolo del film.
La bustarella, tangente in questione, che dapprima sarebbe dovuta essere Johnny the Monkey (ministro della cultura kazako) poi sarà la figlia Tutar (Maria Bakalova): il nuovo viaggio di Borat è meno semplice del precedente, se fallisce nella missione in patria lo attendono per giustiziarlo, mentre negli States muoversi liberamente non è più semplice come la prima volta. [...]
di Valerio Sammarco, articolo completo (2761 caratteri spazi inclusi) su La Rivista del Cinematografo 22 ottobre 2020